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Mercato del lavoro, nel frusinate è in forte frenata

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Dramma lavoro: occorre una svolta

Bandiera pci 350 260Il mercato del lavoro, nella nostra provincia, è in forte frenata, e non solo per gli effetti negativi legati alla pandemia in atto, e le cause vanno ricercate nel tempo e al fatto che non sono state affrontate in modo deciso.
Dal punto di vista occupazionale, gli ingressi previsti nel mondo del lavoro e nelle imprese ciociari, hanno fatto registrare, come risulta da uno studio di Unioncamere e ANPAZ, una flessione del 33%; si è passati, infatti, da 1790 ingressi registrati a dicembre scorso, a 1190 previsti per la fine di dicembre 2020.

Ma la cosa che preoccupa è che, mentre nelle altre province si registra una forte richiesta di medici, tecnici specializzati, operatori sanitari e di personale per le sanificazioni, chiaramente legata alla fase che stiamo vivendo, nella nostra provincia è praticamente assente.
Solo il 7% delle imprese prevede l'ingresso di nuovo personale di cui il 64% a tempo determinato e solo il 36% a tempo indeterminato. Ancora oggi, dopo nove mesi di contrasto alla pandemia e nonostante i contributi e i ristori previsti dal governo, il tessuto economico ciociaro mostra evidenti segni di difficoltà nel ripartire.

Il settore maggiormente in sofferenza è quello delle costruzioni con il 60% delle imprese che stentano a ripartire.
Confidiamo nel piano del governo, conosciuto come Superbonus 110% per i lavori di efficentamento energetico e prorogati al 2022,con la speranza che la burocrazia non ritardi la partenza.

Occorre, altresi, un progetto per un grande piano di risanamento ambientale e territoriale e per il recupero e la valorizzazione dei nostri centri storici per dare impulso al settore del turismo, della ristorazione e dell'accoglienza. Il 27% di queste attività è sospesa, mentre il 69% viaggia a regime ridotto con la possibilità concreta che molte di esse non riapriranno.

L'unico settore che nella nostra provincia pare non risentire della crisi è quello chimico-farmaceutico con il 63% attivo come il periodo pre-covid. In questo quadro, considerato che il piano vaccini dovrebbe andare a regime entro la fine del 2021, appare di fondamentale importanza una seria pianificazione economica da parte del governo e soprattutto lavorare ad un nuovo modello di sviluppo per scongiurare ed evitare di trovarsi impreparati alle situazioni di emergenza ulteriori che potrebbero presentarsi.

Il Segretario regionale del PCI Lazio
Oreste Della Posta

 

 

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Italia Viva e le sue valutazioni sul Frusinate

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L'Iniziativa di Italia Viva

Italia Viva è un partito giovane che inizia a scendere in campo nelle prime competizioni elettorali.
ITALIAVIVA simbolo 350 minFanno più rumore le divisioni e le guerre negli altri partiti rispetto ad un progetto che piano piano ma con determinazione prende forma.
Nessuno denuncia il volo che da Frosinone ha portato la Scuola Elicotteri a Viterbo, perdiamo altri pezzi di economia e di società. In un momento come quello che stiamo vivendo, pieno di incertezze, di paure la nostra provincia si impoverisce ulteriormente.

Crescono le differenze tra chi è garantito e chi no, tra uomini e donne, tra giovani e meno giovani.
Abbiamo assistito alle conseguenze del dissesto idrogeologiche alle prime piogge stagionali. Per questo, come Coordinatori di Italia Viva abbiamo chiesto con forza che fosse ripristinata l’unità di missione per il dissesto idrogeologico voluta dal Governo Renzi e smantellata immediatamente dopo, ma noi non sediamo nei banchi del parlamento a differenza degli eletti del nostro territorio che dovrebbero essere più incisivi.

Convivere con il Covid19 non è affatto facile, Italia Viva ha sempre anticipato il lavoro da fare, allora, occorre lealtà e capacità, lealtà nel riconoscere errori o negligenze, capacità di anticipare e pianificare senza rincorrere gli eventi. A marzo I.V. chiedeva di utilizzare il tempo per realizzare piani di potenziamento per il trasporto pubblico (tramite l’esercito, tramite i bus turistici, ecc.), ma si è preferito spendere i soldi per acquistare i banchi con le rotelle. Le priorità sarebbero state altre, pensiamo ai tamponi rapidi o alle mascherine trasparenti per i ragazzi con disabilità uditive. Siamo a novembre e rincorriamo le curve di contagio che purtroppo corrono molto velocemente.

Tutti noi speriamo che il vaccino arrivi in breve tempo, ma avere il vaccino non significa avere al tempo stesso tutti i cittadini vaccinati,sebbene medici e personale sanitario stiano facendo di tutto e di più, senza risparmiare energie e allora anche qui, iniziamo da subito a prevedere, a organizzare, a decidere i piani per la somministrazione del vaccino stesso. Italia Viva è il partito della proposta del giorno prima e non dell’emergenza del giorno dopo.

 

 

 

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Reddito di Cittadinanza. Nel frusinate quasi 27.000 beneficiari

 

 40 sono i Comuni della Provincia che hanno attivato i Progetti di Utilità Collettiva

m5s lazio minRoma, 2 ottobre – «Sono quasi 27.000 i cittadini della Provincia di Frosinone che percepiscono il Reddito di Cittadinanza con un importo medio mensile che si aggira intorno ai 600 euro. Ad oggi molte Amministrazioni hanno attivato i Progetti di Utilità Collettiva con i quali ci sarà la possibilità di utilizzare i percettori del Reddito di Cittadinanza in lavori per la collettività e ci auguriamo che anche gli altri Comuni, purtroppo sottoposti ad ostacoli di varia natura, burocratici e non, possano superare i ritardi dei Centri dell’Impiego e attivare convenzioni per le diverse attività, che vanno dalla manutenzione del verde e degli spazi comuni agli impegni a favore degli anziani, dalla tutela del territorio ad interventi nelle biblioteche. Così il Reddito diventa una risorsa per tutta la collettività, oltre per chi ne beneficia.

I Comuni che hanno attivato i Progetti di Utilità Collettiva nella provincia di Frosinone sono Acquafondata, Acuto, Anagni, Aquino, Arpino, Ausonia, Cassino, Castelliri, Castelnuovo Parano, Castrocielo, Cervaro, Colle San Magno, Collepardo, Coreno Ausonio, Esperia, Fiuggi, Guarcino, Paliano, Pico, Piedimonte San Germano, Piglio, Pignataro Interamna, Roccasecca, San Biagio Saracinisco, San Giorgio a Liri, San Vittore del Lazio, Sant’Ambrogio sul Garigliano, Sant’Andrea del Garigliano, Sant’Apollinare, Sant’Elia Fiumerapido, Santopadre, Serrone, Terelle, Trevi nel Lazio, Vallemaio, Vallerotonda, Vico nel Lazio, Villa Santa Lucia, Viticuso.

In tutto il Lazio sono oltre 260.000 i cittadini che percepiscono il contributo mensile e la maggior parte di questi è ancora in attesa di essere impiegato in servizi di pubblica utilità. Gli oltre 260mila beneficiari del Reddito di Cittadinanza nel Lazio, sono così distribuiti nelle altre province: quasi 185mila a Roma, oltre 30mila a Latina, oltre 14mila a Viterbo, più di 7mila a Rieti.

In Italia, secondo dati aggiornati al 25 settembre, su 8mila Comuni sono 735 quelli che hanno attivato regolamenti relativi ai ‘Progetti di Utilità Collettiva’ previsti dalla legge per un totale di 1422 progetti ed è di qualche giorno fa l’annuncio del Presidente del Consiglio Conte di aver incaricato il Ministro dell’Innovazione Paola Pisano (M5S) di creare una app per incrociare i dati tra percettori del reddito e offerte di lavoro in modo da aumentare in maniera esponenziale il loro reinserimento nel mondo lavorativo e da rafforzare i controlli. Ad oggi, nonostante il periodo di lockdown di diversi mesi e la relativa crisi economica, sono 200mila su 1.2 milioni i percettori del reddito tenuti a sottoscrivere il “Patto per il lavoro”. Facciamo in modo che queste persone, in attesa di formarsi e trovare un lavoro, possano dare il proprio contributo per la collettività. Tutti devono fare la propria parte».

Così in una nota i consiglieri regionali M5S del Lazio
--
Ufficio Comunicazione M5S Regione Lazio
XI Legislatura

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Quando emigravano dal circondario di Frosinone

L'emigrazione transoceanica dei lavoratori del Circondario di Frosinone - Cap 1°  Le cause dell'emigrazione

emigreanticiociari 350 minL'attuale provincia di Frosinone prima della sua costituzione avvenuta con i Decreti governativi del 6 dicembre 1926 e del 2 gennaio 1927, era divisa in due Circondari quello di Frosinone e quello di Sora. Frosinone divenne capoluogo del nuovo circondario all'indomani della liberazione di Roma, il 20 settembre 1870. Il circondario fece parte della provincia di Roma e sede della Sottoprefettura con Regio decreto del 15 settembre 1871. Il Circondario di Frosinone a sud era diviso da quello di Sora dal confine che fino al 1860 divideva lo Stato pontificio dal regno delle due Sicilie, costituito dal fiume Liri a monte di Sora fino a Ceprano - Falvaterra.

In questo trattato l'esame dell'emigrazione è circoscritto solo al Circondario di Frosinone.
L'elemento rurale é la forte componente del Circondario. Le causa che determinarono l'emigrazione furono la miseria ed i debiti, in cui i coloni si arano dovuti, più o meno tutti, ingolfare per la sempre diminuente rendita delle terre. I contadini raggiungono da soli più dal 70% degli emigrati. Nel circondario di Frosinone viene a verificarsi il fenomeno che fu comune a tutta l’Italia dell’età giolittiana. Precedentemente al 1900, circa tutti i Comuni del Circondario non hanno affatto una emigrazione oppure presentano una rilevante emigrazione permanente, che complessivamente é di 817 unità. Dal 1900 in poi l’emigrazione é sempre un crescendo di notevole dimensioni, così che nel nuovo secolo l’emigrazione assume la proporzione del vero esodo.

Proprio il periodo che può considerarsi come il migliore dell'economia del circondario, il quinquennio 1902-1901 coincide con un’enorme dispersione di forza lavorativa.
Tra il 1900 e il 1905 si passa da 400 unità a 10.000 unità emigratorie, in minor misura verso il Brasile e l’Argentina.
Lo sviluppo dell'emigrazione si indirizza verso paesi oltreoceano. Se l'emigrazione prima del 1890 é del tutto assente, tale fenomeno è da attribuirsi a quella che é stata la trasformazione della vita economica del mondo rurale.
Se la legge del 1901 è uno degli aspetti che contribuirono all'esodo di centinaia di migliaia di cittadini, resta da stabilire il preciso rapporto tra domanda e offerta, tra l'emigrante e il paese ospitante.
Le statistiche registrano cuspidi e avvallamenti di grande interesse per una conoscenza dell'emigrazione nel circondario di Frosinone. Le cuspidi sono nel 1905, nel 1906, nel 1907, nel 1910, con la quota più alta nel 1913; gli avvallamenti sì hanno nel 1904, nel 1908, nel 1911, in relazione alla guerra libica, e nei 1914 per lo scoppio della Prima guerra mondiale. Notevole è l'aumento di emigrati tra il 1900 e il 1905 cui dobbiamo aggiungere 8.122 unità nei 1906; seguito da una leggera flessione nel 1907 con 7.243 unità;improvviso calo nel 1908 con 3.990 unità; il 1909 con 8.703, dal 1910 al 1912 si ha una diminuzione rilevante dell'emigrazione, il 1910 con 5.580 e il 1911 con 3.953 unità, è il punto più basso di emigrazione. Il massimo si ottiene nel 1913 con 11.533 unità.

L'emigrazione comportò una serie di iniziative da parte del governo americano per incanalare organizzare queste masse lavoratrici. Provvedimenti che tuttavia non hanno la funzione di proteggere l'emigrante e di salvaguardare i suoi interessi, ma di porlo al servizio del mercato del lavoro secondo le richieste e le condizioni di esso.
Dobbiamo dire che l’emigrazione per paesi non europei muova, a fiotti sempre più grandi, dall'Italia meridionale e dalle confinanti regioni dell'Italia centrale, zone a maggiore esuberanza demografica rispetto alla scarsa evoluzione economico-industriale.emigranti sulle navi 350 min

E' necessario avere una visione più ampia che non sia solo che l' emigrazione muove dal Mezzogiorno, ma vede la causa nel mancato sviluppo socio-economico nel Sud.
Il nascente capitalismo industriale italiano, sviluppatosi nel nord non assunse una funzione egemonica, che sarebbe stata storicamente benefica se l'industrialismo avesse avuto la capacità di ampliare con un certo ritmo i suoi quadri per incorporare sempre nuove zone economiche assimilate.

Il circondario di Frosinone, trovatosi fuori da questo processo, si trovò a essere soggetto all'emigrazione. Tale constatazione ci porta a una riflessione più profonda, rivolta a ritenere che l'emigrazione non era stata solo una conseguenza interna della contrastante società italiana, se non piuttosto il risultato di una condizione politica internazionale per esigenze del mercato. Non è un caso che dopo il 1900 si ebbe un'emigrazione in massa verso l'America. Gli USA avevano subito una trasformazione industriale alla fine del precedente secolo e solo di recente l'America ha assunto una struttura di un grande paese industriale.
Il nuovo ruolo di paese industriale portava 1'America a giocare una nuova funzione nel mondo dell'economia.
Da lungo tempo si era creato un mercato internazionale di cui l'America era centro propulsore, consentendo di ampliare le relazioni estere e coloniali. Notevole sono le influenza delle grandi associazioni monopolistiche che procedono sempre più verso accordi internazionali e verso la creazione di cartelli mondiali.
L'America rappresentava dopo il 1889 condizioni favorevoli allo sviluppo di una emigrazione verso questi territori.

Il Lazio nel suo insieme ha una minore percentuale di emigrati per l'Europa e si divide con cifre poco diverse, tra Francia, Svizzera, e Germania.

 Anni    1896    1900     1914
 Emigrati totale 2222  1489  9640
Brasile 1017 216 139
Argentina 278 77 223
U.S.A 259 305  7447
 Canada - - 321

 

I dati rivelano che nel Lazio si ebbe una emigrazione per la Europa stazionaria intorno alle 4.000 unità, mentre per paesi transoceanici abbiamo un'emigrazione crescente, la quale si aggira sempre oltre le 10.000 unità.

Tale processo é spiegabile con lo sviluppo economico che si verificò nell'America del Sud, Argentina e Brasile. La presenza italiana é forte in ragione del fatto che i nostri emigranti, per quanto riguarda l’Argentina, furono da prima piccoli risparmiatori e commercianti in prevalenza liguri e agricoltori piemontesi e veneti. Quasi tutti per una emigrazione permanente.

L'allargamento dei poderi affittati richiedono mano d'opera stagionarle, per cui determinò una emigrazione italiana in buona parte meridionale con carattere temporaneo (negli anni 1900-1908). In realtà la questione aveva un suo fondamento economico in quanto le difficoltà che incontra la formazione di una immigrazione agricola permanente in Argentina, consistono nella rarefazione dei terreni disponibili, nel loro alto prezzo di acquisto e di affitto.

Il risultato non poteva essere che la ricerca di una condizione migliore, che in realtà era solo apparente. Nel 1913 emigrano, il riferimento è rivolto complessivamente al Lazio, per l'America del nord 22.684 unità, mentre per l'America del sud solo 720 unità.

Basta dare uno sguardo complessivo per vedere come l'emigrazione del Lazio verso gli Stati Uniti vada sempre più crescendo passando da 4 emigrati nel 1876 a 23.549 nel 1913. Per l’Argentina passiamo da un emigrato nel 1876 a una media di 400 unità. Interessante vedere il 1907 con 1077 unità, punta massima verso l'Argentina proprio in coincidenza, come vedremo, con la crisi americana del 1907, fino ad arrivare nel 1913 con 525 unità. Il Brasile presenta punte massime verso la fine del secolo, ma dal 1903 ha un forte calo, tanto che nel 1913 abbiamo 183 unità. Anche per il Brasile vale la considerazione fatta per l'Argentina. Infatti nel 1907 abbiamo 726 unità, che è la punta più alta dal 1903 in poi. L'emigrazione del Lazio in seguito al 1876 ha un notevole sviluppo.

 

emigranticiociari incomunità 600 min

 

 I titoli delle prossime due puntate: a - L'America: Stati Uniti - Argentina - Brasile; b - Le condizioni di lavoro degli emigrati

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Frusinate: ieri nel 960/70 e oggi

Donato Galeone in dialogo con l'articolo di Franco Di Giorgio

Abbiamo l’impressione che la Rubrica di unoetre.it “Storie del Frusinate “ abbia avuto una buona partenza. Non abbiamo ricevuto e pubblicato solo pezzi di storia con una propria autonomia cittadina ma anche, con grande soddisfazione, questo intervento di Donato Galeone, già dirigente della CISL di Frosinone, che mantiene e sviluppa l’attenzione sulle considerazioni poste precedentemente da Franco Di Giorgio, riguardanti lo stato dell’economia della nostra provincia negli anni 70, offrendo così ai nostri lettori i connotati di una vero, positivo confronto. (Angelino Loffredi)

 

frosinone fotodepoca venerdì 22 aprile 1960Visita di Nino Manfredi a Pastena mindi Donato Galeone - Nicola Zingaretti, Presidente della Regione Lazio e Segretario del DP ha dichiarato di: "non sprecare l'occasione proveniente dai 270 miliardi di euro (di cui 100 a fondo perduto) concessi dall'Europa che daranno fondamento alla strada dove camminerà il futuro”.

Ottobre 1976: Le crisi aziendali si moltiplicano e si perde il lavoro
(da IL TEMPO del 15 e 17 ottobre 1976 e da www.unoetre.it del 20 luglio 2013)

Con la moltiplicazione delle aziende in crisi non solo la DC perdeva consensi il 20 giugno 1976 ma neppure altri Partiti sostengono l'azione dei Sindacati che denunciavano giorno dopo giorno la perdita di posti di lavoro a centinaia ed era assente anche la nuova Giunta Regionale Lazio eletta nel 1975.

Il Governo, guidato da Giulio Andreotti, tentava di rilanciare l'economia nazionale ma emergeva sempre di più nel Paese e nella nostra Provincia, sia tra gli operatori economici che nel movimento sindacale e nelle istituzione locali su «come gestire la ripresa economica in assenza di una politica industriale ”oltre agli scarsi indirizzi e modalità su come, conseguentemente, avviare le “ristrutturazioni e le riconversioni produttive”.  Il giornale quotidiano “IL TEMPO” - cronaca di Frosinone - rendeva pubblica una mia lunga intervista nei giorni 15 e 17 ottobre 1976: “entravo nel merito della crisi del lavoro, la riconversione industriale e la ripresa economica».

All'ampia domanda della “ripresa economica e la sua gestione, così come sulla riconversione produttiva e la ristrutturazione industriale” emergeva necessaria quanto urgente una svolta qualificante del nostro sistema economico sostenuto da un indirizzo di programma economico e sociale del Governo che mancava, allora, e risulta assente assente oggi.
Fu questa la mia prima risposta di contesto generale ed aggiunsi che alla domanda politica si integrava l'impegno delle parti sociali – se volevano contare nella società democratica – per favorire e poi verificare l'indirizzo di programma economico di Governo, esercitando un loro specifico ruolo autonomo che poteva essere anche più determinato per avviare una “democratizzazione dell'economia” con la partecipazione dei lavoratori nelle imprese annunciata più volte a solo parole.

Alla domanda sul come intervenire per la ripresa produttiva del basso Lazio, tanto nelle nostre aree quanto nei nuclei in declino industriale - quali potevano essere i livelli politici ed operativi - rispondevo che era mia convinzione, per essere vincente la politica economica del Governo, il concordare quale versione dare alla riconversione degli apparati produttivi nel contesto di una politica industriale, competitiva nel suo complesso, entro cui indirizzare e guidare il programmato sviluppo economico.
Si trattava di tenere presente la reale faccia del nostro Paese, del basso Lazio e della Provincia di Frosinone, congiuntamente, al notevole sottosviluppo del Mezzogiorno e delle aree depresse del Centro e Nord, non valutando residuale il settore agricolo-forestale, essenzialmente, per l'utilizzo delle sue fonti energetiche rinnovabili.

Condividere ragionevolmente, quindi, per dare contenuti alle parole una volta delineati gli obiettivi che si intendevano gradualmente raggiungere attorno a proposte verificate se praticabili in tempi certi.
Tempi favoriti, peraltro, dall'utilizzo mirato e coordinato dei mezzi finanziari incentivanti le ristrutturazioni aziendali o le riconversioni produttive, auspicando momenti unitari, partendo dai luoghi di lavoro e dai settori produttivi del basso Lazio, quale “luogo economico” che realizzava e realizza le interdipendenze e il riequilibrio tra gli stessi settori produttivi ( industria, agricoltura e servizi nella dimensione provinciale e regionale).

Alla domanda non localistica ma del “territorio luogo economico di sviluppo” aggiungevo che il territorio - nella sua realtà comprensoriale regionale e provinciale – era ed è la dimensione di livello politico e operativo più valido, capace di correggere localismi e invertire, se necessario, una debole ripresa finalizzata a se stessa che, spesso, non concedeva e nè promuove un forte sviluppo economico riequilibrato e neppure assicura lavoro vero, non precario, anche in quelle imprese da ristrutturare o da riconvertire.

In concreto sostenevo che tutti i comportamenti territoriali sono più visibili – toccando con mano – i livelli della occupazione e attivando una mobilità occupazionale che favorirebbe, anche, il contenimento delle risorse di cassa integrazione, mediante la ripresa del lavoro e in misura maggiore in quei settori indotti della grande industria entro cui si contano perdite di posti di lavoro e continui ingressi di persone nella povertà delle famiglie, con il cessare del sostegno al reddito.

Alla domanda conclusiva “sull'utilizzo dei mezzi finanziari” per rilanciare le aziende in crisi e in corso di chiusura o di altre attività produttive che annunciavano riduzioni o licenziamenti di lavoratori la mia riposta – pur soggettiva e lontana nel tempo, oltre 40 anni, non era e non è cambiata sui sistematici ritardi di Governo verso le scelte di politiche economiche o meglio verso quei Governi che non riescivano e non ancora a definiscono un condiviso orientamento di “politica industriale” per settori produttivi.

Il mio riferimento era ed è rivolto a tutte quelle aziende che, profittando dell'intervento pubblico, avevano promosso l'attività industriale più sulla spinta di un favorevole momento import ed export, mistificando l'iniziativa o giustificandola formalmente con un rilancio produttivo settoriale a livello nazionale - collegata alla domanda estera - ma aggiungendo e sottolineando che quelle aziende, fuori da un quadro nazionale e internazionale di riferimento, potevano avere una ripresa produttiva ma molto limitata.

Pensavo e continuo a ritenere che, in ogni caso, si dovrà contrastare - con il massimo rigore - la facile propensione al “salvataggio di incapaci imprenditori” ma capaci speculatori di denaro pubblico oltre che esportatori di prodotti industriali, congiunti, alla grande evasione ed elusione fiscale o tributaria delle quali se ne evidenzia, ancora, la vergogna italiana tra i Paesi europei.

Concludevo la mia intervista sul “corretto utilizzo del pubblico denaro” ritenendo ragionevole e giusto 'condizionare e proporzionare' ogni intervento agevolato o garantito dallo Stato - all'impresa richiedente - se mira alla ripresa programmata dell'economia mediante“ piani industriali di investimenti produttivi”che salvaguardino la salute nei territori e luoghi di lavoro, con equità retributiva contrattata e partecipata.

 

 

 

 

 

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UGL. Enzo Valente invita la politica frusinate all’unità

La politica frusinate si disunisce dietro battaglie territoriali e personalismi a scapito della concretezza

UGL logoellissi 350 min"La provincia di Frosinone in questo momento ha bisogno di condivisione, di unità d’intenti e non certamente di ingaggiare battaglie tra i territori. L’emergenza sanitaria ha devastato un’economia già in difficoltà e sta cambiando la società nel suo profondo. I nostri comportamenti, il nostro modo di fare economia sicuramente sarà rimodellato dopo quanto accaduto, i cittadini lo hanno capito ma, evidentemente, non la politica che continua ad agire alla vecchia maniera pensando più al proprio orticello che all’interesse generale”.

Il Segretario Generale dell’UGL Frosinone Enzo Valente chiede alla politica di fare squadra dopo le polemiche arrivate da più parti, in merito all’istituzione della fermata della Tav nel territorio frusinate: “Si è aperto uno scontro tra territori – spiega Valente – una rincorsa a chi la spara più grossa. Sembra che ogni politico abbia un proprio progetto, porti avanti studi di fattibilità per dimostrare che la propria area sia la migliore per fermare i treni Tav. A corredo di questo si stanno facendo raccolte firme che, sappiamo bene, rimarranno all’interno di un cassetto e non sortiranno effetto alcuno. Le debolezze politiche non si superano calando sul campo mezzi della 'Prima Repubblica' ma facendo proposte concrete. Gli esponenti che ci rappresentano all’interno dei palazzi di potere dovrebbero, semmai volessero rendersi utili, chiedere al governo una presa di posizione forte affinché le nostre industrie, a cominciare da quelle che ruotano attorno all’automotive, rafforzino la propria presenza sul territorio e in Italia, così come gli altri settori industriali fondamentali per il tessuto economico. L’invito è quello di lavorare, fare sistema e creare un progetto di sviluppo integrato per rilanciare l’economia. Agitare le piazze con raccolte firme inutili, è gettare polvere negli occhi della gente, illuderla e poi lasciarla con un pugno di mosche in mano. Stiamo affrontando un’emergenza senza precedenti che amplierà in modo esponenziale la platea di disoccupati e poveri, e la straordinarietà del momento non può non essere affrontata con la coesione e l’impegno di tutti.”. Valente si rivolge al Presidente della Provincia Antonio Pompeo e al Prefetto di Frosinone: “Sarebbe auspicabile un intervento dei due massimi rappresentanti del nostro territorio per riportare ordine nella politica frusinate. L’istituzione di una cabina di regia dove si lavori per creare una visione comune potrebbe essere la soluzione ideale per superare i territorialismi e lavorare in una direzione unica per il bene dell’intera provincia”.

 

 

 

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Treno Alta Velocità ferma anche nel frusinate

Accordo Regione Lazio e Ferrovie dello Stato

ETR 600 350 260di Ivano Alteri - Come riportato da molti giornali, locali e nazionali, nonché in un comunicato delle stesse Ferrovie, il Treno ad Alta Velocità effettuerà due fermate giornaliere sulla linea Cassino-Roma, precisamente a Cassino e Frosinone; e, nell’immediato futuro, una nuova stazione Tav a nord del capoluogo, in territorio di Ferentino. Le cronache di questi giorni raccontano che, una volta tanto, la classe politica del territorio ha messo molto di suo, per il raggiungimento di questo ottimo risultato. Ma non ancora tutto, a nostro parere, perché avrebbe ancora vigorie e opportunità per raggiungere un risultato eccellente.

Sulla grande importanza che riveste per la Ciociaria l’accordo tra Regione Lazio e Ferrovie dello Stato, nessuno dovrebbe avere dubbi. Come ha dichiarato il Presidente Zingaretti: “L'Alta velocità tra Cassino e Frosinone è il primo grande investimento in tempo Covid, un piano d'azione per il rilanciare il sistema economico e turistico del Lazio che ammonta al valore di 18 miliardi di euro". Ancora più esplicito l'ad di Fsi Gianfranco Battisti: “È un evento storico per la provincia. C'è la prospettiva di rilancio della Ciociaria, che creerà le condizioni di un nuovo sviluppo”. Anche il Sindaco Ottaviani non ha fatto mancare il suo legittimo entusiasmo: “Quando, otto anni fa, abbiamo inserito, nel nostro programma amministrativo, la fermata della Tav, con i treni veloci, anche a Frosinone… alcuni sostenevano che fossimo dei visionari. Oggi quel sogno è divenuto realtà”.

Poi occorre ricordare che a questo risultato hanno contribuito, oltre alle istituzioni e alla politica tutta, anche le associazioni dei cittadini sorte sul territorio, in particolare il “Comitato Roma – Cassino Express”, che per anni hanno protestato, in modo organizzato e civile, per le pessime condizioni in cui viaggiavano i nostri lavoratori e studenti diretti a Roma; e per anni hanno elaborato, proposto e tenacemente insistito affinché si giungesse esattamente a questa soluzione. Con questo accordo, insomma, considerate le convergenze di volontà realizzate, la Provincia di Frosinone ha l’opportunità vera di uscire definitivamente dalla condizione di minorità, non solo economica, in cui ha versato sin dalla sua nascita, quasi cento anni fa.

Ma l’ottimo risultato, dicevamo, può divenire eccellente, se a questo obiettivo, che abbiamo conseguito con la partecipazione determinante di altri, riuscissimo ad aggiungerne uno tutto nostro: la realizzazione dell’Unione Comunale del Frusinate, il Grande Capoluogo, che vedrebbe la confluenza dei comuni di Frosinone, Ferentino, Alatri, Veroli, Torrice, Ceccano, Patrica e Supino. Le congiunzioni astrali tra politica, economia e comunità sembrano propizie per riavviare quella discussione interrotta nel 2019. Sarebbe un modo per dare forti segnali, innanzitutto a noi stessi, di forte coesione e assertività territoriale, per cogliere al meglio le opportunità offerte dal progetto Tav, per prospettare a noi stessi un futuro che fino ad ora non pensavamo neanche possibile.

Con la realizzazione di entrambi i progetti, in pochi anni, con i nostri giovani e i nostri vecchi, potremmo ritrovarci a vivere in una provincia tutta nuova.

Frosinone 24 aprile 2020

 

 

 

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Ripristinare e potenziare gli ospedali del frusinate

  • Pubblicato in Partiti

Iniziamo dall’ ospedale Anagni

Sinistra Italiana Logo Rosso Bianco 350 260A causa dell’epidemia di Covid-19, si rischia un duro colpo alla Sanità. Prima di arrivare a questo c’è bisogno di agire: una delle soluzioni è quella di ripristinare e potenziare i nostri ospedali. Iniziamo dall’ ospedale Anagni.

Il momento è difficile per tutti noi, le varie istituzioni dal locale al nazionale si stanno impegnando nella gestione dell’ emergenza del COVID-19.
L’ incombere di una nuova epidemia che ha colpito il cuore della nostra società necessita di interventi strutturali con un forte investimento verso la Sanità Pubblica locale e di prossimità.

Il territorio nazionale nelle sue articolazioni , infatti, avrebbe bisogno di strutture sanitarie per far fronte all’emergenza, in primis di posti letto e dei reparti di rianimazione
Il nostro Paese, messo oggi alla dura prova di fronte a una situazione di crisi sanitaria, si è svegliato da un “torpore” che sembrava avesse fatto dimenticare il progressivo indebolimento della Sanità pubblica dovuto al mero calcolo della “spending review” che va avanti da decenni.
Allo stesso tempo , abbiamo avuto conferma del valore professionale e umano degli operatori sanitari che operano nelle strutture ospedaliere spesso in situazioni di precariato storico.

Le strutture ospedaliere, inoltre, devono far fronte anche alle altre patologie e alle emergenze (pensiamo agli incidenti che di certo non si sono fermati).
A causa dell’epidemia di Covid-19, si rischia un duro colpo alla Sanità. Prima di arrivare a questo c’è bisogno di agire: una delle soluzioni è quella di ripristinare e potenziare i nostri ospedali.

A tal proposito, riteniamo utile e funzionale l’ospedale di Anagni che è stato da diversi anni svuotato e indebolito della sua funzione primaria, nonostante la sua centralità all’interno del territorio dell’ area vasta della Valle del Sacco
La struttura c’è ed è solida. All’interno vi sono reparti e macchinari. Va riattaccata la spina con criterio, cognizione di causa e investimento su capitale umano.
Quanto avrebbe fatto la differenza l’ospedale nelle sue piene funzioni se fosse ancora pienamente attivo?

Che senso ha tenere un ospedale inattivo da questo punto di vista quando ci sono Regioni che potrebbero avere la necessità di ulteriori posti letto?
Abbiamo bisogno di riattivare, presto, questa struttura e assorbire personale qualificato in grado di far fronte alle emergenze, come quella che si è presentata in questo momento storico.

Pertanto abbiamo rivolto il nostro appello ai rappresentanti istituzionali competenti, ovvero, il Ministro della Sanità, Roberto Speranza, il Presidente della Regione , Nicola Zingaretti e l’Assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato affinché si possa lavorare per rendere il nosocomio di Anagni un servizio centrale nella Sanità Pubblica in questo momento difficile per tutti noi.

Andrà tutto bene!

Viviana Cacciatori – Segretaria del Circolo di Sinistra di Anagni

Marco Maddalena – Sinistra Italia Lazio

 

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Frusone: M5S per la sicurezza delle strade del Frusinate

movimento 5 stelle bandiera 350 260FRUSONE (M5S): Un’azione concreta per la sicurezza delle strade della provincia di Frosinone

«Oltre 11 milioni e mezzo di euro per la sicurezza delle strade della provincia di Frosinone sono stati stanziati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti». A dare l'importante notizia è il deputato del MoVimento 5 Stelle Luca Frusone, che in una nota esprime la sua soddisfazione per questo importante finanziamento.

«Grazie all'impegno del Vice Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Giancarlo Cancelleri - evidenzia Frusone - sono in arrivo 52 milioni di euro per la manutenzione delle strade provinciali del Lazio, di questi quasi 12 milioni sono destinati al Frusinate. Le somme fanno parte di un progetto più grande che vede l'assegnazione alle Regioni da parte del Ministero Infrastrutture e Trasporti di quasi un miliardo di euro, per un quadriennio, per interventi urgenti che hanno l'obiettivo di mettere in sicurezza le strade provinciali in tutto il Paese».

«Gli Enti Locali avranno finalmente la possibilità di intervenire seriamente - prosegue l'onorevole Luca Frusone - sulla sicurezza delle nostre strade, molte volte dissestate proprio per mancanza di fondi, affrontando sia interventi urgenti sia, soprattutto, garantendo una manutenzione programmata».

Il parlamentare del MoVimento 5 Stelle afferma infine: «Vogliamo porre fine alla logica dell’emergenza e sostituirla con quella della programmazione, come dimostra l'assegnazione di queste somme nel Fondo manutenzione strade. Da anni non si vedeva un investimento del genere sulle nostre provinciali ormai in condizioni pietose. Tali somme possono essere impiegate grazie al taglio agli sprechi, avvenuti da sempre nell'orbita dei lavori pubblici. Più controlli, meno sprechi e più risorse da investire, questa è la filosofia del MoVimento 5 Stelle».

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Incontro di beneficenza di 4 “Lions clubs” del Frusinate

LionsClubPresidenti4 minGrandissimo successo per l’incontro di beneficenza organizzato da quattro “Lions clubs” della provincia di Frosinone in favore della lotta al cancro infantile
Ben quattro Clubs della Zona 1A della Prima Circoscrizione del Distretto 108L del “Lions Club International” si sono ritrovati insieme, nei giorni scorsi per il tradizionale “scambio degli Auguri” per le Festività di Fine Anno e per dare seguito ad un’iniziativa già in atto relativa ad una raccolta fondi destinata alla lotta, in campo sanitario, ad una delle patologie più importanti degli ultimi anni che è quella del “cancro infantile”.

All’evento hanno preso parte i Soci e i tanti graditissimi Ospiti dei Clubs di “Arce Pontecorvo Ager Fregellanus”, “Frosinone Host Bellator Frusino”, “Frosinone Nova Civitas” e “Val di Comino” con i rispettivi Presidenti Giampiero Romano, Vincenzo Banfi, Caterina Bracaglia e Benedetta Nardone. Erano altresì presenti il Presidente della Zona 1A Silvio Turriziani e il Sindaco di Pontecorvo Anselmo Rotondo.

La serata si è svolta in un clima di serenità, armonia ed amicizia ed è stata finalizzata alla concretizzazione di un’iniziativa benefica che rispecchia in maniera particolare lo spirito lionistico di attenzione e ausilio verso i più deboli, soprattutto nei confronti dei bambini meno fortunati.

Il risultato tangibile e molto importante di questa iniziativa, che ha superato ogni più rosea aspettativa, ha consentito di devolvere un cospicuo aiuto per l’assistenza e il conforto dei bambini “ospitati” dal Reparto di Oncologia Pediatrica del Policlinico “A. Gemelli” di Roma.

Tale aiuto, infatti, già inoltrato ai “realizzatori” Lions del “Progetto”, contribuirà alla costituzione di un Centro di Assistenza dell’Area di Radioterapia Oncologica del Dipartimento Diagnostica per Immagini, Radioterapia, Oncologia ed Ematologia, nel quale si realizza il connubio reale tra arte, tecnologia e assistenza finalizzata a “dare sollievo” ai piccoli pazienti oncologici che si trovano ad affrontare una delle fasi più difficili della loro vita.

La serata si è quindi conclusa con il tradizionale “Tocco della Campana” operato dal Presidente del Lions Club “Frosinone Nova Civitas” Caterina Bracaglia e con lo “scambio degli Auguri” da parte di tutti i partecipanti alla piacevole serata.

Club Marketing Communication Chairperson
Comm. Gen. Antonio Zaccini

 

 

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