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Qualità della vita nel frusinate: bassa

Statistica qualità vita 2019 350 260 mindi Umberto Zimarri* - I numeri hanno la testa dura: non ascoltano i grandi annunci, i programmi scritti sempre e solo sulla carta, gli innumerevoli proclami, i favori a Tizio e a Caio, i concorsi per gli amici degli amici, il posto di lavoro come baratto elettorale, gli enti intermedi gestiti esclusivamente come un mezzo per esercitare il potere. Quando qualcuno si prende la briga di misurarti oggettivamente e ne vien fuori un quadro tra il pietoso e il fallimentare, si dovrebbe prendere atto che così non può più andare e che la classe dirigente che da decenni tiene ingabbiata questa Provincia ha fallito. Punto e a capo. Il rapporto redatto da Italia Oggi e l’Università la Sapienza è un dritto allo stomaco che non ammette repliche: la Provincia di Frosinone è al novantaseiesimo posto per qualità della vita. Nell’ultimo anno ha perso tredici posizioni. Nel 2015 eravamo 72 esimi. Siamo la peggior provincia del Centro Italia.

Questi numeri ci fanno male, fanno male a tutti quelli come noi che non sono solamente abitanti della Provincia di Frosinone, ma sono principalmente innamorati di questa porzione d’Italia. Non possiamo rimuovere la realtà, anche se guardiamo i nostri paesi con la soggettiva irrazionalità di chi è ammirato ed estasiato dalle ricchezze storiche, naturalistiche e culturali dei 91 comuni della Provincia di Frosinone.

I numeri ci prendono a schiaffi descrivendo un mondo fatto di Paesi ancora non coperti da una connessione internet decente, di ospedali affollati come il fiume Gange nel Kumbh Mela, il più grande raduno religioso al mondo, di fenomeni di inquinamento presenti continuamente da Anagni a San Vittore, dell’assenza completa di un’idea di sviluppo complessiva per il territorio, della completa indifferenza nei confronti dei giovani che anno dopo anno, giorno dopo giorno, sempre in maniera maggiore, si allontanano da questa Provincia e a cui nessuno si degna di dare una risposta.

Ora possiamo far finta di nulla: un’altra pagina che si aggiungerà alle tante altre del passato. Passerà anche questa. I Cittadini e gli elettori dimenticheranno. E domani partirà un’altra giostra, la solita.
Oppure no: oppure da abitanti, da donne e uomini, da ragazze e ragazzi di questa Provincia dobbiamo iniziare a pretendere un nuovo modo di approcciarsi alle cose. Basta con il “si è sempre fatto così”, basta con “il tirare a campare” dai piccoli comuni alle grandi città, basta con il far passare i diritti dei cittadini come grandi favori, basta, per favore, basta con questa approssimazione. Basta con una mentalità rivolta solo ed esclusivamente al passato e se proprio tutto va bene allo strettissimo presente e che dimentica qualsiasi prospettiva di futuro. Basta con un ceto politico che pensa solo e soltanto alla sua preservazione, basta con il ricevere aiuto e sostegno dalle lobby che ci avvelenano.

E’ la stessa classifica che ci dice da dove partire per ribaltare lo status quo: lotta all’inquinamento, miglioramento dei servizi eUmbertoZimarri 350 min del welfare, creazione di un offerta culturale degna di questo nome e lotta alla disoccupazione. Ci difendiamo, dignitosamente, per quanto riguarda l’ordine pubblico. C’è poco da aggiungere: costruire il futuro o dei dormitori scomodi via via sempre più piccoli. A tutti noi la scelta.

 

*Umberto Zimarri,
Consigliere Comunale San Giovanni Incarico.
Ufficio di Presidenza, Green Italia

 

 

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Unione dei Comuni del Frusinate con una discussione larga

Provincia Frosinone 350 260di Ivano Alteri - La discussione sull’Unione dei Comuni del Frusinate non riesce a decollare, né fra gli addetti ai lavori né, tanto meno, tra i semplici cittadini. Nonostante i tentativi di alcuni, tra cui senz’altro Unindustria, il Psi, il presidente della Camera di Commercio ed altri, essa langue nel limbo delle cose che servirebbero, ma per le quali manca la determinazione necessaria a realizzarle. Probabilmente, c’è qualche limite da superare, oltre a qualche elemento da aggiungere; ma, ancor più probabilmente, forse vi è la necessità di inquadrare l’idea della città intercomunale in un ambito più ampio dell’attuale.

Un primo limite che, a nostro parere, è possibile individuare consiste, infatti, nell’aver ristretto la discussione ai soli otto sindaci interessati all’Unione; ossia, quelli di Frosinone, Veroli, Alatri, Ferentino, Supino, Patrica, Ceccano e Torrice (per la cronaca, fino ad ora solo i comuni di Frosinone e Supino hanno deliberato formalmente per l’Unione, mentre gli altri sono rimasti inoperosi, anche quelli i cui sindaci si sono espressi a favore). Ma l’Unione Comunale del Frusinate, in realtà, tratta della città capoluogo, non di una città qualsiasi; pertanto, dovrebbe essere l’intera provincia, l’insieme dei suoi comuni, dei suoi amministratori e dei suoi cinquecentomila cittadini, ad esprimersi e discuterne.

Un secondo limite riguarda proprio la distanza siderale che separa il tema in discussione da tutti i cittadini materialmente interessati. Ma questo è un errore antico, già presente nella stessa formazione del Paese, i cui fondatori furono costretti a dire, come si ricorderà, che dopo aver fatto l’Italia allora bisognava “fare gli italiani”; ma gli italiani si sarebbero fatti, più acconciamente, proprio facendo l’Italia... Così, ora si pretenderebbe di realizzare un grande progetto istituzionale locale, quel è l’Unione, senza la partecipazione di coloro che l’Unione dovrebbero popolarla e vivificarla.

Un terzo limite che individuiamo secondo il nostro modo di vedere, è la solitudine scientifica in cui è venuto a trovarsi il lodevole studio della professoressa Prezioso e colleghi, dell’Università di Tor Vergata. Esso avrebbe dovuto, dovrebbe, essere accompagnato da altri studi scientifici di pari valore riguardo i caratteri antropologici, sociologici, economici, storici, delle popolazioni autoctone, per comprendere i come e i perché dell’attuale condizione di disgregazione generale in cui versa il territorio, e porvi rimedio.

Un ulteriore limite, forse il più claustrofobico, è quello di aver discusso ed operato per la creazione dell’Unione dei Comuni del Frusinate per un nuovo capoluogo, senza aver prima riflettuto sul futuro dell’esistente istituzione della Provincia di Frosinone; e su questo limite riteniamo dovrebbe concentrarsi maggiormente l’attenzione. Più concretamente, esso richiederebbe un discorso a parte, che qui ci limitiamo a descrivere nei suoi tratti essenziali.

Infatti, se è vero che l’Unione riguarderebbe il capoluogo di provincia, è altrettanto vero che la nostra provincia è stata avviata all’estinzione istituzionale, con scelte frettolose poi bocciate da referendum popolare, compiute in nome di chimerici risparmi (ma risparmiare sulla democrazia e sulla governabilità dei territori, quando ci si riesce, non è mai stato un buon affare). In ogni caso, la Provincia è stata declassata a istituzione di secondo livello, con i suoi rappresentanti votati non più dai cittadini bensì dagli amministratori, e svuotata di molte sue prerogative, assegnate ad altre istituzioni sovraordinate. Ora che ci si è accorti della fallacia di tali scelte, e dopo la loro bocciatura venuta dalla diretta espressione popolare, forse sarebbe giunto il momento di riflettere su cosa debba essere la nuova Provincia di Frosinone, prima di discutere del suo capoluogo.

Certo, rifarla com’era non avrebbe molto senso, ma lasciare che si estingua per consunzione sarebbe una responsabilità davvero imperdonabile, ricadente su tutti noi suoi cittadini. Ed allora, bisognerebbe iniziare a dire che, alla luce della storia, la Provincia di Frosinone non è mai arrivata all’efficienza amministrativa, tanto meno all’efficacia, sin dalle sue origini. Ciò è dovuto ad un difetto costituente, consistente nell’aver accorpato due territori, quello del sud della ex Provincia di Roma e quello del nord della ex Provincia di Caserta, che allora rappresentavano le parti più povere delle rispettive province. Tale tara genetica ha condizionato pesantemente la sua storia fino ai giorni nostri. Ma sempre facendo riferimento alla memoria tramandata del passato, sappiamo che l’idea originaria della Provincia di Frosinone, quella definita il 6 dicembre 1926 con decreto del Consiglio dei Ministri presieduto da Benito Mussolini, per la verità non corrisponde affatto a quella che abbiamo oggi, definita invece dal Decreto Reggio del 2 gennaio 1927. La prima, infatti, comprendeva anche i territori dell’attuale provincia di Latina (circa), la seconda aveva invece subito l’amputazione dello sbocco al mare ad opera del re (per ragioni non ancora sufficientemente indagate dagli storici), con tutte le conseguenze, non solo di ordine economico.

Ci chiediamo, perciò, se non siano il caso e il momento, ora che siamo in fase di ristrutturazione di molti degli assetti del nostro Paese, di rivedere complessivamente anche quelli dei territori del Lazio meridionale, per dar loro una migliore struttura, una maggiore e migliore capacità di determinazione. In altre parole, se non sia il caso di ripensare l’intera Provincia di Frosinone, tornando alla sua definizione originaria, alla cui testa porre un nuovo capoluogo di provincia; appunto: l’Unione dei Comuni del Frusinate.

Abbiamo la convinzione che, così ridefinita, la discussione avrebbe maggiori probabilità di attecchire, e di arrivare magari a suscitare anche qualche chiacchiera da bar, che darebbe la netta sensazione di una cosa viva, concreta, partecipata; di certo con maggiori speranze di realizzare gli obiettivi annunciati.

Frosinone 12 ottobre 2019

 

 

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Zimarri: giovane frusinate alle Europee 2019

Europa verde possibile 350 260 minIn vista delle prossime Elezioni Europee, nelle fila di Europa Verde-Possibile, scende in campo Umberto Zimarri, Classe 1989. Un giovane impegnato in politica e nel sociale. Dopo aver creato il Comitato Salvador Allende di Possibile, la candidatura a Sindaco nel suo paese di origine, San Giovanni Incarico e dopo il ruolo di Coordinatore della Campagna Elettorale di Leu, per la Provincia di Frosinone alle ultime amministrative, arriva alla candidatura Europea nella circoscrizione Italia Centrale.
Tra i tanti temi del giovane Zimarri, ne emerge con forza, uno: quello della difesa ambientale che lo ha accompagnato per il suo impegno politico e associativo. A tal proposito ci dice: «Per chi vive in questa Provincia, non è una scelta è un obbligo verso le future generazioni. Passo dopo passo ho cercato di studiare, di approfondire, di capire come i temi a me più cari come le politiche progressiste, la centralità del problema delle disuguaglianze, la lotta senza quartiere alle mafie ed alla corruzione, i problemi occupazionali dei giovani, l’attenzione verso i beni comuni e la partecipazione popolare, lo sviluppo dei piccoli comuni, siano in realtà uniti da una grande filo verde. Ed è proprio su quella matrice che si deve insistere per ribaltare lo schema xenofobo e sciovinista che vuole riportare l’Europa al Medioevo.»
Il candidato di Europa Verde, ha una visione politica ben precisa, dove la sua passione politica si evince ancora dalle sue parole di presentazione: «Per appassionare le persone bisogna essere prima di tutti appassionati, per far torUmberto Zimarri 350 260 minnare la speranza bisogna prima di tutto crederci e gettare il cuore oltre l’ostacolo. Per rigettare l’onda nera che avanza prepotentemente non c’è spazio per eccessivi tatticismi: c’è bisogno di coraggio e praticità. Solo così sconfiggeremo la paura, la forza che alimenta l’internazionale sovranista. La mia candidatura vuole anche essere rappresentativa di un mondo quello dei piccoli centri di Provincia, abbandonati dalla politica. Quei centri che vengono considerati di Serie B, quei centri in cui le infrastrutture digitali e logistiche non arrivano, quei centri in cui il welfare è inesistente, quei centri in cui i signorotti della Politica locale spadroneggiano, o meglio credono di farlo, in un mix di prepotenza ed impreparazione.
In quei borghi, però, è incastonato il cuore pulsante dell’Italia autentica, vera, solidale e genuina. Una delle grandi sfide europee è proprio quella di avvicinare i territori e quindi le persone alle Europa. Capire che quella continentale è ancora di salvezza e prospettiva di Sviluppo. Parallelamente diventa urgente un cambio di rotta nella gestione comunitaria: i processi di democratizzazione non possono attendere oltre. In gioco non c’è un’elezione ma il futuro stesso dalla Ue.»
Umberto Zimarri sottolinea la marea umana di ragazze e ragazzi che ha messo alle strette i potenti del Mondo ricordando loro che non abbiamo un Piano B, così come non abbiamo un altro Pianeta. «Il tempo è adesso, il tempo è ora».
Questo giovane candidato sogna una campagna elettorale partecipata che dia voce ai problemi e alle eccellenze dei territori, legando il tutto ad una visione e ad un’azione Europea. La corsa verso il 26 maggio acquista un contendente nuovo nel proporsi e nell'agire quotidiano, almeno sino ad ora così è stato.

 

 

 

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Muay Thai: La frusinate Ramieri sul gradino più alto

Ramieri Alessia 350 260 minARTI MARZIALI / Ai mondiali di Muay Thai disputati a Bangkok in Thailandia. Bronzo per Cantagallo.

di Tommaso Cappella, Ufficio stampa - La gioia della vincitrice e del maestro Magliocchetti: “Un oro che premia il lavoro, l'impegno e la passione verso questa disciplina sportiva”.

Arriva l'oro ai mondiali WMO di Muay Thai per la nazionale italiana WKAFL guidata dal direttore tecnico nazionale Mauro Magliocchetti. La frusinate Alessia Ramieri, 17 anni, studentessa del Liceo Scientifico del capoluogo, indirizzo sportivo, è salita sul gradino più alto nella categoria 55 chilogrammi Youth a Bangkok in Thailandia dove sono in corso i mondiali che termineranno sabato prossimo. In finale ha superato la messicana Candy Selvera. Bronzo anche per Loris Cantagallo di Ferentino nella categoria Senior 75 chilogrammi. E' bene ricordare che della comitiva facevano parte anche gli atleti Federico Carlini di Ceccano, Luca Rocca di Broccostella, Riccardo Tulli e Mattia Ceci di Roma, oltre al Maestro Mauro Magliocchetti, affiancato dal Maestro Maurizio Maracchion di Roma e dall'istruttore Alessandro Bortone di Frosinone.

Grande la soddisfazione della neo campionessa mondiale. “Dire che solo felice è il minimo - sono le prime parole di Alessia Ramieri subito dopo la conquista del titolo iridato – Sto toccando il cielo con un dito, vivendo un sogno incredibile e non vorrei svegliarmi. In finale ho incontrato la messicana che si è rivelata un avversaria molto dura. Ma alla fine la voglia di portare a casa l'oro e regalarmi questa soddisfazione è stata più forte di tutto. Ci sono riuscita anche grazie al lavoro e all'impegno che metto nel praticare questa disciplina sportiva. Voglio ringrRamieri e maestri 350 minaziare il maestro Magliocchetti e gli altri componenti questa spedizione, oltre allo staff della “Maluma” di Frosinone dove mi alleno e ai miei compagni che fanno parte della spedizione in Thailandia. Questa vittoria, oltre a dedicarla a tutte queste persone, vorrei dedicarla anche alla mia famiglia che mi è sempre vicina e mi supporta in ogni momento della mia vita sia a livello sportivo che negli studi”.

Interessanti anche alcune considerazioni che il maestro Mauro Magliocchetti ha postato sulla sua pagina facebook in merito all'accoglienza ricevuta dalla sua comitiva in Thailandia: “La storia della muay è lunga e anche una grande parte della cultura thailandese, dell'orgoglio e dell'anima. Esplorando ancora le stazioni della storia di muay thai insieme a ajarn sane tubthimtong dove si vedono quasi nessun altro farang che il gruppo Siamyoutfamily. Finendo con uno spirito e un cuore nutriente la cerimonia di wai kru al monumento di bangrachan.
Famiglia fantastica con individui così diversi ma tutti uniti.
Grazie mille per averci reso in grado di diventare forti non solo per combattere duramente ma anche per sentire gentilezza e connessione, ajarn. Grazie per esperienze indimenticabili. Voglio ance esprimere la mia soddisfazione e dei miei collaboratori per i risultati raggiunti. Non era facile alla vigilia, ma conquistare un oro e un brnzo ci rende orgogliosi e feri di aver rappresentato al meglio l'Italia in questa competizione”. Infine le congratulazioni per questo splendido risultato arrivano anche dal maestro Gianluca Nicolia della palestra Kanda di Ceccano.

 

 

 

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Sanità laziale, debito, sprechi e disservizi

sanità malasanità 350 260di Luciano Granieri* - Sanità pubblica, debito, sprechi e disservizi, elementi di una stessa strategia. Il pronto soccorso di Frosinone assomiglia ogni giorno di più ad un girone infernale. Fuori, il piazzale è intasato dalle ambulanze ferme in attesa di ricevere indietro la barella trattenuta per mancanza di lettighe su cui adagiare i malati in attesa di trattamento. Dentro impera un quadro di indegna disumanità, fatto di malate e malati in promiscuità con gli occhi spaventati e dispersi, in attesa che qualche medico, o infermiere possa, non dico curarli, ma quanto meno ascoltarli. Lo stesso personale sanitario in servizio, numericamente insufficiente, in preda a stress, rimbalza da una barella all’altra, da una sedia ad un’altra, con gli occhi fuori dalle orbite per cercare di trattare quanti più pazienti possibile. Uno sforzo che, per quanto encomiabile, resta insufficiente perché insufficiente è il personale sanitario.

Cittadinanzattiva Tribunale per i diritti del malato di Frosinone, ha redatto una serie di proposte (vedi qui) utili a decongestionare il pronto soccorso dell’ospedale Fabrizio Spaziani . Fondamentalmente tali proposte si basano su tre direttrici: la prima riguarda l’assunzione di ulteriore personale sanitario; la seconda è inerente ad un miglior coordinamento dei punti di primo soccorso, per lo più gestiti dai medici di famiglia, allo scopo di renderli funzionali al trattamento diretto delle patologie meno gravi (codici verdi); la terza concerne una maggiore dotazione di posti letto allo scopo di agevolare e rendere più brevi i tempi di ricovero.

In realtà la bolgia del pronto soccorso non riguarda solo l’ospedale Fabrizio Spaziani di Frosinone, ma coinvogle gran parte degli ospedali del Lazio. Dal San Camillo, al Pertini, al Santa Maria Goretti di Latina, le scene sono le stesse di Frosinone. Dunque il problema investe inevitabilmente la gestione della Regione Lazio, e del commissario Zingaretti.

Un pronto soccorso in crisi è sintomo forte di un ospedale in crisi. E non potrebbe essere diversamente perché, in nome di un commissariamento decretato per rientrare di un debito abnorme, contratto per lo più dalla gestione di Francesco Storace, nell’era Zingaretti si sono persi 3.600 posti letto, chiusi 16 ospedali con una diminuzione del personale pari al 14% per il blocco turn-over. Ribadisco: senza il personale i pronti soccorso non funzionano.

Ma siamo sicuri che un depauperamento così deciso del servizio ospedaliero pubblico regionale riesca a realizzare un’economia di esercizio significativa tanto da portarci fuori dal commissariamento? Voglio ricordare che l’annuncio dell’uscita dal regime commissariale ci viene propinato da Zingaretti ogni volta che è in vista qualche tornata elettorale. L’ultima dichiarazione in merito rivelava che la fine del commissariamento si sarebbe realizzata nel dicembre 2018. Ipotesi ovviamente caduta nel vuoto.

E’ peraltro facile rientrare dei soldi tagliando i servizi, ma così il sistema muore, i pazienti muoiono. Altresì la salvaguardia della salute dei cittadini è un diritto costituzionalmente riconosciuto per ottemperare il quale i concetti prettamente economici di credito e debito non dovrebbero minimamente essere contemplati. Ma anche volendo affrontare la questione sul campo strettamente economico ,che brutalmente non tiene conto del servizio erogato, i conti non tornano.

Lo stazionamento della ambulanze vuote fuori dal pronto soccorso in attesa di vedersi restituita la barella, ha un costo notevole, siamo sicuri che assumere personale sanitario per rendere più PRONTO il SOCCORSO liberando immediatamente le ambulanze costi di più? Ancora, e qui vengo ad un caso strettamente legato all’ospedale di Frosinone, i pazienti ricoverati con frattura del femore, con altri traumi ossei, o neurologici che hanno necessità di riabilitazione motoria post operatoria sono costretti a rimanere in ospedale in attesa che si liberi un posto presso i centri di riabilitazione privati accreditati. Infatti le strutture interne all’ospedale dedicate alle cure riabilitative sono state chiuse per mancanza di personale.

Mediamente la degenza di attesa è di dieci giorni. Calcolando che un giorno di ricovero costa mille euro, ogni malato incide sul sistema sanitario pubblico per diecimila euro solo per attendere che si liberi un posto nella struttura riabilitativa privata. Moltiplicando il tutto per una decina di pazienti al mese si arriva ad un costo di circa 100mila euro , un milione e duecentomila euro l’anno. Con tutti questi soldi, comprensivi anche dei risparmi sui costi di convenzione e di trasporto della ambulanze dall’ospedale alla clinica privata, non si riuscirebbe a gestire una struttura riabilitativa all’interno dell’ospedale considerato che ci sono diverse palazzine della Asl in disuso?

Rimanendo alla Asl di Frosinone, la mobilità passiva, cioè il costo dei malati che decidono di curarsi in altra Asl, incide mediamente per quattro milioni l’anno. E’ così malsano ipotizzare l’utilizzo di quei quattro milioni per dotare l’ospedale di personale numericamente e professionalmente adeguato in modo da evitare che i pazienti vadano a curarsi da un’altra parte?

Attenzione! perché la mobilità passiva investe tutto il Lazio. Il saldo fra i malati che decidono di trasferirsi in un’altra regione e quelli che invece arrivano qui da fuori è in negativo per circa 225 milioni l’anno. Quanto personale e si potrebbe assumere con 225 milioni? Altro che blocco del turn-over. Dunque la gestione aziendale non è poi così efficace. Forse era meglio il vecchio SSN in cui la tutela della salute non rispondeva a dinamiche aziendali, ma doveva semplicemente essere assicurata a tutti nel miglior modo possibile? Sembrerebbe così, ma a questa narrazione manca un pezzo. Un elemento decisivo per capire quali sono i veri obiettivi del sistema .

Posto che la Regione commissariata non possa mettere soldi fino a che non rientrerà dei debiti, anzi per questa situazione è costretta a chiudere ospedali, a rendere i pronti soccorso dei luoghi di pena , come si spiega il finanziamento di duemilioni e seicentomila euro al Campus Biomedico di proprietà dell’Opus Dei? Oppure i 23 milioni elargiti al Policlinico Gemelli, anch’esso una struttura non propriamente pubblica ma di proprietà di una fondazione facente capo al Vaticano? Come si spiega la chiusura dei consultori pubblici e il contemporaneo finanziamento dell’ ospedale pediatrico Bambin Gesù, anch’esso di proprietà della Santa Sede? Fra l’altro una parte della mobilità passiva regionale è indirizzata proprio vero il Bambin Gesù ed il Gemelli,quindi verso uno stato estero.

La ragione è evidente. Riguarda la inarrestabile strategia ormai pienamente attiva volta alla privatizzazione della sanità pubblica e delle sue strutture. Il commissariamento, i debiti, la gestione allegra delle Asl, gli sprechi, sono dinamiche che fanno capo ad un unico obiettivo, quello di dimostrare che il pubblico è inefficiente e sprecone, mentre il privato è virtuoso ed eccellente.

Come giustificare altrimenti la vendita da parte della Regione Lazio dell’Ospedale San Giacomo,in pieno centro storico, per la cifra in saldo 61 milioni di euro, ad una società privata che lo vuole trasformare in un polo alberghiero? Eppure quell’ospedale, se riqualificato e ristrutturato garantirebbe almeno 27.000 accessi l’anno .

Anche all’interno degli ospedali stessi molti servizi di estrema importanza, come il Cup ed il ReCup, sono affidati alla gestione privata, attraverso cooperative che vessano i propri dipendenti con stipendi da fame,privandoli dei più elementari diritti sul lavoro. A Frosinone è esternalizzato pure il servizio di consegna delle cartelle cliniche e il comparto amministrativo che s’incarica di redigere le buste paga degli infermieri spesso sbagliandole.

Analizzando la questione sotto quest’ottica si capisce come le decisioni della politica, e in questi caso anche del commissario Zingaretti , siano asservite agli interessi delle lobby finanziarie e ai centri di potere come il Vaticano, i quali hanno individuato nella messa a valore della tutela della salute un business enorme a cui non possono e non vogliono rinunciare.

Le proposte che abbiamo redatto saranno realizzabili solo se contemporaneamente si procederà alla ripublicizzazione completa del servizio sanitario, tornando ai principi di universalità della legge 833 del ’78, togliendo la sanità dalle voraci fauci della grande imprenditoria privata. Per fare questo però è necessaria la politica, è fondamentale che il sistema sanitario non solo torni ad essere completamente pubblico, ma soprattutto sia controllato dai cittadini i quali devono riappropriarsi del sistema di cura della salute di tutti. E’ una missione difficile, ma è l’unica che potrebbe evitare il tracollo di un sistema che fino ad oggi è considerato fra i più efficienti del mondo.

*Testo dell'intervento effettuato durante il convegno organizzato da Cittananzattiva TDM di Frosinone sullo stato del pronto soccorso dell'ospedale Fabrizio Spaziani.

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Il PCI frusinate a tutti i parlamentari del territorio

  • Pubblicato in Partiti

Bandiera pci 350 260Lettera aperta ai rappresentati della nostra provincia in Parlamento.
Dall'analisi dei dati dell'ultima pubblicazione del Sole 24 ore sulla situazione socio-economica della nostra provincia si evidenzia la drammatica situazione nella quale versa. Basta elencarne solo alcuni per rendersi conto che la provincia di Frosinone sta assumendo caratteri sempre più simili alle aree depresse delle province del meridione.

Dal 2008 ad oggi, le retribuzioni dei lavoratori sono diminuite dell'1,92% con una conseguente perdita del potere d'acquisto dei salari. Ma se analizziamo le dichiarazioni dei redditi relativi al 2017, la situazione è ancora più drammatica in quanto gli stessi registrano una diminuzione del 2,89% attestandosi su una media di 22.242 euro a dimostrazione che anche i redditi da lavoro autonomo sono in netta diminuzione. A ciò vanno aggiunti i dati relativi agli iscritti ai centri per l'impiego che risultano essere 122.000 con un tasso di disoccupazione che si attesta al 16,6%, 6 punti in più della media nazionale e, all'interno di questo, il dato più drammatico è il tasso relativo alla disoccupazione giovanile che nella nostra provincia si attesta al 47%. Un dato che non offre nessuna prospettiva di futuro ai nostri giovani e ai quali non resta altro da fare che emigrare; siamo tornati agli anni cinquanta!

Con un tasso di inattività del 41% uno dei più alti d'Italia, e la registrazione di un aumento record dei contratti a intermittenza balzati a +164% dimostrano che nella nostra provincia la precarietà è esplosa con riflessi devastanti dal punto di vista della tenuta sociale. Noi comunisti chiediamo a tutti i rappresentanti della nostra provincia in Parlamento di farsi carico di questa situazione in virtù del risultato elettorale conseguito alle elezioni del 4 marzo.I cittadini ciociari hanno diritto di sapere cosa e quali istanze avete rappresentato in Parlamento considerato che la maggioranza di voi, tranne qualcuno, si trova a condividere esperienze di governo. Ci aspettiamo da ognuno di voi un report sulla vostra attività parlamentare, perché abbiamo come la sensazione che dopo il 4 marzo siate spariti.Noi comunisti proponiamo,proprio in virtù del fatto che molti di voi siete stati eletti in formazioni politiche oggi al governo del paese, una piattaforma per il rilancio sociale ed economico della nostra provincia. Per non perdere la faccia, bisogna mettercela la faccia!
Aspettiamo con ansia una vostra risposta.

Bruno Barbona Oreste Della Posta

 

 

 

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Al Ministro della Sanità lo stato di Asl e Ospedali del frusinate

M5S logo minI deputati del MoVimento 5 Stelle Luca Frusone ed Enrica Segneri hanno incontrato il ministro della Salute Giulia Grillo per discutere del sistema sanitario in provincia di Frosinone con le sue enormi criticità. “Abbiamo da sempre criticato l’operato del commissario straordinario della Asl di Frosinone, Macchitella, che dovrebbe essere rimosso dal suo ruolo per carenza dei requisiti e per le sue azioni che passano dalla chiusura del Punto di Primo intervento (PPI) di Anagni all’atto aziendale completamente disatteso” affermano i deputati pentastellati.

“La Asl di Frosinone – continuano Frusone e Segneri – è stata così trasformata in un totale far west amministrativo dove qualcuno viene lautamente ricompensato per non fare nulla e molti si trovano a fare turni massacranti per dare una risposta alle esigenze del territorio in carenza cronica di servizi. Una gestione pessima che si basa su esternalizzazioni a non finire e che a malapena riesce ad assicurare gli stipendi”.

I due portavoce alla Camera sottolineano come tutto questo “avvenga con il silenzio assordante di Zingaretti, commissario regionale della sanità nel Lazio troppo preso a scalare il suo partito” e concludono senza fare sconti “Abbiamo presentato in passato molti esposti su quelli che riteniamo essere abusi, danni erariali e sprechi. Tutto il carteggio è ora nelle mani del ministro: pensiamo che sia arrivato il momento di cambiare realmente passo salvaguardando e potenziando finalmente la sanità pubblica. Per noi, questo, è in assoluto la priorità”

 

 

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Frusinate alla prova della solidarietà

28set18 alla Provincia 350 260 min28 settembre 2018. Ore 15 e qualche minuto. La stampa è la prima ad arrivare nell'aula consiliare della Provincia, dove è convocato il Tavolo di crisi dell'occupazione, quasi a competere in velocità con la Digos. Un segno che l'appuntamento è importante.

Il tavolo con eletti, sindacati e Vertenza Frusinate

Un “parterre di tutto rispetto”. Altre al Presidente della Provincia, Antonio Pompeo, i Deputati Enrica Segneri e Luca Frusone, il Senatore Massimo Ruspandini, i Consiglieri regionali Mauro Buschini e Loreto Marcelli, il già Deputato Nazzareno Pilozzi. I Sindacalisti Enrico Coppotelli Cisl e Enzo Valente dell'Ugl.

Ieri 27 settembre si leggevano, sulla pagine Facebook di Vertenza Frusinate, queste parole (sempre in stampatello secondo lo stile di Gino Rossi) “DOMANI RADUNO ORE 14 30 PIAZZALE DELLA PROVINCIA VERTENZA FRUSINATE E’ PRONTA A SCENDERE IN LOTTA AD OLTRANZA SE NON ARRIVERANNO RISPOSTE SUI 4 PUNTI DEL DOCUMENTO (della Provincia ndr) …CHI DOVREBBE DARE RISPOSTE SIA PRESENTE RICORDO LA SITUAZIONE E’ DRAMMATICA, SI CORRE IL RISCHIO CHE OLTRE MILLE FAMIGLIE DEL VOSTRO TERRITORIO RIMANGONO SENZA PIU SOSTEGNO AL REDDITO E SENZA LAVOROOOOOOOOOOOOOOOOOO”

Ancora qui stiamo? Sono trascorsi 7 mesi esatti da quel 28 febbraio quando Regione, Sindacati e Associazioni degli imprenditori definirono un accordo per assicurare ancora per una la proroga della mobilità in deroga e l’avvio delle politiche attive con i tirocini e i lavori di utilità sociale per gli over 28 febbraio - 28 settembre sono i sette mesi di cui scriviamo.
Si disse, allora, che l’accordo sarebbe diventato una delibera di Giunta, perché una eventuale diversa maggioranza fosse costretta a tenerne conto. Anche se ammaccata la maggioranza è rimasta la stessa e non ne ha tenuto conto. Non ne tiene conto. Non si possono fare spot elettorali sulla pelle dei disoccupati e delle loro famiglie.

La Provincia di Frosinone con un importante documento definito assieme alle organizzazioni sindacali, all’inizio di questo settembre, definì delle richieste precise alAntonioPompeo 350 260 min Governo ed alla Regione Lazio. Il Presidente Pompeo afferma oggi  che quel documento ha fatto fare un passo in avanti.
Per memoria di tutti le richiamiamo. Al Governo e al Parlamento, in particolare al Ministro del lavoro e dello sviluppo economico furono richiesti 3 interventi: a - la proroga degli ammortizzatori sociali, con il relativo rifinanziamento, in particolare della mobilità in deroga, per le Aree di crisi complessa (con la stessa procedura rapida adottata per la Sardegna e più ancora come e stato fatto per la Campania con il DM 113 del 18 settembre scorso, 15 giorni fa, si é detto nell'incontro ndr), Enzo Valente apprezza questa misura perché ha consentito di sopravvivere, b - la conclusione delle procedure per la sottoscrizione dell’Accordo di Programma e la pubblicazione dei bandi per la reindustrializzazione dell’area; c - l’avvio di un processo di politiche attive efficace e rispondente alle reali esigenze del territorio. Neppure un progetto è partito in questa provincia. Alla Regione Lazio si chiede, in particolare, lo sblocco dei pagamenti relativi alle indennità di mobilità degli anni precedenti.

Occorre un promemoria per ricordare gli impegni presi il 28 febbraio?
In questi mesi si sono dette molte parole, ma i fatti sono stati pochi. Il tema più ricorrente è stato quello della mancanza di fondi. Questa “dichiarata indisponibilità” (?) è la causa di una possibile gravissima ingiustizia, inaccettabile sul piano umano e sociale, capace di fomentare una guerra fra poveri, quelli capitati nelle prime due finestre di erogazione e quelli che sono fra “color che son sospesi” nelle finestre tre e quattro. Il Consigliere Buschini conferma il pagamento per quanto concerne il 2018. Per il prossimo anno prevede un incontro con il Ministero confidando in un risultato positivo se ci sarà un intervento parlamentare a sostegno, come è stato per la Campania, e anche un'accelerazione per la definizione degli interventi previsti nell'accordo di programma (fino ad oggi dimenticato).
Segneri ricorda come anche l'Ilva di Patrica sia rientrata nei provvedimenti adottati per tutti gli stabilimenti del gruppo e assicura che entro due mesi dovrebbero definirsi gli interventi previsti nell'Accordo di programma.
Importante l'appello del Segretario della Cisl, Enrico Coppotelli, agli eletti del Frusinate a fare squadra nell’interesse di questo territorio. “Occorre un impegno nelle istituzioni dove operano per ottenere risultati concreti e rapidi.
C’è chi, in questi lunghi mesi, anche fra i dirigenti sindacali,ha minacciato di adire le vie legali, chi fra gli eletti non ha mosso un dito per assicurare il necessario emendamento da adottare per consentire che i fondi già stanziati per la proroga della CIG straordinaria, nelle aree dove questo ammortizzatore non può essere utilizzato come nel frusinate, venissero utilizzati anche per la mobilità in deroga.

La stampa nazionale, “La Repubblica” in testa, ancora il 26 settembre, ha ricordato come Legge di Bilancio per l’anno 2018 ha stabilito che, a sostegno dei piani di recupero occupazionale delle imprese operanti in un’area di crisi industriale complessa, le risorse finanziarie residuali ripartite tra le Regioni negli anni 2016 e 2017 per gli interventi di cassa integrazione guadagni straordinaria e di mobilità in deroga possano essere destinate, nell’anno 2018, alle medesime finalità. Un ulteriore anno di proroga per la concessione degli ammortizzatori sociali alle imprese che operano nelle aree di crisi complessa è quanto stabilito anche dal Consiglio dei Ministri riunitosi l’8 maggio 2018, che ha stanziato le risorse finanziarie necessaria alla prosecuzione della misura di sostegno al reddito dei lavoratori delle aziende in crisi.

Allora? Il ministro Luigi Di Maio ha già annunciato entro fine anno un nuovo codice del lavoro, si parla di reintrodurre la cassa integrazione guadagni e altre misure che erano state eliminate. Oggi quello che si può dire è che viene meno (era ora!) l’impianto del Jobs Act, che è stato costruito a tavolino e in maniera incoerente rispetto alla modernità del lavoro, ma soprattutto delle nuove drammatiche esigenze che si sono venute determinando.

Parlamentari uniti: si a prorogare la mobilità

Ora si tratta di operare in maniera coordinata e collaborativa, senza rimpalli fra Regione e Parlamento. La differenza di maggioranze che governano le due istituzioni non debbono essere causa di ritardi o peggio di inefficienze e insuccessi. Su questo fronte ognuno si gioca la propria credibilità.
A conclusione si può dire che un tentativo solidale da parte del “parterre di tutto rispetto” questa volta c'è stato e si è sentito acne negli interventi di Massimo Ruspandini, Nazzareno Pilozzi e Loreto Marcelli che hanno confermato la propria adesione ai 4 punti del documento Provincia-sindacati.
************

Riassumendo: i parlamentari presenti hanno preso l'impegno di favoirire la proroga degli ammortizzatori sociali per il 2019 attraverso un apposito intervento legislativo. Per quanto riguarda il pagamento delle annualità precedenti, la Regione ha comunicato di aver adempiuto all'istruttoria delle domande della seconda finestra e di essere in attesa dell'autorizzazione ministeriale per i pagamenti.
Inoltre, dalla Regione sono state richieste ulteriori risorse per soddisfare l'intera platea degli aventi diritto al pagamento ed un'attiva collaborazione istituzionale con il Ministero del Lavoro.

 Gino Rossi e i disoccupati

 

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La centrale 118 sarà a Latina: che significa per il frusinate?

ambulanza 350 260 mindi Daniele Riggi - Spostamento della centrale 118 a Latina: la nostra provincia perde altre professionalità a disposizione del territorio.

La notizia dello spostamento della centrale operativa del 118 di Frosinone a Latina costituisce, secondo la mia modesta opinione, un fatto molto grave. Perché grave? Perché non si tratta di un “accorpamento” finalizzato a risparmiare delle risorse da mettere a disposizione per altri servizi, ma dell'ennesima cessione sottobanco di un pezzo di “sovranità” della nostra provincia.

Avrei potuto accettare la decisione di prevedere un dirigente unico anziché due, dato che queste figure percepiscono stipendi elevati, questa sì che poteva essere una “spending review” intelligente! Purtroppo, però, bisogna constatare che si tratta ben altro, si tratta cioè di allontanare dal nostro territorio degli infermieri qualificati e con un monte ore di esperienze operative veramente consistente.

Potranno questi infermieri qualificati riconvertirsi facilmente in un nuovo ruolo operativo nel caso in cui non accettassero di trasferirsi a Latina? L'ASL nel corso degli anni ha scelto di “specializzarli” nel campo della ricezione delle emergenze, invece di adottare una politica di “alternanza” o “turnazione” degli infermieri tra la sede operativa e i veicoli su strada del 118. Questi operatori, ad oggi, hanno maturato un'enorme conoscenza del servizio, delle caratteristiche del territorio e delle emergenze che caratterizzano la nostra provincia, perché non possono continuare a metterla a disposizione del nostro territorio?

Oramai non mi sorprendo più di quello che sta accadendo, perché è chiaro che la nostra classe politica è totalmente subordinata alle logiche romane e nazionali. Il problema è che per difendere certe “filiere clientelari” che hanno bisogno di essere continuamente foraggiate la nostra classe politica ha dovuto sacrificare questo territorio e le sue risorse, dai servizi pubblici fino al tessuto produttivo. Un territorio sconquassato e lacerato, lottizzato da una politica famelica che punta solo a spartirsi i servizi pubblici dei comuni e gli enti intermedi senza avere una visione progettuale del territorio a lungo termine. Il caso della sanità è quello più emblematico: sono cambiate le amministrazioni regionali ma non è cambiata la politica sanitaria sul territorio, che tende, oramai inesorbilmente, verso la privatizzazione selvaggia.

Lo smantellamento dei servizi sanitari costringe da anni i cittadini ciociari a una migrazione forzata verso il territorio di Roma e le province limitrofe. A cosa serve parlare di rilancio del turismo e del tessuto produttivo in Ciociaria se poi nella nostra terra non ci sono più servizi adeguati? Chi vorrebbe trasferirsi o semplicemente fare il turista in un territorio dove i trasporti, la sanità e i servizi di ricezione sono spesso assenti o ridotti al lumicino? Bisogna cominciare ad abbandonare il linguaggio del politicamente corretto e dire chiaramente che la classe politica provinciale negli ultimi vent'anni ha sistematicamente tradito il nostro territorio, vendendo le risorse locali per assicurarsi posizioni di rendita politica.

Se il centro–sinistra vuole ripartire deve tagliare definitivamente il cordone ombelicale con certi modi di fare politica; dopo l'ascesa inarrestabile delle forze populiste la sinistra non può più rimandare una seria riflessione sulla necessità di una gestione etica del partito e dei rapporti al suo interno. In politica la forma è sostanza, e un partito che si fonda su logiche clientelari e verticistiche, dove gli unici valori da perseguire sono la fedeltà a un “capo”, e il mantenimento di interessi di “corrente”, non può essere allo stesso tempo un partito etico, che fonda la sua azione politica su ideali e valori condivisi.

 

 

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Concluso il 1° Congresso del Pci frusinate

  • Pubblicato in Partiti

Comitato Federale Pci mindi Tommaso Cappella* - I comunisti ciociari tornano protagonisti. Primo congresso provinciale del Partito Comunista dopo la ricostituzione avvenuta due anni fa a San Lazzaro di Savena con l'Assemblea Costituente. Sono passati quindi 27 anni quando nel 1991 l'allora segretario nazionale Achille Occhetto sciolse la storica formazione politica, sorta nel 1921 con il congresso di Livorno, dando vita al Pds (Partito Democratico della Sinistra), mentre una parte della minoranza guidata da Armando Cossutta diede vita al Partito della Rifondazione Comunista. I 30 delegati ciociari si sono ritrovati ieri mattina presso il Ristorante 'La Trattoria' di Frosinone per dare vita ai lavori congressuali terminati ieri sera con l'elezione del nuovo comitato federale provinciale, oltre ai delegati al congresso regionale di sabato prossimo a Roma e nazionale che si terrà presso il Palazzo del Popolo di Orvieto il 6, 7 e 8 luglio prossimi.

I lavori congressuali, presieduti da Anna Maria Di Santo, sono iniziati con la costituzioni delle varie commissioni: quella politica-elettorale e verifica poteri. Subito dopo è stata la volta del segretario reggente Oreste Della Posta dare lettura della relazione che ha riscosso un successo notevole. Tra i passaggi più interessanti vanno segnalati quelli che hanno riguardato i grandi temi nazionali e internazionali, come riportato anche nelle tesi congressuali: «Per noi - ha rimarcato Oreste Della Posta - sono importanti alcuni temi, riportati anche nel documento congressuale che vorrei richiamare: la prevalenza dei valori d’uso e dell’utilità sociale di beni, merci e servizi, rispetto al loro valore di scambio; la prevalenza dunque del benessere collettivo dell’umanità sugli interessi delle oligarchie capitalistiche; il mutamento dei rapporti di proprietà, col prevalere della proprietà pubblica, nelle sue varie forme: statale, sociale, cooperativa, su quella privata; il superamento dell’imperialismo e delle sue logiche e la costruzione di un sistema di cooperazione internazionale pacifica tra popoli e Stati; il dominio del politico, ossia delle decisioni consapevoli della collettività, sull’economico, ossia sull’anarchia del mercato 'autoregolato', e dunque una programmazione democratica dell’economia, con un ruolo decisivo dello Stato nel determinare orientamenti e priorità dello sviluppo; l’uso socialista del progresso tecnologico, con la riduzione generalizzata dell’orario di lavoro e dell’età pensionabile; una democrazia effettiva, attraverso la partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici alla gestione dello Stato a tutti i livelli; la partecipazione di lavoratori e lavoratrici alla gestione dei processi produttivi e lavorativi in generale; la pienezza dei diritti civili e politici per tutti; la concreta attuazione dei diritti sociali: istruzione, sanità, casa e trasporti come servizi pubblici essenziali garantiti dallo Stato; la fine di ogni discriminazione di genere, etnia, credo religioso, orientamento sessuale, e il superamento definitivo di ogni residuo di patriarcato; il superamento della contraddizione uomo-natura e della mercificazione delle risorse naturali, da salvaguardare come beni comuni assieme al territorio e all’ecosistema tutto; il pieno sviluppo e la più ampia diffusione della cultura, delle arti, del sapere scientifico e umanistico, intesi come beni collettivi, liberi e gratuiti. Possiamo ridare vita ad un partito che nella vitta politica nazionale deve tornare a recitare un ruolo importante e fondamentale. A livello provinciale - ha concluso il segretario reggente - stiamo assistendo ad una crisi spaventosa che coinvolge tutti gli strati sociali e noi possiamo svolgere un ruolo importante e possiamo rappresentare il collante per una sinistra unita. Dobbiamo essere un partito di quadri, visto che non lo possiamo più essere a livello di massa. Elaboriamo quindi un documento nel quale possano emergere questi temi».

Prima del dibattito spazio alle delegazioni dei partiti invitate. Hanno portato i saluti i rappresentanti di Sinistra Italiana, nella persona di Pasquale Caggiano, Possibile, rappresentato da Gianmarco Capogna e del Partito Socialista con il consigliere comunale Daniele Ricci. Presenti anche Rocco Vinaggi, segretario provinciale dei giovani comunisti, e Giuseppina Bonaviri. Si sono quindi succeduti gli interventi dei delegati, tra cui nell'ordine quelli di Mario Rufo, Carmine Fedele, Benedetto Anghetti, Bruno Bottini, Giuseppe Palombo, Bruno Barbona, Maurizio Federico, Guerino Inglesi e Roberto D'Ambrosi. Anche il dibattito ha posto in forte evidenza il ruolo che possono svolgere i comunisti ciociari nel panorama politico provinciale e non solo, come accaduto nel recente passato. Dopo aver ripreso la parola lo stesso Oreste della Posta per alcune precisazioni, le conclusioni sono state tratte da Ugo Moro della segreteria nazionale. Al termine, dopo la lettura e approvazione del documento politico, i presenti hanno eletto il nuovo comitato federale provinciale, oltre ai delegati al congresso regionale, che si terrà sabato prossimo a Roma, e a quello nazionale di Orvieto.

 

 

Il nuovo Comitato federale del Partito comunista frusinate:
Componenti del Comitato Federale: Oreste della Posta, Ugo Moro, Anna Maria Di Santo, Maurizio Federico, Antonietta Vasetti, Roberto D'Ambrosi, Mario Rufo, Carmine Fedele, Benedetto Anghetti, Bruno Bottini, Bruno Barbona, Guerino Inglesi, Roberto Amici, Claudio Caprio, Pietro Ferone, Angelo Graniero, Antonio Magnapera, Antonio Mastrangeli, Nello Meloni, Ornella Panfili, Cristina Sormani, Genesio e Santino Terrinoni, Leandro Quattrociocchi, Rocco Vinaggi.

Delegati ai congressi regionali e nazionale: Oreste della Posta, Ugo Moro, Anna Maria Di Santo, Maurizio Federico, Antonietta Vasetti, Roberto D'Ambrosi, Mario Rufo, Carmine Fedele, Benedetto Anghetti, Bruno Bottini, Bruno Barbona, Guerino Inglesi, Roberto Amici, Claudio Caprio, Pietro Ferone, Angelo Graniero, Antonio Magnapera, Antonio Mastrangeli, Nello Meloni, Ornella Panfili, Cristina Sormani, Genesio e Santino Terrinoni, Leandro Quattrociocchi, Paolo e Pino D'Amico, Alfonso Di Vozza, Alberto Incagnoli, Marco Piscopo e Rocco Vinaggi. Invitato permanente ai due congressi Giuseppe Palombo.

 

*giornalista volontario in pensione

 

 

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