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Studio dell'inquinamento che danna la Valle del Sacco

INQUINAMENTO, AMBIENTE, SALUTE

Dossier. Salviamo la fertilità dell’uomo e della terra

di Nadeia De Gasperis
Spermatozoi info grafica 700x455 Anter 390 minEsattamente due anni fa, ospiti del Centro polispecialistico, Clinimed di Ceccano, una rappresentanza della Redazione di UNOeTRE.it ha potuto seguire una sessione di screening del programma Fast intervistando medici e studenti protagonisti dello studio epidemiologico condotto dall’equipe del dott. Montano.

Il programma Fast coinvolgeva 450 ragazzi di tre aree del Paese ad elevato impatto ambientale: 150 residenti nella Terra dei fuochi (Comuni a nord di Napoli), 150 nel Sito di interesse nazionale di Brescia-Caffaro e altrettanti nel Sin Valle del Sacco (Roma-Frosinone).
Ad essere analizzati erano ragazzi tra i 18 e i 22 anni, viventi in aree con inquinamento a forte impatto ambientale che tra imbarazzo e consapevolezza erano sicuri della bontà della loro partecipazione, preoccupati per il loro futuro e quello dei loro cari.
Sottoposti ad esami del sangue, delle urine, del capello e, soprattutto, del liquido seminale, sul quale sono stati condotti dallo staff di ricercatori una serie di esami che miravano a valutare il numero, la morfologia e la motilità degli spermatozoi, oltre a misurare i livelli di biomarcatori di dose efficace (elementi in traccia, metalli pesanti) e i livelli di biomarcatori di effetto (Stato Redox, Psa, epigenetica).

Nell’ottobre 2020 veniva pubblicato il dossier dal titolo “DOSSIER. SALVIAMO LA FERTILITA’ DELL’UOMO E DELLA TERRA” che non solo metteva in luce quanto fosse possibile dedurre che l’ambiente influisca negativamente sul seme umano che risente precocemente degli effetti deleteri degli inquinanti ambientali con meccanismi diretti ed indiretti, inducendo alterazioni genetiche ed epigenetiche dei gameti maschili ma che, se non riparate nelle fasi successive alla fecondazione, possono favorire aborti e malformazioni congenite ma anche suscettibilità a molteplici malattie nel bambino e nell’adulto per più generazioni.
Inoltre, il dato era reso particolarmente preoccupante, dal momento che i criteri rigidi di selezione avevano permesso di scegliere i migliori, fra l’altro giovanissimi.

Già nel febbraio 2021 venivano pubblicati i primi risultati sulla rivista internazionale European Urology Focus.
Oggi, uno studio su alcune delle sostanze che hanno inquinato i luoghi, sostanze come l’auramina, che si trova nelle concerie e nelle vernici, 2-metilbutano, utilizzato a livello industriale per la produzione di polistirene e prodotto dalla raffinazione della benzina, presente anche in coloranti e inchiostri di stampante; il pirrolo e la 3-amminopirrolidina presenti in molti pesticidi e insetticidi si ritrovavano in concentrazioni maggiori nel liquido seminale dei ragazzi della Valle del Sacco rispetto a quelli della Terra dei Fuochi.
«Questo studio – riferiscono il dott. Montano e la dott. Longo - insieme ad altri che a breve verranno pubblicati nell’ambito del progetto in corso, pur nei limiti della numerosità campionaria che è stata inferiore rispetto alle altre due, Brescia e Area Nord di Napoli, considerando che la più bassa qualità del liquido seminale riscontrata in quest’area possa rappresentare uno specchio molto fedele della Salute Ambientale del territorio ed anche un indicatore di salute con potenzialità predittive per patologie non solo riproduttive, indicano quanto sia veramente urgente una vasta opera di bonifica della Valle del Sacco».

Di seguito i link alle interviste condotte da unoetre.it ai ragazzi coinvolti nel progetto FAST, e ai dott. Montano e Pappalardo della equipe di ricerca del progetto.
https://www.unoetre.it/lavorosocieta/ambiente/ambiente/item/6945-i-danni-dell-inquinamento-intantomidifendo.html

Riportiamo inoltre, integralmente in inglese, lo studio pubblicato recentemente sulla rivista Environmental Pollution che ci è stato recapitato dal dott. Montano
“Blood, urine and semen Volatile Organic Compound (VOC) pattern analysis
for assessing health environmental impact in highly polluted areas in Italy”

pdf Longo et al EnvPoll 2021

 

 

 

 

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Colleferro: la discarica è chiusa

COMITATO RESIDENTI COLLEFERRO

La rivalità tra Regione Lazio e Comune di Roma

di Ina Camilli*
comitatoresidenticolleferro 350 minAlla consueta “emergenza” estiva e crisi ciclica di Roma, da riferirsi alla mancata raccolta dei rifiuti, si aggiunge l’emergenza politica conseguente alla recente decisione della Giunta regionale di diffidare Roma Capitale e Città Metropolitana di Roma Capitale (proposta del 27.5.2021, n. 19323).

La diffida è stata decisa subito dopo che il Tar del Lazio ha respinto il ricorso proposto dalla Regione avverso il Comune ed ha sentenziato che la Capitale non può essere commissariata mediante lo strumento dell’ordinanza (sentenza Tar del 27.5.2021, n. 6274).
Zingaretti aveva contestato alla Raggi, mediante appunto una ordinanza, di non aver individuato il sito di discarica dentro i propri confini e, a seguito di tale omissione, aveva richiesto il commissariamento.

La Giunta Zingaretti, tenuto conto della decisione del Tar, ha fatto ricorso ai poteri ordinari e ha diffidato la Sindaca Raggi, chiedendole di adottare “atti obbligatori in materia di ciclo dei rifiuti” e di individuare entro 60 giorni - che scadono il 30 giugno - uno o più siti per localizzare e realizzare gli impianti di smaltimento al fine di garantire l’autosufficienza della Capitale.
La Raggi a sua volta ha risposto, tramite Ama, alla diffida regionale, inviando una nota al Prefetto di Roma per ribadire la sua opposizione.
Rigidità e rimpallo di responsabilità stucchevole, una messinscena dove la realtà ha superato l’immaginazione, considerati gli anni in cui Presidente e Sindaca hanno amministrato, senza arrivare a decisioni politiche concertate, capaci di approntare la soluzione al problema rifiuti di Roma.

Lo scontro politico-amministrativo è iniziato alcuni anni fa ed è stato portato avanti con tutti i mezzi, ricorrendo all’ampio armamentario offerto dall’ordinamento amministrativo, oltre che dai rispettivi studi legali e uffici stampa.
Neanche il Piano rifiuti è stata una risposta all’annosa controversia. La Regione ha approvato un documento carente proprio sotto il profilo della pianificazione, inadeguato, tardivo e superato, tant’è che è stato oggetto di contenzioso amministrativo con alcuni gestori privati.

Il Tar scrive che la Regione non ha ottemperato all’ordine giudiziale di individuare la rete integrata e adeguata di impianti, comprese le discariche, su cui si sono aperti lunghi ed estenuanti procedimenti anche con soggetti pubblici (Comune di Roma, Frosinone e Latina).
Tutti i territori regionali ed extraregionali che hanno impianti sono stati “requisiti” e i maggiori costi sono stati addossati agli utenti della Tari. Regione e Comune non sono riusciti a trovare una reale e leale collaborazione per la risoluzione corresponsabile del problema del ciclo dei rifiuti.
Il tour dei rifiuti è diventata la soluzione tampone alla mancanza di volontà politica di Regione e Comune che non hanno voluto fare sintesi per arrivare ad una scelta concordata, procedendo a colpi di ordinanze e chiamate di correità, con una visione della problematica dominata da un senso profondo di attesa, la nomina di un commissario deus ex machina.

La discarica di Colleferro
Durante l’attesa messianica, in questi giorni è partita la nota della Raggi al Prefetto di Roma nella quale indica tra le soluzioni possibili anche la “riapertura” di colle Fagiolara dal prossimo 20 giugno, “chiusa” ad opera di alcuni Sindaci della valle del Sacco, tra cui quello di Colleferro, Paliano e Genazzano, dal 16 gennaio 2020.
Da quel momento Roma non ha più avuto un sito di conferimento nel suo ATO (ambito territoriale ottimale) e la Regione non si è fatta carico di individuare una discarica alternativa, nonostante sia obbligata al rispetto del principio di autosufficienza degli ATO previsto dal Piano rifiuti, nel quale la Regione ha indicato colle Fagiolara come discarica al servizio della Capitale e della Provincia di Roma.
Siamo all’ingannevole apoteosi. A novembre 2019 la Sindaca Raggi parla al Consiglio regionale e a dicembre il Sindaco Sanna parla al Consiglio comunale di Roma. Tutto, tempi e luogo, dettagliatamente studiato e concordato.

Arriviamo ai nostri giorni. Sanna chiede alla Raggi di smentire di aver chiesto al Prefetto di Roma la riattivazione della discarica di Colleferro.
La Sindaca ipotizza la “riapertura ufficiale” di colle Fagiolara perché dubita che i Sindaci abbiano i poteri amministrativi per chiudere la discarica? Oppure reclama per la sua città la volumetria residua di circa 350 mila tonnellate, preservate per soddisfare le necessità locali? Così facendo sa di mettere in difficoltà il campo avverso.

La Regione Lazio
Dalla Valle del Sacco nessuno ha chiesto alla Regione di smentire il suo comunicato del 10 gennaio 2020, nel quale è stato ribadito che colle Fagiolara è a supporto del ciclo dei rifiuti di Roma e che il medesimo sito potrebbe essere utilizzato per il recupero della FOS (frazione organica stabilizzata).
Significa che si sta valutando se riservarsi altre entrate derivanti dal conferimento in discarica della FOS, come da progetto tra Lazio Ambiente spa e l’Università La Sapienza, posticipato a causa del Covid-19. L’entrata a colle Fagiolara di rifiuti speciali risulterebbe stimata in circa 10.000.000,00 €, in netto contrasto con le parole dei Sindaci.

Dal 2020 la monnezza di Roma e di Colleferro dove è stata portata? Fino a marzo 2021 sempre nella valle del Sacco, a Roccasecca, la discarica che doveva essere al servizio del solo ATO di Frosinone, e gli altri Tir spediti fuori Regione, a seguito di accordi extraregionali.
Scattano le richieste di commissariamento, di poteri sostitutivi e a marzo 2021 partono pure gli avvisi di garanzia per l’inchiesta Lozza-Tosini. La politica è finita in un vicolo cieco, proprio quello imboccato dal Presidente della Regione.

Zingaretti sa che la discarica di Colleferro è “chiusa”, che Roccasecca ha rinunciato all’ampliamento e che il Piano industriale di AMA spa non prevede la realizzazione di discariche necessarie alla chiusura del ciclo e alla gestione degli scarti in uscita dagli impianti di trattamento dei rifiuti di Roma Capitale.

I Sindaci della valle del Sacco
Se la discarica è chiusa, perché temono che venga riaperta?
I Sindaci minacciano il ricorso alla piazza e fanno appello alla resistenza. Più che una minaccia sembra un espediente per influenzare e spingere i cittadini ad una nuova mobilitazione, l’ultima chiamata prima del voto di autunno e prima di considerarli del tutto marginali.
Anche in questa circostanza la chiave per comprendere il teatrino della politica sta nelle prossime elezioni.
Non ci risulta che i Sindaci abbiano richiesto alla Regione il provvedimento definitivo di chiusura della discarica, lo stato delle garanzie fideiussorie e la convocazione della Conferenza di servizi per l’adozione di un atto finale, preordinato a produrre effetti giuridici certi.
Semplicemente la scadenza del contratto di servizio tra il Comune di Colleferro, proprietario del sito, e la società Lazio Ambiente spa, gestore della discarica, è stata spacciata per “chiusura”. Quest’ultima è frutto di un accordo, un “impegno” politico di Zingaretti, come ha dichiarato Sanna.
La “chiusura” dei cancelli della discarica con un lucchetto, anziché una determinazione regionale, rimane la più discutibile e controversa azione dell’Amministrazione colleferrina.

I nostri amministratori locali e regionali, senza eccezione alcuna, si sono nascosti a noi cittadini e non hanno finora voluto “chiudere” la discarica. Altrimenti sarebbe bastato chiedere l’attuazione dell’art. 85 della legge di stabilità del 2016, che prevedeva di definire le procedure per la chiusura (a esaurimento della capienza residua), e pretendere a gran voce politiche a favore della raccolta differenziata spinta.
Ora siamo ragionevolmente convinti che colle Fagiolara non riaprirà e che la Regione non cederà per troppe ragioni. La sua capacità residua ha un altro destino ed è quello di essere la discarica di servizio per i progetti impiantistici del Comune e della società regionale, che ha in programma di realizzare a Colleferro il compound industriale. E neanche questa è una vittoria per la nostra comunità.

Comitato e cittadini
Chiediamo chiarezza, che finora è meticolosamente mancata, da parte di tutti i soggetti che hanno una responsabilità nei confronti della cittadinanza e ce l’aspettiamo innanzitutto dal Comune di Colleferro, che deve sollecitare la Regione ad indire la Conferenza di servizi per l’avvio dell’iter procedurale. Dopo un anno e mezzo di blocco dei conferimenti, il sito deve essere chiuso davvero per mettere in sicurezza il corpo di discarica e garantire la sua conformazione statica.
Non siamo cittadini eterodiretti dalla politica dei Sindaci, ma corpi intermedi consapevoli dei propri diritti e interlocutori dotati di capacità critica e di valutazione.
Il problema non è attribuire le responsabilità, che sappiamo benissimo come sono ripartite, ma costruire soluzioni che rispettino tutti i territori.
“Suoneremo le nostre trombe e voi le vostre campane” quando avrete dato al territorio che lo chiede la chiusura effettiva e vera della discarica di Colleferro da parte della Regione.

8 Giugno 2021

*Ina Camilli
Rappresentante Comitato residenti Colleferro

Contrada Fontana degli Angeli00034 Colleferro – Roma – cell. 3357663418

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I tarantini a Roma il 12 e 13 maggio

Lotta all'inquinamento

#IOSONOTARANTINO - Ora basta! Si va a Roma!

Tutti a Roma mindi Tania Castelli
In tema di conversione energetica e bonifiche ambientali, fino ad oggi si guardava con un minimo di speranza al nuovo Ministero della Transizione Ambientale che, grazie ai fondi provenienti dal Recovery Plan, avrebbe potuto cambiare le cose in modo sostanziale a Taranto e in ogni sito industriale altamente inquinante, in rispetto degli accordi Europei sulle "emissioni 0" da attuare entro il 2050 (come da Documento Strategico a lungo termine per il 2050 - Europa a impatto 0, presentato il 28 novembre 2018).

Uno dei nodi cruciali del dibattito politico ed economico interno circa la situazione di Taranto è stato fin dall'inizio la possibile perdita occupazionale derivante dalla conversione di una parte della produzione siderurgica a caldo in favore della cosiddetta "decarbonizzazione". Posti di lavoro riassorbibili con l'avvio di aziende locali specializzate in interventi di bonifica. Di conseguenza si otterrebbe anche il rilancio di quei settori produttivi attualmente in declino proprio a causa del disastro ambientale in corso da decenni (agricoltura e allevamento, pesca e itticoltura, commercio, enogastronomia e turismo, mercato immobiliare etc.).

La eminente multinazionale di consulenze strategiche McKinsey & Company, nel 2020 ha pubblicato il report Net-Zero Europe: Decarbonization pathways and socioeconomic implications (Percorsi di decarbonizzazione e implicazioni socioeconomiche) in cui dimostra che l'Europa riuscirebbe a produrre ben 5 milioni di posti di lavoro se puntasse sull'ecologia, la bonifica e le energie rinnovabili. In particolare proprio l'Italia risulterebbe avvantaggiata rispetto alla media europea, grazie al possibile minor costo delle rinnovabili elettriche e la produzione di idrogeno. Il livello delle emissioni inquinanti, dovute alla combustione di carbone fossile e idrocarburi, diminuirebbe del 90% entro il 2040.

I fatti avvenuti negli ultimi giorni presso la ArcelorMittal di Taranto in seguito alla miniserie televisiva Svegliati amore mio ed il licenziamento di uno dei suoi dipendenti hanno riportato il dibattito mediatico e popolare sulla cittadina pugliese, mentre il silenzio della classe politica italiana e delle sigle sindacali confederali rende a dir poco paradossale la situazione. L'unica eccezione è stata USB (Unione Sindacale di Base) che si è schierata con il lavoratore licenziato ed ha indetto uno sciopero ad oltranza in presidio dal 14 aprile. Tra le richieste anche la rimozione dell'attuale gestione dello stabilimento.

In questo assordante silenzio istituzionale, risuona però il comunicato diffuso ieri dalla ArcelorMittal in cui annuncia di aver siglato una partnership con la controllata statale InvItalia. L'accordo prevede il conferimento nel capitale sociale di una nascente società a controllo congiunto, la Acciaierie d'Italia Holding, consistente in 400 milioni di euro di denaro pubblico subito e 680 milioni entro il 2022. Mentre ad ArcelorMittal manterrà il controllo congiunto del 40% investendo appena 70 milioni di euro.

Molte fonti di informazione e lo stesso governo hanno ritenuto di poter indorare la pillola ai contribuenti italiani nel descrivere un tale squilibrio tra soggetto beneficiario a costo minimo e soggetto rimettente in termini finanziari, parlando di "una congiuntura favorevole tra spinta europea per il green e aiuti di Stato compatibili" (questione time parlamentare del Ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti 14 aprile u.s.). InvItalia ha diffuso una nota in cui descrive questo accordo come funzionale ad una strategia "di sostegno delle imprese e dell'occupazione nel Mezzogiorno, al fine di rilanciare e riconvertire in chiave 'green' il sito siderurgico dell'Ilva, coerente con la strategia, governata dalla Commissione europea, di garantire all'Europa 'zero emissioni' entro il 2050".

Ma cosa ottiene l'Italia a fronte di 1 miliardo e 80 milioni di euro da sborsare entro poco più di un anno? La sottoscrizione di un contratto di affitto e acquisto dei rami di azienda Ilva, perfezionabile soltanto se si verificheranno le seguenti "condizioni sospensive" in favore di ArcelorMittal:
- modifica del piano ambientale in vigore per tenere conto del nuovo piano industriale
- revoca di tutti i sequestri penali riguardanti lo stabilimento di Taranto
- assenza di misure restrittive - nell'ambito dei procedimenti penali in cui Ilva è imputata - nei confronti di Acciaierie d'Italia Holding o di sue società controllate.
"Nel caso in cui tali condizioni sospensive non si verificassero Acciaierie d'Italia Holding non sarebbe obbligata a perfezionare l'acquisto dei rami d'azienda di Ilva e il capitale in essi investito verrebbe restituito".

Risulta quindi incomprensibile l'intento ecologista dichiarato dal governo Draghi, di fatto incaprettatosi con le proprie mani ad un contratto simile. Stupisce anche il plauso dei sindacati italiani nell'affannarsi a mettere la bandierina sul salvataggio solo apparente e momentaneo di 11.500 posti di lavoro, precarizzati da decenni di cattiva gestione aziendale, cassa integrazione ed ora più che mai in pericolo.

Le lacrime di Taranto, invece, si fanno di sale dopo questo ennesimo colpo basso. Mentre la possibilità della decarbonizzazione e della bonifica si allontanano sempre più, su di lei viene scaricato ancora una volta il peso di una logica del profitto, criminalmente estorsiva, in cui a cittadini dolorosamente consapevoli della situazione ambientale si impone di rinunciare alla salute propria e dei familiari in cambio di uno sviluppo economico promesso sin dal dopoguerra e mai attuato. Il tutto con l'assenso dei nostri parlamentari che, da destra a sinistra, con questo ultimo accordo salvifico solo per la multinazionale francoindiana, hanno scientemente e colpevolmente voltato le spalle ai diritti della popolazione, alla dignità ed alla responsabilità del lavoro su cui la Repubblica italiana è fondata, al suo ordinamento giuridico, al rispettocarrozzina 350 min delle sentenze emesse dalla sua Magistratura, oltre che alla Costituzione su cui, quanti vengono chiamati a governare, giurano.

Il 13 maggio a Roma si riunirà il Consiglio di Stato e in quell'occasione la protesta dei tarantini si sposterà nella Capitale, dove resterà in presidio dal giorno precedente. Verso di loro la redazione di unoetre.it e il gruppo di attivismo sociale Melitea dichiarano solidarietà e sostegno assicurando una rappresentanza, nell'auspicio della presenza numerosa di chiunque creda che si possa e si debba salvaguardare l'ambiente insieme alla dignità dei lavoratori. Condizione fondamentale per poter garantire un futuro a questo Paese.

L'appuntamento dunque è per il 12 e 13 maggio 2021 a Roma, dove affermare simbolicamente

#IOSONOTARANTINO

 

Link sito ufficiale Associazione Genitori Tarantini ets
https://sites.google.com/view/genitoritarantini
Link pagina facebook ufficiale
Associazione Genitori Tarantini ets
https://www.facebook.com/genitoritarantini.ets/
Link all'evento facebook del 12 e 13 maggio a Roma organizzato dall'Associazione Genitori Tarantini
(© Massimo Wertmuller)
https://fb.me/e/1hmrj6W2U

 

carrozzina 650 min

 

Tania Castelli fa parte della redazione di CiesseMagazine e di UNOeTRE.it. E' cofondatrice di "Melitea", associazione che si batte per la revisone della legislazione italiana e di quella europea per la  solidarietà e l'accoglienza dei migranti
 
 

 

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Con Taranto fino in fondo

 LOTTE e MOVIMENTI

Al più presto una strada di condivisione dei problemi e delle soluzioni 

di Ignazio Mazzoli
Foto 2 bambino 360 minQuando chiedemmo a Ricky Tognazzi come, nello sceneggiato, aveva con Simona Izzo affrontato e risolto il conflitto fra due diritti, quello al lavoro e quello alla salute, senza rivelarci il finale, ci disse con semplicità: con un messaggio di speranza. Era il mercoledì 7 aprile, nella diretta* di UNOeTRE.it, prima dell’ultima puntata di “Svegliati amore mio”.

Ho atteso, per tutta la puntata, con grande curiosità di conoscere questo messaggio. Arriva poco prima che si concludano i 330 minuti dell’opera interpretata da Sabrina Ferilli e tanti altri bravissimi attori. È un messaggio forte e chiaro, con una grande carica emotiva, al termine di un duro confronto fra Nanà Santoro (Sabrina Ferilli) che guida la protesta dei cittadini che si battono per il diritto alla salute e alla vita ed Ettore Tagliabue (Massimo Popolizio), il direttore senza scrupoli dell'acciaieria che fino all’ultimo fa affidamento sul consenso dei lavoratori. Un cancello rappresenta bene le aree di contrapposizione nello scontro fra cittadini e lavoratori. Il dentro e fuori della fabbrica. Si parlano direttamente e senza peli sulla lingua, ma quando un lavoratore dice alle mamme che protestano che loro vogliono la chiusura della fabbrica, la risposta è un NO all’unisono. "No, vogliamo solo la bonifica che consenta a tutti di vivere in buona salute, a chi è dentro e a chi è fuori della fabbrica". E, mentre Tagliabue continua il suo pressing sui lavoratori rinfacciando loro quanto gli debbano, Nanà con grandissima decisione rimbecca che nulla gli debbono, nulla a lui che senza scrupoli ha solo curato i propri interessi. E’ la catarsi. Si salda una nuova unione di popolo fra cittadini, fra chi è fuori dei cancelli e chi è dietro.
Qui sta il messaggio di speranza. Passiamo ora dall’arte scenica e dalla cultura alla realtà.

E, mi viene alla memoria una descrizione di Paolo Ciofi: «Viviamo in una condizione di eccezionale gravità mai vista prima, in cui si sommano tre crisi: sanitaria, ambientale ed economico-sociale.» Gli avvenimenti che si sono svolti dal 2 aprile hanno manifestato questo quadro in tutta la sua tangibile realtà.

La fiction creata da Simona Izzo e Ricky Tognazzi affronta un dramma vero: l’ambiente che donne e uomini vivono, spesso ormai, mette a repentaglio non solo la buona salute, ma anche la stessa vita. (un’occasione persa dalla Rai che continua a fare polizieschi e manco tutti di buona qualità)

Gli operai di Taranto, nelle circostanze descritte da “Svegliati amore mio”, hanno rivisto la loro vita e hanno voluto testimoniare il loro apprezzamento “condividendo” sui social, una pratica diffusa e comprensibile per tutti e da tutti, le locandine della fictiondiretta 390 min e i loro commenti. Sui loro profili Facebook, suggerivano di guardare la serie! Che delitto imperdonabile? La vicenda è quasi surreale. Si può licenziare un dipendente perché pubblica uno screenshot in cui invita i suoi amici a vedere una fiction in Tv, aggiungendo però un termine, assassini?
Qualcuno, che, come la cicala, si è sentito carezzato il sedere (si fa per dire), apriti cielo, ha vietato ai lavoratori di seguire la serie e di condividerne i post che a quella si riferiscono, con un comunicato del responsabile delle risorse umane Arturo Ferrucci**. Il 9 aprile uno degli operai, Riccardo Cristello, che non ha voluto subire questa privazione del diritto che la Costituzione italiana gli riconosce: “la libertà di opinione” è stato licenziato dopo 8 giorni di sospensione. Una decisione che indigna solo a pensarla. Assurda vero?

Dal 14 aprile dovrebbe iniziare uno sciopero ad oltranza proposto e lanciato da USB, ci piacerebbe sapere se sarà un impegno condiviso da tutti i sindacati, tutti, proprio tutti. Anche in questa drammatica vicenda non ci sembra che abbiano brillato. Riconoscere il loro impegno per i lavoratori in fabbrica durante la pandemia, non ci rende ciechi. Sempre più diffusa è la convinzione che istituzioni statuali e quelle del terzo settore, prima di tutto i sindacati, ed i partiti non facciano il proprio dovere per pretendere che chi prende denari e beni italiani rispetti rigorosamente la nostra Costituzione e le nostre leggi.

Abbiamo letto che il Ministro del Lavoro Andrea Orlando abbia chiesto chiarimenti ad Arcelor Mittal. Bene, potrebbe essere un segnale opportuno per un cambio di marcia. Ma sin da ora diciamo che non basta. La riassunzione è doverosa perché è  stato licenziato un lavoratore senza giusta causa, anzi senza una causa. Nessuna contropartita da concedere. Non sarebbe comprensibile perché immeritata e ingiustificata.
UNOeTRE.it ha scritto al Ministro Orlando, subito dopo la diretta online promossa mercoledì 7 aprile scorso, per informarlo tempestivamente ed ufficialmente dell’appello a lui rivolto da Simona Izzo che gli ha chiesto un decisivo intervento che avvii subito e definitivamente la “bonifica”, la "riconversione ecologica" concordata e decisa perché determini la chiusura dell’area a caldo dell’acciaieria di Taranto (già ordinata da sentenze della Magistratura) responsabile dell’inquinamento e dei morti anche fra i bambini.

La protesta si allarga e coinvolge molte voci: sindacali, dalle istituzioni, dagli organi d'informazione, personalità e associazioni. Durissima la presa di posizione delle Acli di Taranto. Ciò che accade è grave: infatti è il divieto del DIRITTO sancito dall’articolo 21 della Costituzione della Repubblica Italiana, che parla chiaro sulla libertà di manifestazione del pensiero: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione“.

Ma non è solo questo. Abbiamo tutti il dovere di approfondire le cause di fondo, economico-sociali e politiche che produconomanifesto genitori tarantini 370 min questi disastri. I simbolismi eloquenti e brillanti di Greta Thunberg che attraversa l’oceano in barca a vele perché l’aereo inquina, con “Svegliati amore mio” scendono a terra, fra tutti noi comuni mortali. L'ambiente diventa problema di bimbi, mamme, papà, cittadini tutti e supera l’assurda contrapposizione lavoro-salute che non è una inevitabile alternativa del destino. Ci viene imposta da interessi precisi, individuabili e di pochi. Basta analisi superficiali, basta solo denunce, se vogliamo un mondo diverso ce lo dobbiamo conquistare con metodo, lotte motivate e vincenti e con il dialogo costante con tutti quelli che hanno bisogno di soluzioni nuove e alternative a questo regime che ci piomba in queste situazioni.

Ritorniamo al ”subito”. I cittadini di Taranto saranno a Roma il 12 e 13 maggio’21 presso il Consiglio di Stato. Solidarizziamo con loro. Andiamo con loro e ragioniamo insieme. Hanno ragione a denunciare la loro sofferenza ma hanno anche bisogno di tanti alleati.
Mi rivolgo a tutti, tarantini e cittadini italiani tutti, con le parole di una giornalista di Taranto, Cinzia Amorosini. «...l'ultimo messaggio "in codice", ma non troppo a ben rifletterci, è riservato alle istituzioni ed alla politica, a tutti i livelli, a cui si chieda altrettanta "responsabilità e coerenza" e soprattutto, (il passaggio è importante) "di spogliarsi da quei protagonismi che rischiano di rivelarsi un boomerang se alle criticità esistenti non si è in grado di trovare, in un percorso condiviso, risposte pronte e concrete. (…) In conclusione, un panorama alquanto sconfortante che lascerà tutti sconfitti su un campo disseminato di caduti, se non si trova al più presto una strada di condivisione dei problemi e delle soluzioni, senza tenere fuori dalla discussione, politica e sindacato, coloro che vivono e soffrono sul territorio sapendo cosa vogliono, con grande maturità ormai e capacità di proposta: i cittadini».

Solo così si dispiega nella realtà quel messaggio di speranza che Simona Izzo e Ricky Tognazzi ci hanno suggerito con il loro “Svegliati amore mio”.

 

UNOeTRE.it ha dto darà vita alla diretta video, che riproponiamo qui di seguito

 

 

*La diretta online di UNOeTRE.it andata in rete il 7 aprile è stata seguita da 9248 visitatori, su Facebook da 7329 e su Youtube da 1.919. Per un piccolo giornale un grande risultato
** – Articolo di Piero Piliego
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=231310445131622&id=100047580051250

 

 

 

 

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La domenica dei tarantini

Associazioni. Ass. Genitori tarantini ets

Taranto. Iniziativa a piazza Dante

Zaza.3 bugie governo 390 minDomenica, 31 gennaio, dalle ore 10;00 alle ore 12;00, si terrà il secondo incontro con la cittadinanza, organizzato dall'associazione Genitori tarantini, con il supporto importante di associazioni e liberi cittadini.
L'appuntamento è in piazza Dante (piazzale Bestat), a Taranto.
Questa domenica si parlerà delle bugie del Governo in merito al recente accordo tra Invitalia e ArcelorMittal, con interventi di ingegneri che, tra l'altro, risponderanno anche alle eventuali domande dei presenti.
L'associazione Genitori tarantini continua nel suo impegno per la chiusura di tutte le fonti inquinanti, a partire dalla produzione a caldo dell'acciaieria tarantina, indicata fin dal 2012 come principale fonte incompatibile con la vita e la salute di cittadini e lavoratori.
Le domeniche dei tarantini continueranno, individuando, di volta in volta, piazze della città che possano garantire le norme anti-Covid in vigore. Per tale scopo, si ringraziano i volontari di protezione civile dell'E.R.A.V. (Emergenza Radio Amatori Volontari) sez. Città di Monteparano - N.O.E.
Lo scopo di questi incontri è costruire, insieme ad associazioni e cittadini che vorranno partecipare., azioni pacifiche ma incisive sul territorio tarantino e, quando sarà possibile, anche fuori regione, fino ad arrivare a Roma.

Il video in cui Anna Ferruzzo e Massimo Wertmuller presentano l'iniziativa dell'associazione

 

https://www.facebook.com/genitoritarantini.ets/videos/1079218745915204/?sfnsn=scwspmo

 

 

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Per i bambini di Taranto

Solidarietà

Dagli artisti dello spettacolo, il regalo per i bambini di Taranto.

di Associazione Genitori tarantini-ets
manifesto comitato GenitoriTaranto minLa sorpresa di Natale, quest’anno, arriva dal mondo dello spettacolo italiano. Da alcuni giorni, donne e uomini, artisti affermati, stanno manifestando apertamente la propria solidarietà per Taranto, in uno dei momenti più brutti ed offensivi nei riguardi della nostra comunità.

“L’Italia bella si muove, quando la Costituzione viene piegata ai voleri dei poteri forti”, dichiara Cinzia Zaninelli, presidente dell’associazione Genitori tarantini. “Vogliamo ringraziare, innanzitutto, Anna Ferruzzo e Massimo Wertmuller per il loro costante impegno che li ha portati a contattare amici-colleghi per proporre loro qualcosa di magnifico: una manifestazione di infinito amore e di affetto per i nostri figli. Questi gesti non erano dovuti e per questo diventano ancora più importanti, più preziosi per noi tarantini.”

Dopo aver condiviso e sottoscritto la lettera che ogni settimana, puntualmente dall’inizio di giugno, viene inviaFoto 2 Massimo Wertmuller e Anna Ferruzzi minta al premier Conte (dal quale si attende ancora una risposta, nonostante le promesse di agosto), molti di questi encomiabili artisti hanno voluto dedicare a Taranto e ai suoi figli più piccoli brevi videomessaggi che sono stati raccolti in un video che verrà pubblicato sulla pagina facebook dell’associazione Genitori tarantini, la vigilia di Natale.

L’associazione vuole ringraziare di vero cuore, in ordine sparso, Anna Ferruzzo, Massimo Wertmuller, Michele La Ginestra, Antonello Fassari, Rodolfo Laganà, Massimo Bonetti, Massimo Ghini, Filippo Laganà, Paola Tiziana Cruciani, Valentina Carnelutti, Edy Angelillo, Pino Quartullo, Sandra Collodel, Ninni Bruschetta, Amanda Sandrelli, Tullio Solenghi, Maria Grazia Pani, Giampiero Ingrassia, Francesca Reggiani, Iaia Forte.

 

manifesto comitato GenitoriTaranto min

 
Associazione Genitori tarantini-ets

 

 

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Discarica di Cerreto: il governo concede ancora  un "via" libera

Ambiente. inquinamento, salute

Siamo tutti nella famigerata commedia di Samuel Beckett, "Aspettando Godot"?

di Umberto Zimarri
discarica cerreto 350 260Ci ho messo un po' a scrivere questo stato, ad elaborare, a far sbollire la rabbia e la delusione che comunque restano elevate. Domenica 18 ottobre, La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha "deliberato il superamento del dissenso del Mibact, manifestato nel corso del procedimento di valutazione di impatto ambientale per la discarica di Roccasecca".

Per la terza volta in meno di due anni il Governo è stato chiamato ad esprimere un parere sulla Discarica di Cerreto, per tre volte, ovviamente, non c'è stato alcun problema ad andare incontro alle richieste di ampliamento avanzate dalla Regione Lazio (due volte per il IV bacino, ora per la costruzione del V). E' bene sottolineare che parliamo di governi di colore diverso, prima giallo-verde ora giallo-rosso.

La vicenda per la costruzione del V bacino dura dall'autunno del 2015. Ricordo ancora perfettamente la telefonata di Fabrizio Di Cioccio per avvisarmi di questo sciagurato progetto.
Ho seguito il procedimento personalmente dalla prima conferenza di servizi ed in ogni occasione utile ho cercato di evidenziare tutte le criticità evidenti di quel progetto. Progetto che per dimensioni è estremamente più impattante della "montagna" che abbiamo visto crescere recentemente.
Ci sono state manifestazioni (sempre grato a chi non ha mai rinunciato alla lotta), sono state presentate 3 interrogazioni parlamentari (1 nella passata legislatura, grazie ad Andrea Maestri, e 2 in questa, grazie a
Rossella Muroni) a cui nessun Ministro dell'Ambiente ha risposto, ci sono stati momenti di sensibilizzazione, c'è stata un'azione encomiabile, a mio avviso,del Sindaco di Roccasecca, Giuseppe Sacco e dell'instancabile, Tommasino Marsella, ma quello che oggi viene certificato è che la Politica, nella sua massima espressione, ha deciso e deliberato che le regole non sono uguali per tutti.

Perché questo viene certificato: il diritto cede il passo alle logiche politiche. Il pesce grande mangia il pesce più piccolo in un darwinismo politico che produce rabbia e sgomento. Il Ministero dei Beni Culturali che smentisce le opposizioni che i suoi funzionari avevano evidenziato.
Il fallimento politico nella gestione dei rifiuti della capitale che viene scontato in Provincia, dove gli occhi dei grandi giornali e telegiornali non arriva. La polvere sotto il tappetto, o meglio i rifiuti un po' dovunque. La costruzione di un Monopolio Privato in un ambito strategico.

Tutto questo avviene nel momento storico in cui tutti i cittadini dovrebbero essere rassicurati e rappresentati dalle Istituzioni.
Sicuramente continuerà la battaglia legale, continuerà la battaglia giocata sui cavilli, come giusto e doveroso che sia, ma quello che appare evidente è la sconfitta della Politica, delle istituzioni e dei rappresentanti locali in Parlamento incapaci di difendere il Territorio, per alcuni di essi c'è stato menefreghismo, per altri semplicemente mancanza di peso specifico.

Per chi pensa che la Politica sia qualcosa di serio avente lo scopo di rappresentare il popolo ed il territorio, è l'ennesima amara sconfitta.
Chi si aspetta una Politica, al passo con i tempi, capace di rendere l'economia circolare un fatto concreto e non un slogan per riempire i giornali, ormai rischia di ritrovarsi nella famigerata commedia di Samuel Beckett, "Aspettando Godot".

 

 

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La nostra vita nella valle avvelenata del Sacco

 Iniziativa di: Associazione Medici di famiglia per l’ambiente e Comitato residenti Colleferro

TamaraZanella testimonianzaPoco prima della dichiarazione di emergenza del Covid19, ignari di quanto sarebbe accaduto di lì a poco, ilLOFT.it, una piattaforma TV, ha realizzato un servizio sul degrado sanitario e ambientale della valle del Sacco, uno dei siti di interesse nazionale (SIN) più estesi e terzo per livello di contaminazione, con le testimonianze dei territori.

La prima voce è quella di Tamara Zanella, che racconta la dolorosa perdita del figlio, la storia coraggiosa di una madre che non avrà giustizia (vedi video)

Sempre più spesso le conseguenze dell’inquinamento e della contaminazione entrano di prepotenza dentro le case delle famiglie e minano la salute, il futuro, degli abitanti della valle del Sacco.
Il coronavirus non ha ancora cessato di mostrare i suoi mortali effetti incontrollati ed è come se nulla fosse cambiato, tanto meno il modo di affrontare, durante e dopo il covid, la questione ambientale. Trovare una soluzione politica, condivisa con i territori, per il risanamento ambientale, economico, sanitario e sociale significa trovare una soluzione per proteggere la salute pubblica.

Cosa si stava facendo per la prevenzione dei fenomeni illegali di sversamento nel fiume e la individuazione delle fonti di inquinamento prima che scoppiasse la pandemia? Sono state pianificate e adottate misure di sorveglianza e controllo del rischio sanitario? Nulla e dal nulla dobbiamo ripartire: il virus non ha cambiato la capacità di reazione delle Istituzioni in termini di intervento e risposta alle diverse forme di inquinamento tutt’ora presenti in queste zone della Ciociaria.

Il registro tumori regionale mai nato, il piano epidemiologico della valle del Sacco mai voluto. Due strumenti imprescindibili per dar vita ad un risanamento sanitario e senza i quali, verosimilmente questo è l'obiettivo, qualsiasi rivendicazione di rapporto causa-effetto della malattia resta pura chiacchiera o al massimo supposizione.

L’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo con l’infezione da Covid, che non è stata ancora debellata, può peggiorare l’impatto sanitario nella valle del Sacco, dove manca la certezza di una appropriata assistenza di medicina territoriale.

Associazione Medici di famiglia per l’ambiente
Comitato residenti Colleferro

 

Frosinone, 26.7.2020

 

 

 

 

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Link utili https://www.iloft.it/login   con:  Password:Valledelsacco; Video: https://www.iloft.it/playvideo/italiadoc_lazio3
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Riapriamo le attività, ma non l’inquinamento

  • Pubblicato in Partiti

Preminenza dell’inquinamento di origine industriale

verdifiumesacco 350 minUn anno fa Ceccano era pervasa da persistenti cappe maleodoranti, la popolazione diede vita a numerose proteste. Si tennero convegni e manifestazioni. Ci anche furono opinioni diverse fra “esperti”. C’era chi sosteneva che all’origine del fenomeno ci fosse l’inquinamento industriale, con relativi sversamenti abusivi e/o non trattati. Altri sostenevano trattarsi degli scarichi urbani che compromettevano il ciclo di depurazione, previsto per gli scarichi industriali. Risultava impossibile risalire alla causa del fenomeno e si assistette a uno scarico di responsabilità fra diversi attori, che avrebbero dovuto vigilare, intervenire, provvedere. Intanto il fiume Sacco era sempre più inquinato, eutrofizzato ed asfittico.

Oggi, dopo circa due mesi di lockdown si respira aria più pulita. La “puzza” è miracolosamente scomparsa. il Sacco è tornato ad assomigliare ad un fiume, dove è possibile ammirare, oltre alla nutria, qualche airone, molte gallinelle d’acqua ed anche qualche uccello migratore, incoraggiato dal clima primaverile.

Gli scarichi urbani hanno subito, in questi mesi di emergenza, un consistente aumento, sia quantitativo che di sostanze potenzialmente inquinanti, dovuto alle indicazioni igieniche per combattere il Covid. Le attività industriali sono state quasi azzerate.

Il miglioramento della qualità ambientale è la conferma della preminenza dell’inquinamento di origine industriale.
Fra pochi giorni parte la fase 2.

Come sono stati predisposti i controlli ambientali per attuare il ritorno alla “normalita”?. Una normalità che non può più essere fatta di fuorilegge che inquinano e di controllori che fanno fatica a controllare.
I servizi di vigilanza e controllo vanno garantiti ventiquattr’ore su ventiquattro, destinandovi le risorse necessarie.

La correlazione fra inquinamento e Covid 19, ma anche fra inquinamento e tumori, malattie respiratorie, immunitarie, nervose ed altre numerose patologie che colpiscono gli abitanti della Valle del Sacco, è stata acclarata.

Siamo di fronte ad una situazione che deve contrastare l’emergenza sanitaria. Si attinga alle risorse ad essa destinate, garantendo prevenzione e cura, anche destinando specifiche strutture (il Circolo di Ceccano di Articolo 1 ha proposto in merito la destinazione specifica dell’Ospedale di Ceccano).

E’ opportuno che, a tutela dei lavoratori, del lavoro e dell’ambiente, ASL, Protezione Civile, Provincia, Comuni e Forze dell’Ordine, predispongano adeguate iniziative per impedire che, con la riapertura delle attività produttive, si riapra anche il Far West dell’inquinamento.
E’ compito di tutti i cittadini, così come hanno rispettato e stanno rispettando, le dure, ma necessarie misure imposte a tutela della salute, chiedere il rispetto della legalità nei confronti di quanti violano la legge inquinando,.

Oriano Pizzuti - Presidente del Circolo Articolo 1 di Ceccano
Ceccano 23 aprile 2020

 

 

 

Modulo nuovo di Autocertificazione per ottemperare alle disposizioni dell'emergenza coronavirus da SCARICARE, STAMPARE e COMPILARE

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Magliette Bianche domenica 22 dicembre '19

 magliettebianche 350 mindi Valentino Bettinelli - Domenica in nome dell’ambiente quella del 22 dicembre. In 25 Siti Di Interesse Nazionale (SIN), tanti cittadini hanno deciso di manifestare, indossando simbolicamente delle magliette bianche, per chiedere l’effettivo avvio di tutte le attività di bonifica dei territori inquinati.

La Valle del Sacco ha contribuito a questo flash mob di portata nazionale, grazie all’organizzazione delle associazioni ambientaliste del territorio e liberi cittadini”. Il corteo itinerante ha attraversato la Valle, con delle tappe simboliche: partenza da Colleferro, di fronte la BPD, poi passaggio ad Anagni davanti al depuratore consortile mai entrato in funzione. Terzo appuntamento della mattinata a ridosso della discarica di Via Le Lame, nella zona industriale di Frosinone e conclusione dell’itinerario della manifestazione, anche con legame a filo doppio con la partenza, a Ceccano nei pressi dei cancelli dell’ex Snia-BPD.

Avviare le bonifiche, come ricordano bene gli organizzatori, significa anche impedire che i territori continuino a subire danni da attività che perseverano nella lavorazione e nello smaltimento di materiali altamente contaminanti.

La manifestazione della Valle del Sacco ha visto la partecipazione di numerosi cittadini, titolari esclusivi di una lotta senza bandiere che deve condurre tutti all’obiettivo, affinché si possa cominciare a tutelare seriamente e con criterio la salute di tutti. discarica 350 min

Anche Roma, in particolare Piazza del Vaticano, ha avuto le sue magliette bianche, ringraziate anche dallo stesso Papa Francesco, che ha esortato i governanti ad una lungimirante azione in materia ambientale. La manifestazione delle Magliette Bianche della Valle del Sacco ha ottenuto uno spazio notevole nella cronaca nazionale, grazie alla presenza di una troupe del Tg3, che ha preso proprio il nostro SIN come esempio di narrazione per la protesta nazionale.

Tante le voci raccolte, ma il grido resta unanime; all’unisono si chiedono interventi concreti per l’avvio di una bonifica sempre più necessaria, anche visti i dati sanitari che continuano a delineare un quadro tragico per le aree inquinate.

Le magliette bianche della Valle del Sacco, come negli altri SIN, hanno dimostrato che i cittadini ci sono e sono pronti a scendere in campo, anche in una domenica mattina di dicembre, a pochi giorni dal Natale e nonostante le poco clementi condizioni atmosferiche. Adesso è compito delle istituzioni e della politica seguire la spinta della popolazione, ormai esausta di vivere in zone contaminate e dove la semplice sopravvivenza è quasi del tutto compromessa.

 

 

 

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