Opinioni e Tradizioni
Qual è il senso del Natale?
di Rossana Germani
Il presepe (o presepio) è una rappresentazione della nascita di Gesù derivata da tradizioni medievali. Il termine deriva dal latino praesaepe, cioè greppia, mangiatoia, composto da prae = innanzi e saepes = recinto, ovvero luogo che ha davanti un recinto.
Recinto, capanna o grotta, stella cometa, laghetto, muschio, pecorelle, i vari personaggi, alcuni classici altri attuali o addirittura automatizzati, lucine colorate, cielo stellato e chi più ne ha più ne mette.
Ogni anno facciamo sfoggio della nostra composizione, sempre più grande, sempre più originale e con almeno un personaggio in più. C'è chi usa ancora le vecchie statuine di nonni o bisnonni, un po' scolorire, scocciate, rotte e incollate, ma dal valore affettivo unico. C'è chi si diletta a farle artigianalmente di cartapesta o di altri materiali modellabili e chi, invece, più sbrigativo, le compra magari di plastica. Ma ognuno fa il suo bel presepio.
Anche l'economia gira intorno al presepio.
Via San Gregorio Armeno nota anche come “via dei presepi" o “via dei pastori" o Vico dei presepi, o ancora, da molti partenopei chiamata San Liquoro, è la strada del centro storico di Napoli celebre per le botteghe artigiane di presepi.
La tradizione presepiale ha origini remote. Tanto tempo fa esisteva un tempio dedicato a Cerere, divinità della terra e della fertilità, dea della nascita e tutrice dei raccolti, alla quale le persone offrivano come ex voto delle statuine di terracotta.
La nascita del presepio napoletano è più recente poiché risale alla fine del settecento e da allora è una grande risorsa per gli artigiani del luogo.
Soprattutto nel periodo natalizio si fa fatica a camminare rigorosamente a piedi nel “Vicariello” tra tutte le persone che ammirano le opere esposte in bella vista sia all'interno che all'esterno su appositi banchetti. Gli artigiani realizzano, ormai durante tutto il corso dell'anno, statuine per i presepi, sia tradizionali che originali. Quelli più eccentrici realizzano statuine con fattezze di personaggi di stringente attualità. Già dall'anno scorso in primo piano, e in svariate forme e dimensioni, spiccavano caricature e riproduzioni fedeli in miniatura dei politici che più si sono distinti in questi ultimi anni in positivo o in negativo a discrezione dell'acquirente, come Salvini, Meloni, Renzi, Di Maio, Conte, ma anche Trump o Papa Francesco oppure altri personaggi noti del mondo calcistico o dello spettacolo. Per molte celebrità è diventato un traguardo ambitissimo apparire su uno dei presepi del Vico. Dunque la caratteristica del presepio napoletano è quella di essere un perfetto connubio tra il sacro e il profano.
Tutto bello, tutta la gioia del Natale viene fuori in questi giorni, ma siamo proprio sicuri che sia questo il senso del Natale?
Proviamo ad immaginare cosa ne penserebbe il protagonista in assoluto, Gesù.
Tutto questo consumismo sfrenato intorno al Natale che nemmeno la paura di un minaccioso e ahinoi letale virus riesce a frenare bene. Pensiamo che gli dispiacerebbe davvero nascere con un po' di anticipo? Se addirittura il Papa ha deciso di anticipare la messa della mezzanotte del 24 alle 19 e 30 credo che nessuno debba più mostrare il suo disappunto a riguardo.
E poi, passare le festività natalizie in grande compagnia pensiamo davvero che sia lo scopo della festa del Natale? E, ancora, pensiamo che diffondere odio sia una filosofia di vita che riconoscerebbe giusta?
E proviamo a pensare a cosa vorrebbe che facessimo di fronte ad un barcone in avaria o che sta affondando in mare aperto, pieno zeppo di persone, di uomini, donne e soprattutto bambini.
Mi piace riportare questa parte del Vangelo di Matteo che, al di là della fede o meno, trovo che sia molto significativa e che sia spunto di riflessione per i credenti come per gli atei o per gli agnostici.
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me»
«Poi - il Figlio dell’uomo - dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”»(Mt 25,41-45).
Ma sentiamo anche Carlo Alberto Salustri, poeta noto come Trilussa (un anagramma del suo cognome), noto al pubblico per le sue poesie in romanesco. Ha dedicato una bella poesia al presepe: in questi versi Trilussa dà voce al bambino Gesù, immaginando una sua critica a chi si dedica all’arte di allestire un presepe, di farlo ogni anno sempre più grande e sempre più ricco di personaggi senza però coglierne il vero significato.
“Ve ringrazio de core, brava gente,
pé ‘sti presepi che me preparate,
ma che li fate a fa? Si poi v’odiate,
si de st’amore non capite gnente…
Pé st’amore sò nato e ce sò morto,
da secoli lo spargo dalla croce,
ma la parola mia pare ‘na voce
sperduta ner deserto, senza ascolto.
La gente fa er presepe e nun me sente;
cerca sempre de fallo più sfarzoso,
però cià er core freddo e indifferente
e nun capisce che senza l’amore
è cianfrusaja che nun cià valore”.
Mi auguro che questo Natale sia un'occasione per ritrovare davvero lo spirito natalizio che ci illumini il cammino futuro e che ci faccia guardare il prossimo con amore e fratellanza. In questi ultimi anni sono uscite fuori dagli animi di alcune persone delle frasi come “buon appetito ai pesci" che nessun essere dotato di un minimo di cuore dovrebbe poter pensare.
Auguro a tutti davvero un buon Natale nella speranza che l’umanità faccia un passo avanti verso la pace, l'amore e l'unione tra tutti i popoli e tra tutte le persone senza più alcuna distinzione. Facciamo parte tutti di un grande presepio dove ognuno ha il suo ruolo e dove ogni nuova vita che nasce deve essere una gioia per tutti mentre la fine di ogni vita deve arrecare dispiacere ad ognuno e dove tendere la mano a qualsiasi persona in difficoltà è doveroso e deve essere visto come un atto di amore, di rispetto ma soprattutto di gioia da parte di chi lo compie.
Per quanto mi riguarda, se una mia parola, un mio gesto, un mio sorriso, una mia carezza seppur virtuale in questo momento, abbia portato o porterà sollievo a qualsiasi essere vivente potrò dire di non aver vissuto invano. Buon Natale e buon presepio a tutti.
Rossana Germani fa parte della redazione di CiesseMagazine e per essa cura anche la rubrica di cultura, libri e poesia.
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