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Azione under 30 Frosinone per l’immigrazione

 

Il dibattito online “Tutti hanno diritto alla vita”. Che cosa il fenomeno dell’immigrazione pone sul tavolo della politica

di Ludovico Celesti
azioneunder30 InPixio 390 minQuando si vanno ad analizzare temi complessi e dinamici come quello dell’immigrazione, è vitale innanzitutto definirne le aree principali attraverso discorsi ponderati e critici. Oggi è facile lasciarsi andare a quello che è l’aspetto più immediato del contesto migratorio, rimanendo ancorati a dinamiche di riflessione basate principalmente sulla pietà e sul sentimento, veicolate dalle continue tragedie che affliggono il mediterraneo e le principali rotte migratorie. Se da un lato è giusto esprimere a gran voce il proprio cordoglio davanti alle tragedie dei migranti, o davanti alle terribili condizioni da cui uomini, donne e bambini sono costretti a scappare, dall’altro è imperativo che l’opinione pubblica sia sensibilizzata anche sugli elementi più pragmatici che il fenomeno dell’immigrazione pone sul tavolo decisionale della politica.

Tuttavia, quando si va ad osservare il dibattito politico degli ultimi giorni, è evidente come non ci si sposti mai dal tipico processo mediatico di accuse, colpe e ritorsioni, alla continua ricerca di un capro espiatorio.
Lo abbiamo constatato davanti alla terribile tragedia di Cutro e nel recente passato, dove si pensava più a strategie politiche di generazione del consenso e a rimpalli di responsabilità, piuttosto che a proposte efficaci per affrontare la situazione.

La viralità mediatica si è sempre giovata di narrazioni in stile “cronaca nera” con cui questi terribili scenari sono stati riportati al pubblico, ma questo approccio, senza un confronto sulla complessità della tematica, rimane alla stregua di un brusio di fondo utile solo a farci battere il petto per quel breve lasso di tempo in cui la notizia rimane nelle nostre orecchie.

È proprio per cambiare rotta rispetto a questo tipo di atteggiamento che Azione Under 30, insieme all’aiuto di esperti in materia e volontari appassionati, ha promosso, il dieci Marzo scorso, il dibattito online dal titolo “Tutti hanno diritto alla vita” con la pregevole partecipazione di una giurista del calibro di Vitalba Azzollini, editorialista per molte testate giornalistiche oltre che autrice di paper per l’istituto Bruno Leoni, e la delegata nazionale di Azione e coordinatrice del gruppo pari opportunità di Roma Eugenia Aguilar Jauregui. Il tutto è stato diretto abilmente da Valentina Nizzardo, laureata in Relazioni Internazionali con curriculum in sicurezza globale presso la Sapienza, e appassionata di storia e geopolitica, e Francesco di Pofi, studente universitario e responsabile del gruppo under 30 della provincia di Frosinone, i quali hanno anche gentilmente permesso al sottoscritto, appassionato e studioso di diritti umani, di approfondire, con un intervento mirato, le tematiche economiche dell’immigrazione.

Non è cinico pensare che una qualsiasi questione debba essere affrontata, prima di tutto, analizzandone le componenti pratiche e tangibili, in particolar modo quando queste discussioni possono avere un reale impatto sulla vita e la morte di persone innocenti. Ed è in virtù di tale premessa che durante il dibattito si è potuto discutere a tutto tondo di temi come quello del “mediterraneo allargato”, portato avanti in maniera estremamente puntuale da Valentina Nizzardo, con un topic accurato sulle sfide strategiche che tale scenario geopolitico pone, insieme ad un approfondimento sulle dinamiche delle crisi migratorie che continuano a mietere vittime innocenti davanti al tentennare di stati ormai meri spettatori di un’instabilità così intricata.

Un altro tema fondamentale nello studio delle problematiche inerenti ai flussi migratori e più in generale all’uguaglianza sociale da tutelare, è stato espresso dalla dottoressa Aguilar, la quale ha esposto la spinosa questione dei Diritti fondamentali degli stranieri, mettendo a conoscenza di tutti i partecipanti dell’evento un interessante sito web, “passportindex”, in cui è possibile confrontare i gradi di apprezzabilità all’estero di tutti i passaporti del mondo. Altro elemento toccato dal suo intervento è stata la questione di genere, tassello cruciale nella comprensione e nell’ integrazione dei membri di società e culture così sfaccettate e fluide. Tali situazioni, ha proseguito la Aguilar, portano alla necessità della creazione di un ministero per l’immigrazione, in grado di affrontare in maniera specifica tutte le criticità inerenti al contesto migranti e flussi migratori.

Altro punto del dibattito è stata “l’economia” dell’immigrazione, da intendere come quel complesso di dinamiche economiche che sono influenzate, quasi esclusivamente in maniera positiva, dall’entrata dei migranti in quelli che sono i mercati del lavoro adatti alle loro competenze. La dottoressa Azzollini infine ha integrato i vari argomenti del dibattito con la sua esperienza e professionalità, aprendo le porte ad un’ampia conversazione e toccando in maniera magistrale i punti salienti dei recenti avvenimenti in ambito immigrazione: significativa è stata l’analisi delle responsabilità inerenti alla tragedia di Cutro e a come le risposte dell’attuale governo, soprattutto nelle ultime dichiarazioni dei suoi esponenti, non siano state soddisfacenti, consistendo non tanto nell’aumento di canali di ingresso regolari quanto più in ulteriori strette sull’immigrazione; di come non siano state prese in considerazione molteplici convenzioni internazionali nell’analisi di criticità migratorie e dell’assoluta fallacia giuridica del concetto di reato universale presente nel decreto Cutro; di come le idee di “porti chiusi” e “blocchi navali” non rappresentino altro che le ennesime speculazioni davanti alla tragedia di persone che in forza del Diritto Internazionale hanno diritto ad essere salvate e protette.

Iniziative come il dibattito “Tutti hanno diritto alla vita” portato avanti da Azione Under 30, rappresentano un piccolo mattone con il quale va costruito l’edificio della responsabilizzazione collettiva, con l’idea di portare avanti dinamiche di sensibilizzazione nei confronti di temi così attuali e rilevanti come quello dell’immigrazione. Limitarsi alla pietà nei confronti di persone disperate che fuggono dalla guerra, dalla povertà e dai soprusi, non è sufficiente. È necessario, come sempre, uno sforzo affinché le cose cambino, anche se in apparenza piccolo. Le idee e le informazioni che un gruppo di persone possono condividere fra loro rappresentano la linfa di cui una società equa e aperta ha bisogno per fare in modo che tragedie come quella di Cutro non si ripetano mai più.

 

 

 

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La sentenza su Luana D’Orazio: la vita operaia non vale niente?

MORTI SUL LAVORO

Due anni di reclusione ai responsabili con sospensione condizionale della pena 

di Maurizio Acerbo
Morte Luana DOrazio titolari ditta patteggiano condanna 390 minSe Luana D’Orazio insieme ad altre operaie avesse fatto un blocco stradale per rivendicare più sicurezza avrebbe rischiato una condanna dai 2 ai 12 anni. Queste le pene previste dal decreto Salvini approvato dal governo Conte1 e non abrogato dal Conte2.

I responsabili della morte della giovane madre stritolata a 22 anni dentro un orditoio hanno preso una condanna inferiore a quella che avrebbe rischiato lei.

Due anni di reclusione per Coppini, e a un anno e 6 mesi per Faggi, entrambi con sospensione condizionale della pena. I datori di lavoro di Luana D’Orazio, uccisa dall’orditoio su cui lavorava perchè avevano tolto le protezioni di sicurezza, se la cavano con delle condanne lievissime.
Non ditemi che questa non è una società di classe.

Gli omicidi sul lavoro sono reati minori? Sono meno gravi dell’omicidio stradale? Togliere le protezioni per aumentare il ritmo produttivo è meno grave della guida in stato di ebrezza? Come è possibile e accettabile una cosa del genere? Perché il presidente del consiglio intervenendo alla Camera nel suo discorso programmatico ha detto che non c’è bisogno di nuove leggi per garantire la sicurezza e nessuno l’ha contestata?

Questa sentenza che indigna spiega perché come Unione Popolare abbiamo proposto di modificare la normativa.

Attualmente è previsto il reato di omicidio colposo sul lavoro con una pena dai 2 ai 7 anni. Col patteggiamento siamo arrivati a questa sentenza.

Unione Popolare propone di introdurre il reato di omicidio e lesioni sul lavoro con pene dai 10 ai 18 anni per i datori di lavoro che, non adempiendo agli obblighi normativi, causano la morte o l’infortunio grave di un dipendente.

Nell’ultima legislatura le deputate di "ManifestA" hanno depositato una proposta di legge preparata con l’USB. Perché è venuto in mente solo a noi che pure siamo per la depenalizzazione dei reati minori e assai più garantisti della destra?

La risposta è semplice. Per Giorgia Meloni “non bisogna disturbare chi vuole fare”, cioè le imprese. Figurarsi se viene in mente di colpire con durezza chi non rispetta le norme sulla sicurezza.
Certo non si risolve tutto inasprendo le pene e proponiamo un complesso di norme e misure. Però una sentenza come questa rende evidente la necessità di intervenire anche sul codice penale.

Unione Popolare non ha eletto e non potrà presentare di nuovo la proposta ma continuerà a battersi per fermare questa strage. Le vite delle lavoratrici e dei lavoratori contano.

28 Ottobre 2022 da https://www.kulturjam.it/

 

 

 

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Il sole della vita: la vitamina "D"

 SALUTEBENESSERE Rubrica

Utile l'esposizione alla luce del sole almeno 2 ore al giorno

di Dr. Antonio Colasanti
Cibi con vitamina D cure naturali 390 minLa vitamina "D" per molti anni dimenticata sta attraversando oggi un periodo di forte rivalutazione. Va precisato che tanto la vit d3 quanto la d2 sono potenti ormoni e non vitamine che inviano messaggi al DNA, disponendo di oltre 4500 recettori nelle cellule del sistema immunitario del quale rappresentano il più importante modulatore.

L'elaborazione della vitamina d avviene quando la luce ultravioletta si irradia sulla cute o sul pelo degli animali, i quali la assorbono leccandosi spesso. La vit d3 è 50 volte più attiva della d2; è una sostanza immunoregolatrice in grado di operare sull'attivita del sistema immunitario equilibrando e correggendo le risposte errate nei confronti di antigeni provenienti dall esterno. Alle volte il sistema immunitario, pur essendo un potente strumento di difesa che riesce a fabbricare migliaia di sostanze diverse potenzialmente letali per gli aggressori esterni, si inceppa al punto tale che non riconosce ciò che gli appartiene provocando una serie di squilibri e malattie autoimmuni.

E' in queste situazioni che la vitamina "D" è capace di infiltrarsi modulando e riequilibrando l'attività delle nostre centraline immunitarie. Quando si parla di vitamina "D" è importante sapere che oggi il tempo che passiamo all'aperto, a diretto contatto con i raggi solari è sempre piu ridotto. Questa circostanza insieme all'uso di creme protettive che schermano i raggi solari impedendo la formazione delle vitamine "D" sono causa dell'insufficenza della stessa.

Inoltre l'invecchiamento della pelle è meno capace di formare la vitamina. Questa è oggi la causa per cui molte persone presentano una grave carenza ed è grande il numero di malattie autoimmuni.

La vitamina "D" d agisce sulla formazione delle cellule dentritiche e sulla trascrizione genica, pertanto modula tutto il sistema immunitario. Tanta piu vitamina "D" abbiamo tanto maggiore sarà la risposta immunitaria alle infezioni ed alla capacità dell'organismo di inibire la reazione immunitaria. Ci può essere un mancato assorbimento della vitamina "D" per difetto genetico che conduce a malattie autoimmuni in questo caso bisogna aumentare di molto il dosaggio della vit d per ottenere risultati.

A questo punto è chiara l'importanza della vit d nella lotta contro il covid 19 ed altri virus.

Una ricetta: esposizione alla luce di almeno 2 ore al giorno possibilmente con attività aerobica, alimentazione alcalina frutta, verdura, vino rosso olio oliva, mente serena.

 

 

 

 

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“Donne, vita, libertà”

PER LA LIBERTA' DELLE DONNE

 La lotta di libertà e autodeterminazione delle donne iraniane non riguarda solo loro

di Anna Rosa Frate
Con donne iraniane 390 min 1La cruenta uccisione in Iran della ventiduenne Mahsa Amini, curdo-iraniana, da parte della polizia morale (la c.d. pattuglia della morte) lo scorso 16 settembre perchè non rispettava, secondo loro, il severo codice di abbigliamento imposto dalla Repubblica islamica, ha reso ancor piu’ evidente a livello internazionale l’oppressione delle donne nel sistema patriarcale iraniano. La Repubblica islamica viola sistematicamente i diritti umani, ma per le donne iraniane la vita e’ durissima e sono discriminate ed oppresse.

L’uccisione di Masha Amini ha scatenato proteste in tutto il Paese e scandendo lo slogan “Donne, vita, libertà” molte donne hanno sfilato senza il velo, ed insieme ai giovani stanno occupando lo spazio pubblico per rivendicare la libertà di scelta e denunciare la violazione dei diritti umani, la libertà di espressione non solo delle donne, ma anche dei soggetti LGBTQ+, delle minoranze etnico religiose, e denunciare un potere incapace di gestire la cosa pubblica. Infatti questa volta le istanze della borghesia si sono unite alle istanze economiche dei ceti popolari.

Ormai l’ondata di protesta e di solidarietà alle donne iraniane è all’odg in tutto il mondo libero. Si è manifestato anche a Frosinone domenica 9. E le forze associative e politiche, i sindacati ed i cittadini consapevoli si sono riappropriati finalmente della piazza. Ventidue sono le sigle che hanno aderito.

Mona Eltahaway, scrittrice, attivista e femminista egiziana su Internazionale scrive che ”…. le donne iraniane
Stanno dimostrando che le rivoluzioni, per funzionare, devono essere anche e soprattutto femministe”

“…..Una rivoluzione femminista prende di mira il patriarcato nello stato, per strada, in casa. Perche’ riconosce che non c’e’ liberazione senza rivoluzione sessuale e di genere…” Parole che meritano un’attenta riflessione.
Infatti Le donne iraniane stanno diventando un simbolo della resistenza femminile anche in Italia. E la loro rivoluzione serve anche alle donne italiane.

E ci pongono tanti interrogativi.
In Italia e’ stata compiuta la liberazione della donna? I diritti sono ormai acquisiti? E la piazza di Frosinone ha ribadito anche questo.
Adesioni a con donne iraniane 350 min
La battaglia di libertà e autodeterminazione delle donne iraniane non riguarda solo loro ma ci interessa anche qui. Perché dobbiamo sostenerle ma anche ricordare che i diritti non sono mai scontati, non sono mai acquisiti per sempre, ma bisogna confermarli in un impegno quotidiano. In Italia i diritti delle donne sono quotidianamente sotto attacco, spetta a tutte e tutti noi difenderli.

In conclusione, una risposta bellissima per Frosinone e un impegno a lavorare da domani. Intanto con un ordine del giorno a sostegno delle donne iraniane nei consigli comunali, poi con un manifesto contro la violenza di genere e con un pacchetto di proposte a sostegno dell'IVG (interruzione volontaria di gravidanza) e dei consultori, liberi dai movimenti no-choice.
Noi di Possibile ci siamo, e lo faremo insieme a tuttə voi.

Frate Anna Rosa Portavoce di Possibile Frosinone

 

 

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“Le donne di Villa Santo Stefano: racconti di vita e di emancipazione”

VILLA SANTO STEFANO

Un libro che onora le donne di Villa S. Stefano e il loro ruolo nella società

di Augusto Anticoli
Maria Teresa Planera 390 minSabato 10 settembre, nella splendida cornice dell’incompiuta chiesa di via San Pietro, si è svolto l’evento culturale dell’anno a Villa Santo Stefano.

E’ stato presentato, infatti, il libro della professoressa Maria Teresa Planera, “Le donne di Villa Santo Stefano: racconti di vita e di emancipazione”. L’autrice ha ripercorso le tappe dell’evoluzione della figura femminile in un paesino come quello ciociaro attraverso il racconto di storie ordinarie, ma intrise di significati esistenziali.

Un successo di pubblico che ha riempito la suggestiva arena teatrale in ogni ordine di posti, con apprezzamenti generalizzati per un evento che passerà alla storia per i temi trattati. Uno spaccato di vita, quantomai appropriato, che ripercorre la storia di Villa Santo Stefano nei suoi contenuti socio-culturali in simbiosi con una civiltà che si è evoluta verso la modernità.

Il libro è diviso in capitoli: Le donne benestanti ovvero le “Gnore”, le donne del popolo, le donne e i figli dal parto alla loro educazione, le donne e il pane, l’acqua e le donne, il fuoco, l’arredamento delle case, rapporti interpersonali e litigi, la reputazione, personalità emergenti, vedove di guerra. A seguire le Marocchinate: i tristi ricordi nel silenzio. L’emigrazione, donne al servizio, i lavori a giornata, le sarte, le commercianti, Don Amasio e l’Apostolato della Preghiera, Il Santuario Madonna Spirito Santo e le mamme dei sacerdoti, il Macchione e le donne, la refezione e la scuola, le operaie e professioni, le donne della mia famiglia, incontri e luoghi indimenticabili e per finire una Gnora mancata, riferita all’autrice. L’immagine della copertina (uno scorcio della via dove è nata Maria Teresa) realizzata dal pittore e scultore di fama internazionale, il concittadino illustre, maestro Ernesto Tucciarelli.

Sono intervenuti la professoressa Martina Mastrogiacomo, la professoressa Patrizia Palombo, il sindaco Giovanni Iorio. Da rimarcare la pregevole lectio magistralis del prof. Cesare Colafranceschi con un intervento erudito e di notevole spessore, che di fatto ha nobilitato la manifestazione. Un excursus culturale sulle dinamiche storiche e sugli eventi che hanno creato le basi dell'opera letteraria. Applausi e apprezzamenti per un intellettuale sempre presente nelle manifestazioni culturali di Villa.

Planera ha spiegato di come questa sua ricerca storica era a favore delle tante donne che hanno contribuito alla crescita sociale ed economica del paese: “Le donne hanno apportato significativi cambiamenti alla vita sociale grazie alla loro fede nel progresso e nel lavoro, hanno vissuto sulla loro pelle la sofferta lotta per l’emancipazione femminile, fonte di progresso per la società locale. Ho cercato di dare memoria storica a molte donne, affinchè l’oblio non scendesse su di loro. Dando loro voce si apriva ogni volta uno scrigno custodito con amore e per la prima volta reso pubblico. Ho scritto e documentato perchè ho trovato piena collaborazione, tutti si sono dimostrati disponibili a costruire testimonianze scritte che diventassero documenti, abbiamo scritto insieme una parte della storia di Villa Santo Stefano vista dalla parte delle donne. Il mio lavoro è diventato un lavoro dell’intera comunità ed io il mezzo attraverso il quale realizzarlo”.

A suggello del tanto atteso evento che ha emozionato i partecipanti e la comunità, la toccante dedica dell’opera: “A tutte le donne di Villa, grandi esempi di vite che mi hanno affidato le loro memorie. Alle donne della mia famiglia, che mi hanno amato, educato e cresciuto. A mia madre Giuseppina che mi ha lasciato troppo presto, ma che sono certa mi ha protetto da Lassù”.

In conclusione, Villa Santo Stefano e la sua comunità, orgogliosi di un’opera che arricchisce il tessuto culturale del viver civile e onora le donne per una giusta revisione storica che apre orizzonti di un progresso morale e sociale finalizzato al Bene comune!

 

Colafranceschi V.S.Stefano 650 min

 

 

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Contrattare il salario del lavoro e la qualità della vita sociale delle persone

LAVORO E LAVORATORI

 “il lavoro è la dimensione fondamentale dell'uomo sulla terra ...”

di Donato Galeone*
illavoroprimaditutto 350 250 minScrivevo su questo giornale, quattro anni fa, che la crisi economica e del lavoro stava privando le persone di una vita dignitosa e che necessitava dare “valore al lavoro” - non come slogan corrente - ma quale obiettivo da raggiungere per continuare a credere e avere fiducia, impegnandoci ogni giorno e lottare, insieme, per il lavoro.
Richiamavo l'affermazione dell'operaio prete, poi Vescovo di Roma e Santo Papa - Giovanni Paolo II - che ai 100 anni della

Rerum Novarum di Leone XIII scriveva : “il lavoro è la dimensione fondamentale dell'uomo sulla terra e, come tale, esprime la sua stessa essenza”.
A fine settimana scorsa il Segretario Generale della CISL del Lazio, Enrico Coppotelli ha dichiarato: “il venire meno della occupazione comporta un effetto domino negativo che si estende sul piano psicologico (e mentale) delle persone e delle famiglie” e ha sottolineato che “la centralità del lavoro deve essere integrata dalla contrattazione sociale territoriale sulla salute delle persone”.

Sono certo che il Segretario della CISL del Lazio intende dare – nel XXI secolo – un “significato nuovo al lavoro” quale fulcro della vita di ogni essere umano sia per se stesso che per la società in cui si vive, tanto prima quanto e ancora di più, negli attuali tempi di pandemia per comprendere - tutti - la “indispensabilità di un lavoro per la vita e un minimo di reddito per la sopravvivenza delle persone”.

I giovani e le donne - emarginati da almeno due generazioni - non trovano collocazione di lavoro stabile ma, prevalentemente e saltuariamente in diffusi rapporti di lavoro a termine o precari che tendono – giorno dopo giorno – a colpire anche la personalità psicologica di partecipazione sociale attiva e le tante persone che “perdono il lavoro” provano sentimenti simili ad “un lutto familiare” per la perdita di una persona cara.
Ritengo e continuo a pensare – non solo io – che la consapevolezza sulla “disoccupazione e la non occupazione delle persone” incide, notevolmente, sullo stato mentale delle persone: favorisce o aggrava l'insorgere di disturbi sanitari di vario genere che, peraltro, sono anche costosi per la società, mentre si tende verso l'isolamento, con perdita di speranza, collocandosi al punto più basso della scala sociale della propria comunità.

In questi ultimi decenni - con la sopraggiunta pandemia Covid - il lavoro sembra apparire non più come un fondamentale mezzo dignitoso di sopravvivenza ma quale merce indifferenziata da compensare con un “salario minimo” pur in presenza di contratti collettivi di lavoro vigenti e in corso di rinnovi, con retribuzioni orarie condivise che vanno rispettate e corrisposte in “legali buste paga” e che non sono novità, ma si vuole continuare a ripetere - anche nel XXI secolo e in un mondo globalizzato della economia - che “non è il lavoro della persona la priorità centrale” ma il mercato globale competitivo con la riorganizzazione profittevole tecnologicamente avanzata delle imprese - non valorizzando, nel contempo, il lavoro - che deve essere e a ogni livello svolto tanto contrattato quanto partecipato.

Sappiamo che il lavoro cambia con le innovazioni tecnologiche e richiede, sempre, un capitale fisso e una liquidità adeguata per acquistare i mezzi di produzione e materie primarie da trasformare, però, dobbiamo anche convenire che non ci troviamo neppure nel 1865 a fare impresa con la “merce lavoro” e neppure negli ultimi 150 anni con quella “forza lavoro” chiamata - oggi - anche “risorsa umana” in “flessibilità o precarietà a tutela crescente” con il Jobs Act dell'ultimo decennio 2000.
Queste nuove forme di lavoro nei piani degli investimenti produttivi sono e saranno sempre più variabili in tempi determinati - rinnovabili più volte - ma dipendenti nell'investimento aziendale quale mezzo di costo e di tornaconto unicamente profittevole dell'impresa, non certo in funzione sociale costituzionale, ma - si sostiene - solo a “costi umani in lavori ridotti” che viene definita “disoccupazione tecnologica” che abbiamo conosciuta e contrattata, in gruppi e settori produttivi , nella terza rivoluzione industriale moderna e fino alla metà del secolo scorso.

Oggi siamo, ormai, nella “quarta rivoluzione industriale” con innovazioni tecnologiche informatiche e delle comunicazioni e di “un futuro nella nuova organizzazione del lavoro e nel produrre beni e servizi” come già avvenuto in altre fasi storiche: dalla fine del lavoro schiavistico e servile al lavoro di fatica umana ridotta con la meccanizzazione anche in agricoltura e artigianato.
Ecco, allora, il “come questo passaggio epocale” deve coinvolgere il lavoro salariato definito, ancora, subordinato nei comparti manifatturieri e nei servizi oltre che nei lavori professionali intellettuali e del sapere autonomo - nei loro giusti valori - in quanto lavoro di persone che è anche ricchezza per la società.

In un recente meeting mondiale svoltosi a Davos (Svizzera) sul tema “come padroneggiare la quarta rivoluzione industriale” Papa Francesco scrive testualmente nel suo messaggio: “gli effetti della robotica e delle innovazioni scientifiche non conducano alla distruzione della persona umana a essere rimpiazzata da una macchina senza anima o alla trasformazione del nostro pianeta in un giardino vuoto per il diletto di pochi scelti, ma è l'essere umano che deve guidare lo sviluppo tecnologico, senza lasciarsi dominare da esso. La tecnologia serva a sviluppo, lavoro e natura”.

Si tratta di esaltare ed elevare a dignità il “valore personale del lavoro” e, insieme, del lavoro diversificato, specializzato e organizzato anche nelle forme associate cooperativistiche che sono le tipologie di valore che la nostra Costituzione riconosce quale “grande capitale sociale” oltre che economico e che può esprimersi con il lavoro.

Così come la “contrattazione sociale” lanciata da Coppotelli, Segretario Generale della CISL Laziale - integrata con le contrattazioni delle condizioni del lavoro che cambia – non potrà non essere accolta sia dalla Regione Lazio e dal Comune di Roma – essenzialmente – oltre che da specifiche intese con gli Enti locali territoriali, dalle Associazioni di volontariato e dalle Fondazioni con finalità formativi e divulgativi sociali.

(*) già Segretario Provinciale di Frosinone e Regionale CISL Lazio
 
 

 

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Roma 31 giugno 2022
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"Sinfonia di una vita" di Agata Garofali

LIBRI

Intervista rilasciata ad Angelino Loffredi

sinfonia di una vita 356 minAbbiamo incontrato Agata Garofali a Ceccano, alla presentazione del suo ultimo libro, il romanzo dal titolo “Sinfonia di una vita” e gentilmente l’autrice ha risposto ad alcune nostre domande. .

Il sottotitolo del romanzo parla di un uomo, chi è questo Agostino John Sinadino?
E’ un poeta ancora sconosciuto in Italia che vive tra la fine dell’Ottocento e la metà del Novecento. E’ il figlio di una danzatrice italiana e di un banchiere greco egiziano che, avendo capitali in Inghilterra, partecipa come investitore alla realizzazione del Canale di Suez. Sinadino nasce al Cairo e in gioventù conduce un’esistenza dorata, conosce e frequenta le menti più interessanti e creative del suo tempo, poeti come Ungaretti, D’Annunzio, Marinetti, musicisti e cantanti di successo.

Perché un romanzo per parlare della vita di Sinadino?
Avrei potuto, come nei miei precedenti scritti, realizzare uno studio storico, una biografia di Sinadino, invece ho voluto sperimentare una nuova tipologia di scritto, ho voluto far parlare direttamente il poeta dandogli il ruolo di protagonista della sua vita anche nel romanzo. Più che il personaggio di cultura, mi ha interessato conoscere l’uomo, quello di tutti i giorni, l’amico, il parente, il marito, l’uomo singolare, il cosmopolita e incompreso che vive una vita talmente atipica e particolare da sembrare essa stessa un romanzo. Ho fatto in modo che pensasse, ricordasse, rivivesse, dal suo punto di vista, tutta la sua esistenza, scoprendo le esagerazioni da una parte e le sue insicurezze dall’altra.

Qual è il motivo che l’ha portata a scrivere su questo personaggio?
Perché il romanzo parla di un poeta che ha a che fare con la nostra cittadina, infatti ha sposato una splendida ragazza ceccanese e ha vissuto a Ceccano, con lei, per ben 6 lunghi anni nel primo decennio del secolo passato. Ho voluto prima di tutto divulgare la vicenda di Sinadino, sconosciuto ai più, e far riemergere un pezzo di storia ceccanese completamente dimenticata. Così, riportando alla luce le orme di Sinadino e di sua moglie Angela prendono vita altri personaggi esistiti e vicende realmente avvenute a Ceccano. Ma questa strana coppia non ha radici, viaggerà moltissimo in Europa, in America e in Egitto. Non aggiungo altro e auguro a tutti buona lettura!

“Sinfonia di una vita”. Perché questo titolo?
Il poeta ama la musica e la musica lo ha accompagnato durante tutta la sua esistenza. Così ho immaginato la sua vita come lo spartito musicale di una sinfonia che, dal Preludio giunge al Finale, passando attraverso vari movimenti musicali Lo stesso disegno della copertina prende in esame gli elementi caratterizzanti la vita del protagonista: la musica, la poesia e i viaggi. Nel romanzo trovano posto anche alcune poesie dedicate alla moglie tanto amata, sono vibranti di emozioni, palpitanti di musicalità e racchiudono in sé tutti gli elementi del futuro Decadentismo europeo.

Questo romanzo non è la prima pubblicazione, quando ha cominciato a scrivere?
Non saprei dire, o direi da sempre perché sin da bambina scrivevo, mi piaceva fermare sulla carta i miei pensieri, quasi riuscivo ad esprimermi meglio per iscritto che verbalmente. Mi sono laureata alla Sapienza in Lettere Moderne e successivamente ho iniziato la carriera di insegnante negli istituti secondari superiori. Intanto continuavo a scrivere tesine, racconti, testi teatrali su argomenti storici e d’attualità. La mia prima pubblicazione dal titolo “Un gendarme del Papa al tempo di Garibaldi” risale al 2012, in concomitanza con i festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia. E’ una ricerca storica che vuole far conoscere alle nuove generazioni le mille difficoltà affrontate dagli uomini umili, provenienti da luoghi e storie diverse, per diventare italiani. Nel 2018, con il collega Vittorio Ricci ho pubblicato “La Vergine del Fiume” che illustra dal punto di vista storico, artistico e culturale il millenario Santuario ceccanese di Santa Maria del Fiume e, nel 2019, il supplemento al libro “Breve storia della devozione mariana a Ceccano”.

Ha già in cantiere altri lavori?
Ad Agosto sarà pubblicata da una casa editrice romana un’ antologia di scritti dal titolo “Ciociari per sempre” che contiene anche un mio racconto ambientato a Ceccano. Inoltre il drammatico momento che stiamo vivendo mi ha portato a ripensare agli eventi della seconda guerra mondiale che mio padre visse in prima persona in Nord Africa. Sto facendo ricerche sui suoi anni di prigionia in Inghilterra prima di rientrare in Italia nel 1946.

 

*Agata Garofali, laureata in "Lettere moderne" ha insegnato presso l'Istituto Tecnico Economico di Ceccano, dove vive. Ha scritto anche Oltre a "Sinfonia di una vita. Agostino John Sinadino" ha scritto "Un gendarme del papa al tempo di Garibaldi" , "La Vergine del Fiume. Il Santuario di Santa Maria del Fiume in Ceccano tra storia, arte e culto popolare" e “Breve storia della devozione mariana a Ceccano”.

 

 

 

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Il più alto disprezzo dei russi per la vita umana e l’indotta fascinazione oscura della guerra

UCRAINA

Non dobbiamo indulgere nella contemplazione delle immagini cruente

L’analisi di STEFANO RIZZO, americanista
Ucraina guerra 390 minLe guerre moderne non mirano a sconfiggere la potenza militare dell’avversario ma hanno l’obiettivo di fiaccare la volontà di combattere della popolazione e di conseguenza del governo, al fine di creare le condizioni più vantaggiose per quando verrà la pace. È in quest’ottica che si spiegano le atrocità e l’alto numero di morti tra la popolazione civile aggredita e quella militare dell’aggressore. Nella guerra cecena il rapporto tra militari russi e civili uccisi fu di 1 a 10; in Afghanistan in 10 anni di guerra (1979-1989) 14.500 soldati russi uccisi e 1.000.000 di civili afgani. Anche le tecnologie militari più sofisticate (“bombe intelligenti”) ci dicono che una guerra “umana”, se mai guerra umana è esistita, non è più possibile

IN UNA RECENTE trasmissione televisiva il geopolitico Lucio Caracciolo, a proposito della strage di civili a Bucha ha dichiarato: «Non conosco i fatti, anche se ovviamente i morti sono morti, ma non sono sorpreso. Nelle guerre combattute nelle città queste cose succedono». No, non dobbiamo stupirci. Le guerre contemporanee non sono come le guerre industriali di un tempo (fino alla seconda guerra mondiale), in cui i contendenti erano principalmente eserciti con il loro apparato di supporto industriale. Sono guerre tra il popolo e contro il popolo non per sconfiggere la potenza militare dell’avversario, ma per fiaccare la volontà di combattere della popolazione e quindi del governo. Non si cerca in questo modo di ottenere una vittoria decisiva sul campo (nello stile delle guerre napoleoniche), ma le condizioni migliori per la pace, quando verrà.

Per questo le guerre contemporanee, come spiegano gli specialisti (ad es. M. Kaldor, New and Old Wars, 2012) producono molti più morti tra i civili del paese aggredito che tra i militari del paese aggressore. In Afghanistan gli Stati Uniti e i loro alleati in venti anni persero 3500 soldati e uccisero almeno 45.000 civili; in Iraq i morti militari della coalizione furono 4800 mentre si calcola che persero la vita almeno 100.000 civili. Ovviamente questo non vale solo per gli americani. I russi in Afghanistan nei dieci anni di guerra dal 1979 al 1989 persero 14.500 soldati e si stima uccisero 1.000.000 di civili afgani; nelle guerre cecene (1994-2000) il rapporto tra militari russi e civili uccisi fu di 1 a 10 (3800 russi contro 36.000 civili ceceni). Nelle guerre di Israele contro Gaza tra il 2008 e il 2014 sono morti almeno 80 soldati israeliani e circa 4000 civili palestinesi; nella guerra civile in Yemen l’Arabia Saudita e i suoi alleati hanno perso almeno 3500 militari contro circa 25.000 yemeniti civili.
La guerra di aggressione contro l’Ucraina sembra essere un’eccezione. Non ci sono ancora dati certi e tantomeno definitivi, ma sembrerebbe che le perdite di militari russi abbiano superato quelle dei civili ucraini (10.000 a 7.000 secondo stime del governo ucraino e degli Stati Uniti), ma molto ancora resta da sapere e soprattutto si teme che se la guerra proseguirà la situazione della popolazione non potrà che peggiorare.

Anche per quel che riguarda la distruzione delle città, sempre limitandoci all’ultimo ventennio, troviamo precedenti altrettanto agghiaccianti nei centri urbani del Medio Oriente e del Caucaso di quelli attuali in Ucraina: nelle varie battaglie di Falluja (2004-2016) ci sarebbero state 3000 vittime civili uccise o giustiziate successivamente ai combattimenti; in un’altra grande città irachena, Mosul, nei combattimenti di americani contro iracheni prima e di americani e iracheni contro l’Isis poi sono stati uccisi almeno 10.000 civili; ad Aleppo, bombardata dai Russi alleati del governo di Bashar al-Assad, i civili uccisi tra il 2012 e il 2016 sono stati circa 50.000; a Grozny tra il 1994 e il 2000 le vittime civili sono state almeno 25.000 e la città, al pari delle altre citate, è stata completamente rasa al suolo.

Uno schema di funzionamento di una cluster bomb (bomba a grappolo), non propio un’arma chirurgica, che causa indiscriminatamente vittime tra civili e soldati
In tutti questi conflitti sono state usate anche munizioni che dovrebbero essere messe al bando perché uccidono indiscriminatamente civili e militari, come le bombe iperbariche, le bunker-buster, che hanno la potenza di una piccola atomica, e le bombe a frammentazione (cluster bombs), e non sarebbe una novità se fossero state usate anche in Ucraina, come denunciato da vari osservatori. Quanto alle cluster bombs, sono state vietate da una convenzione internazionale, cui tuttavia né la Russia, né l’Ucraina, né gli Stati Uniti hanno aderito.
Anche l’impiego dei droni armati in questo conflitto non costituisce una novità. Questi piccoli aerei teleguidati vennero considerati un’arma “umana” perché, a differenza di una bomba o di un missile, potevano uccidere con precisione, “chirurgicamente”, il nemico senza provocare “danni collaterali” (eufemismo per indicare i morti civili). Tuttavia, uno studio del londinese Bureau of Investigative Journalism ha calcolato che nei 14.000 attacchi con droni condotti dagli Stati Uniti a partire dal 2004 sono stati uccisi almeno 2000 civili inermi, tra cui circa 400 bambini (l’ultimo agghiacciante episodio è dell’agosto 2021 a Kabul con 10 civili uccisi, tra cui 7 bambini).

La tecnologia della forza armata nella nostra epoca non solo ha prodotto un aumento delle vittime civili rispetto a quelle militari in un rapporto di (almeno) 10 a 1, ma ha trasformato i conflitti in guerre asimmetriche in cui piccoli gruppi armati dotati di grande mobilità possono sconfiggere o infliggere grandi danni ad un nemico molto più potente. È quanto sta succedendo in Ucraina. Un singolo missile a spalla stinger può abbattere un caccia bombardiere in volo, un uomo armato con un missile javelin può distruggere un carro armato, un attacco cibernetico può paralizzare un’intera catena di comando e l’apparato logistico.

La conseguenza di ciò tuttavia è che non riuscendo a impegnare il nemico in una battaglia campale, per cercare di vincere l’aggressore deve combattere nei centri abitati, tra la gente e contro la gente, conquistando il territorio palmo a palmo e distruggendo tutto ciò che trova sulla sua strada. È la nuova tecnologia che ci dice che una guerra “umana”, se mai guerra umana è esistita, non è più possibile. Ed è per questo che ogni guerra va impedita, in ogni modo, prima che scoppi; e quando è scoppiata va fermata con le trattative perché una vittoria per nessuna delle due parti è possibile senza provocare anche l’immane sofferenza della popolazione civile.

Ha quindi ragione Caracciolo: non dobbiamo stupirci della violenza e della crudeltà mostrata dai russi nei confronti della popolazione ucraina. Certo dobbiamo indignarci e l’indignazione deve servire a motivarci nel chiedere, come popolazioni, come stati europei e come opinione pubblica mondiale, la cessazione delle ostilità, nella consapevolezza che questa guerra, per quanto orribile, nella sua furia distruttrice nei confronti delle persone e delle cose non fa che ripetere quelle che l’hanno preceduta.

Quello che non dobbiamo fare è indulgere nella contemplazione delle immagini cruente che i media a stampa e televisivi ci propongono anzi ci invitano a guardare, ad “avere il coraggio di guardare”. Come in un film dell’orrore, come in un thriller splatter si genera un bisogno di “consumare” la violenza rappresentata, che certo induce un nobile sentimento di compassione e di solidarietà, ma alimenta al contempo una oscura fascinazione nei confronti della violenza, come se ci trovassimo di fronte a qualcosa di mostruoso, di inarrivabile, di disumano, un terrificante incubo infantile. Ma non è così. In Ucraina si sta consumando l’ennesimo scatenamento della violenza armata, frutto dell’ambizione, del rancore, del disprezzo per la vita umana, del desiderio di prevalere e dell’orgoglio di resistere che da sempre anima i popoli e chi li guida. In questo consiste la tragedia. © RIPRODUZIONE RISERVATA

fonte, Italialiabera.online 12 Aprile 2022

 

 

 

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Costi di vita quotidiana: E’ urgente intervenire

ECONOMIA E CRISI

Solo il governo non avverte che la situazione sociale sta diventando esplosiva

di Angelino Loffredi
bollette 390 minDati ufficiosi ci hanno fatto sapere che almeno 15.000 utenti non sono stati in grado di pagare le ultime bollette riguardanti le forniture di gas e luce.

A vecchie e precarie situazioni precedenti il Covid 19 ora si aggiungono le nuove dovute alle Sanzioni verso la Russia che stanno dimostrando di essere un boomerag anche verso chi le esercita. Stanno sotto gli occhi di tutti infatti l’aumento del prezzo del frumento, dei fertilizzanti, delle materie prime e più in generale la crescita dell’inflazione. Anche lo stesso PIL, tanto esaltato dal governo, in questi mesi dimostra di ridursi.
Un ulteriore aggravamento avverrà quanto si dovrà pagare l’acquisto di armi, e non mi riferisco ai trentotto miliardi previsti per gli anni futuri ma ai venticinque impegnati (e segretati) per il 2021.

Solo il governo non avverte che la situazione sociale sta diventando esplosiva. Non bastano interventi tampone o qualche pannicello caldo perché servono misure straordinarie per rispondere a una situazione straordinaria. L’80 per cento degli italiani comincia ad avere difficoltà molto serie nel pagamento dei mutui e delle bollette. Tante infatti sono le famiglie che vivono con un reddito lordo sotto i 30.000 euro l’anno. È arrivato il momento di fermare la spesa per la corsa al riarmo, anche perchè non esistono Stati che ci minacciano, e nello stesso tempo ridurre l’evasione fiscale e creare un contributo di solidarietà. La situazione è straordinaria. L’elastico dell’ingiustizia sociale si è allungato troppo e sta per spezzarsi e prima che sia troppo tardi servono misure straordinarie. Ieri il segretario della CGIL Landini ha detto che non si tratta tanto di parlare di patrimoniale o di misure fiscali analoghe, il Governo ha il dovere piuttosto di decidere “contributi di solidarietà straordinari" da parte di chi ha di più, proprio perché "non siamo in una situazione normale. Far finta che questa situazione non esista vuol dire continuare a prendere a schiaffi la maggioranza del Paese”.

Il segretario generale ha parlato anche della necessità di decidere subito forti investimenti nelle energie rinnovabili. “Ci troviamo in questa situazione con una completa dipendenza dal gas russo perché non sono state fatte le scelte giuste negli ultimi anni. E non è vera l’obiezione che per passare alle rinnovabili ci vorrebbero troppi anni. Ci sono studi di fattibilità delle imprese del settore che parlano di un range temporale di tre anni per la transizione. È questione di volontà politica”.
Considerazioni condivisibili ma non bisogna perdere tempo. E’ urgente infatti intervenire.

Ceccano 7 Aprile 2022

 

 

 

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Qualità della vita con lavoro e servizi civili territoriali

PNRR, LAVORO, RIPRESA

Italia oggi e Lazio oggi

di Donato Galeone*
coppotelli 27nov21 Roma SSApostoli 380 minSe le città e provincie del Nord Italia nel 2021 – anche con i fondi del PNRR – hanno già innestato una marcia in più, il Lazio con Roma e le sue provincie, scivolano verso il Mezzogiorno.

Se in questo scenario territoriale italiano il ”nodo è strutturale” - come osserva Enrico Coppotelli, Segretario Generale della CISL Lazio - non dovrebbe destare meraviglia se anche, nel 2021, le città del Nord scalano la qualità della vita e le province del Lazio indietreggiano (recente classifica socioeconomica territoriale del quotidiano Italia Oggi).
Si constata e si rileva che sia nella legge di bilancio quanto nelle missioni del PNRR non emergono adeguati interventi cogenti strutturali - certi e programmati - a sostegno delle attività produttive territoriali, del potere di acquisto di beni e servizi dei lavoratori e pensionati travolti dai cambiamenti avviati con la transizione energetica, ecologica e digitale.
Il Governo sui cambiamenti - con il PNRR 2021/2026 integrato dalle leggi di bilancio - se disponibile all'apertura di confronti con le parti sociali non potrà non partire, sia dalla riforma strutturale delle pensioni e della fiscalità da ridurre a lavoratori e pensionati, che dal lavoro e la occupazione verso il pieno impiego nel contesto complessivo dello sviluppo socioeconomico programmato da realizzare in tempi certi.

Per la CGIL,CISL,UIL i confronti con il Governo ad ogni livello istituzionale non devono intendersi e configurarsi quali atti formali di “convocazione per essere informati di quello che è stato deciso perché, il sindacato dei lavoratori, non è solo ascoltatore e neppure informatore ma chiede al Governo, innanzitutto, una sterzata su pensioni e fisco con la ripartizione degli 8 miliardi in modo più favorevole ai lavoratori dipendenti e pensionati  Landini (CGIL) e Coppotelli (CISL) il 27 novembre in Piazza Santi Apostoli di Roma.

Così come nella stessa manifestazione regionale Lazio di fine novembre - all'interno della mobilitazione nazionale promossa dalla CGIL,CISL,UIL - sono state date le risposte già conosciute dal Governo, ribadendo, che la “manovra di bilancio è tanto insoddisfacente quanto inadeguata” oltre che “sconcertata” rispetto alle precedenti intese “concertate” mediante il “protocollo sulla sicurezza nei luoghi di lavoro” e il “patto sulla innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale”.
Quelle due intese nazionali definite - responsabilmente articolate nelle dimensioni regionali e locali - avevano avviato una metodologia di condivisione che significava “confronto sia nei contenuti programmatici che negli obiettivi da raggiungere” comprendendo tanto le riforme che le sei missioni traguardate al 2021-2026, cofinanziate dai fondi europei ed elencate nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Sono punti essenziali in partenza che vanno condivisi con il Governo, Regioni e Comuni nel nuovo sistema delle imprese verso il “rilancio produttivo strutturale e programmato che creano posti di lavoro” - reinvestendo - parte dei profitti aziendali anche nelle aree produttive del frusinate e laziali.
E le risorse pubbliche - certamente - non potranno non essere destinate alle imprese attratte e rilanciate nelle aree produttive ecologicamente attrezzate territoriali nell'ambito di adeguati piani regolatori, sia nel contesto del “Piano di Sviluppo Strategico Regionale“ che mediante il sostegno attivo e operativo del “Consorzio Unico di Sviluppo Industriale” promosso dalla Regione Lazio.

Anche da questi orientamenti - se condivisi - appare possibile che le innovazioni tecnologiche e l'occupazione sono e saranno due “componenti trainanti” in senso oggettivo e soggettivo: la prima, l'impresa, che comprende l'insieme di tutti gli strumenti, indispensabili, con i quali le persone si servono per intraprendere le attività produttive e la seconda, soggettiva, che coinvolge l'agire dell'uomo che è persona con la dignità del suo lavoro.
Ed è in questa direzione e visione duale - della “impresa innovata e del lavoro dignitoso” - che necessita collocare territorialmente sia la ripresa che la crescita delle aree produttive bonificate, ecologicamente attrezzate nel frusinate e Lazio, superando la concezione imprenditoriale unicamente profittevole, ma percorrendo, invece, la strada di uno visibile e stabile sviluppo riqualificato locale, umano e sociale, mediante riconosciuti e programmati investimenti privati e pubblici in reti di filiere tra settori produttivi territoriali.

La scelta della Regione Lazio – pur lenta nelle fasi attuative – deliberata nell'ottobre 2018 già avviava l'iter amministrativo per la istituzione della Zona Logistica Semplificata (ZLS) relativamente alle aree portuali e retro portuali, verso le aree interne, di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta che - mediante la elaborazione fondamentale di un “Piano di Sviluppo Str27nov21 Cgil Cisl Uil a p.zza SSApostoli Romaminategico Regionale” sopra richiamato - nella individuazione delle misure concrete di semplificazione amministrativa e logistica - non potrà non orientare l'attrazione degli investimenti curando, nel contempo, la riduzione degli impatti ambientali e favorendo la crescita economica e dell'occupazione sia nelle aree portuali che retro portuali dell'intero territorio laziale.

Vendere auto nel mondo non riducendo posti di lavoro e salario

 Anche quel territorio laziale lungo l'Autostrada Roma-Napoli e orizzontale verso l'interno del frusinate e basso Lazio necessita di essere osservato e rilanciato in posti di lavoro - non solo a mio avviso - considerando urgente una articolata e ristrutturata diversificazione produttiva intersettoriale e di sviluppo programmato oltre la presenza delle imprenditorialità multinazionali territoriali prevalenti, nell'area di Anagni con la espansione produttiva della farmaceutica e Cassino, con una realtà produttiva dell'automobile, estesa su circa 240 ettari di terreno agricolo acquisito negli anni'70 dalla Fiat e, da fine gennaio 2014, trasferito nella holding FCA (Fiat e Chrysler).

Un assetto societario, peraltro, nuovo di “capitalismo finanziario itinerante”- scrivevo su questo giornale sette anni fa - rispetto alle società imprenditoriali multinazionali, in quanto, non aveva uno Stato di riferimento ma una pluralità di attività produttive e di filiali in vari Stati a fini competitivi in un mercato mondiale.
Osservavo e scrivevo già nel 2013 – nella previsione della fusione Fiat-Chrysler – che la realtà produttiva FCA, coinvolgendo anche il basso Lazio nella complessa ed estesa operatività dei vari siti produttivi nel mondo, riproponeva – subito – la massima conoscenza del legame funzionale diversificato e innovativo delle produzioni locali metalmeccaniche indotte “oltre l'automobile” e nella componentistica manifatturiera elettronica ed informatica.

Fermavo - già otto anni fa - l'attenzione prioritaria anche alla cresciuta qualificata della componente lavoro nella dignità delle persone e alla qualità di prodotto innovativo e diversificato nei modelli prodotti della multinazionale FCA in Italia ed a Cassino.
Osservo oggi in FCA ex FIAT denominata STELLANTIS - pur nella crisi settoriale dell'automobile - una dichiarata tendenza a valorizzare, essenzialmente e soltanto, la competitività mondiale del mercato mirando unicamente su il “come e dove” può essere venduta l'automobile con profitto massimo, quantificando il guadagno imprenditoriale degli azionisti e sottovalutando la funzione sociale dell'impresa produttiva e del lavoro da quantificare, contrattare e partecipare.

Anche dal Corriere della Sera (8 ottobre 2021) abbiamo conosciuto rapidamente e in sintesi la “nuova strategia” della multinazionale STELLANTIS che, tramite il Ceo Carlos Tavares, si confermavano gli investimenti fino al 2026 e si annunciava un lancio all'anno di Alfa Romeo e Lancia mentre il Suv Tonale si dovrà produrre a partire dal 2022 “migliorando la gestione dei costi e producendo auto che hanno clienti”. Nello specifico dei modelli Lancia previsto, dal 2026, la produzione sarà soltanto di auto elettriche e la nuova Delta, solo elettrica, da vendere partendo dall'Italia e andando nei Paesi dove si vendono auto elettriche.
Appare chiaro che la sfida settoriale dell'automobile - ieri di FCA e oggi di STELLANTIS - è prevalentemente “merceologica/consumistica” che impone un controllo innovativo della produzione riducendo posti e ore di lavoro mediante ridottissime retribuzioni in busta paga e perdita di salario congiunto alla occupazione ridotta - dai 4.500 del 2019 a 3.650 e con esuberi annunciati di 600 unità a Cassino.

Urge - quindi - è stato ripetuto anche il 27 novembre in Piazza Santi Apostoli - affrontare la questione produttiva e occupazionale del Lazio meridionale nella dimensione regionale e di politica industriale nazionale superando sia le incertezze che le vaghe dichiarazioni di STELLANTIS sulla “vita delle fabbriche che non cambia” pur in presenza di un disagio e controllo sui processi produttivi e logistici che riducono senza alternative, goccia a goccia, i livelli occupazionali dagli anni '70 con FIAT, poi con FCA e oggi con STELLANTIS, costringendo i lavoratori a soggiornare più in casa che a lavoro, in assenza di futura rioccupazione manifatturiera locale che va promossa e programmata subito, salvaguardando le persone e le famiglie con un “reddito di sostegno”.

* già Segretario provinciale di Frosinone e regionale CISL Lazio

 

 

 

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