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Donato Galeone

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2023: Con il lavoro guidare il cambiamento

LAVORO E LAVORATORI

"...aprire un grande cantiere nazionale della corresponsabilità"

di Donato Galeone*
Al lavoro in fabbrica 350 260Gli attacchi Covid e influenzali di fine anno 2022 non tendono a fermarsi mentre la difesa della nostra salute, prioritaria, congiunta ai costi per l'energia e materie prime persistenti, integrata dalla ripresa dell'inflazione, continuano a ridurre il potere di acquisto delle persone che lavorano nella vita di ogni giorno e di migliaia di giovani e meno giovani - sospesi a salario integrato - o attendono lavoro che sopravvivono mediante saltuari lavoretti o sostenuti da un minimo reddito pubblico che apre alle povertà crescenti.

Sono non solo i dati statistici che ci danno questo richiamato quandro sociale di vita dei nostri giorni verso il 2023 anche nel Lazio e in “Ciociaria che si pagano più pensioni che stipendi” (dati Ciga) mentre l'ISTAT ci dice che la stessa “nostra Regione non solo cresce meno” rispetto ad altri territori del Paese ma, conseguentemente, si prevedono - nel 2023 - oltre “13.000 disoccupati distribuiti in Roma 5.299, in Latina 3.160, in Frosinone 2.805, Viterbo 1.080 e Rieti 317”.
Questo scenario laziale e ciociaro - con la eccezione del Convid e della guerra alle porte dell'Europa - viene da lontano in quanto già nel 2008-2009 segnalavo una “situazione sociale e del lavoro allarmante” e quale Presidente del Comitato Provinciale dell'INPS di Frosinone comunicavo l'eccessivo ricorso alla cassa integrazione in “marzo e maggio 2009 di 1.047.028 di ore di cui 918.888 nella integrazione salariale ordinaria e 136.140 nella gestione sraordinaria”.

Queste quantità di erogazioni al sostegno del reddito “risultarono le più alte tra le provincie italiane” che, peraltro, congiunte alle erogazioni di sostegno assistenziale al mancato reddito da lavoro verso la inclusione sociale (Rei) e poi dal 2019 al reddito di cittadinanza (Rdc) furono e lo sono ancora oggi temporanei “sostegni al reddito di transizione” verso effettivi lavori e sono anche definiti “ammortizzatori sociali” che in presenza di crisi occupazionale giorno dopo giorno – persistendo l'assenza di ore lavoro equamente compensate – sono sostegni minimali di soprovavvivenza umana e apripista, certi, delle povertà in crescita.

Veniamo e viviamo il 2023, pertanto, la ultradecennale questione sociale e del lavoro accolta volta a volta e ancora nella indifferenza politica statica ammnistrativa corrente sia nella istituzione regionale e sia provinciale – chiaramentre in difesa prioritaria della salute e dei costi energetici – che non basta, in assenza di lavoro produttivo, superando tutte le criticità economiche locali da mappare e sostenere - integrata PNRR Lazio - mediante una “cronoprogrammata crescita economica e posti di lavoro” condivisa tra parti sociali e enti territoriali che dica “NO” al sostegno di sopravvivenza e “SI” al lavoro dignitoso contrattato e partecipato.

E' confermato dal nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a fine anno 2022 che la “carenza di lavoro sottrae diritti e dignità e che è troppo alto il prezzo che paghiamo alla disoccupazione e alla porecarietà”.

Urgente e necessario affrontare responsabilmente la questione della mancata crescita sbloccando investimenti per creare occupazione e riducendo il “prezzo della disoccupazione” con occupazione stabile, diritti e dignità alle persone come già scritto in Costituzione oltre 70 anni fa - richiamata dal Presidente Mattarellla - che la “Repubblica deve rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che ledano i diritti delle persone”.

Ecco, coerente, la sollecitazione del Presidente Mattarella al “cambiamento, guidato e interpretato” verso una sfida presente e futura - certo è - con la occasione straordinaria del PNRR, convenendo, di condizionare le risorse alla creazione di occupazione stabile, specialmente, giovanile e femminile “affrontando nella corresponsabiltà i bisogni delle persone a cominciare dal lavoro, dalla sua dignità e sicurezza, dalla riduzione della povertà e disuguaglianze”(Sbarra CISL)

Ma il “cambiamento va interpretato” anche all'interno delle organizzazioni sindacali dei lavoratori che sono chiamate a confrontarsi nel grande ventaglio delle innovazioni epocali sul “come progettare con l'oggi il futuro” nel contesto della “transizione” definita ecologica, energetica e digitale che non potranno non migliorare le condizioni di vita e di lavoro nella dimensione globale decentrata e realizzata nella dimensione territoriale.

Si tratta di “unire le persone, al di la delle appartenenze, per mettere al centro il lavoro, la dignità della persona e per cambiare un modello sociale ed economico sbagliato che ha aumentato la sofferenza delle persone e ha svalorizzato il lavoro” (Landini CGIL il 19 dicembre in Vaticano) mentre Papa Francesco dichiarava che “non c'è sindacato senza lavoratori e non ci sono lavoratori liberi senza sindacato” e invitava a “essere sentinelle del mondo del lavoro, generando alleanze e non cotrapposizioni sterili”.

Ed ecco, quindi, che nel 2023 “bisogna aprire un grande cantiere nazionale della corresponsabilità” e su questo – accogliendo le parole del Capo dello Stato “sul presente e il futuro” - la CISL con Luigi Sbarra, Segretario Generale, sfida oggi il Governo, le associazioni imprenditoriali e anche la CGILe la UIL per construire insieme con unità e concordia la ripartenza del Paese su basi solide ed eque (31 dicembre 2022).

 

 

 

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Pubblicato in Lavoro e Lavoratori

Giornata storica per la Cgil con Papa Francesco

PAPI E LAVORATORI

Il prossimo incontro con tutto il sindacalismo di oltre 11 milioni di iscritti

di Donato Galeone*
landini p.francesco 390 minCondivido il commento di Ignazio Mazzoli, direttore del giornale UNOETRE, con la “CGIL da Papa Francesco” - peraltro - da me segnalato ieri 19 dicembre e che volentieri integro.

Come promesso a Ignazio e con riflessioni lontane e vicine da me scritte e pubblicate su questo stesso giornale - qualche anno prima della elezione del Cardinale, prete gesuita italo argentino con il nuovo nome di Francesco già nel giugno 2012 - consideravo e rilevo ancora oggi che le violazioni dei diritti per la difesa e la elevazione della dignità del lavoro nel mondo, con i licenziamenti ingiustificati, sono vere violenze alle persone e sono tanto persistenti e diffuse quanto più risulta assente o viene impedito l'esercizio della democrazia politica nella società civile e la democrazia economica nelle attività produttive di beni e servizi, mediante la contrattazione colletiva ai livelli territoriali e aziendali, non escludendo, le imprese multinazionali operative e competitive nel mondo.

E' anche essenziale quanto vera definire “storica” la giornata di ieri 19 dicembre 2022 quale giorno di gioia per la CGIL e delle migliaia di lavoratori e dirigenti sindacali sia presenti che lontani tutti felici - insieme al Segretario Generale Maurizio Landini - accolti in Vaticano da Papa Francesco.

Con mia profonda e altrettanta commozione ho pensato, immeditamante ed anche, a quella mattina di giugno 2017 in Vaticano nella stessa Sala Nervi – presenti gli oltre mille delegati partecipanti al Congresso nazionale della CISL – quando Papa Francesco disse che: “la vita sociale e la persona fiorisce nel lavoro che è una forma di amore civile, un anore vero, autentico che ci fa vivere e porta avanti il mondo” e sottolineò che “il sindacato dei lavoratori per essere un buon sindacato deve rinascere ogni giorno nelle periferie per trasformare le pietre scartate dell'economia in pietre angolari, perchè sono proprio quelle pietre scartate, cioè, quelle persone da sostenere nelle transizioni cicliche delle crisi con un reddito di inclusione sociale quale patto per il lavoro contestuale a politiche attive di formazione continua per gli effeti delle innovazioni tecnologiche”.

Si Ignazio, condivido che “urge un nuovo ordine mondiale senza il quale anche le questioni delle certezze e del rispetto del lavoro non possono non essere affrontate e risolte” come personalmente penso - non credo sia il solo a pensarlo - che è venuto il tempo di “ripensare il concetto di lavoro quale diritto da esercitare tutti” rivendicando sia una settimana di lavoro più corta contrattata e compensata dignitosamente, che un “reddito universale di base” contestuale al dovere, adeguatamente libero e controllato, nella “partecipazione attiva determinata” con modi e tempi formativi - mirati, conosciuti e condivisi - di inserimento occupazionale in lavori non precari ma qualificati per la domanda e offerta di lavori tra i rapidi cambiamenti innovativi tecnologici.

Landini nel salutare e ringraziare il Santo Padre a nome della CGIL – organizzazione sindacale di donne e uomini nata alla fine dell'800 - conferma solennemente al Vescovo di Roma, protempore Papa Francesco, continuatore della Dottrina Sociale della Chiesa cristiana e cattolica universale - che “nelle Encicliche Laudato Si e Fratelli tutti abbiamo trovato una grande comunanza sui problemi, sulle preoccupazioni che oggi travolgoono l'umanità e il mondo sulla questione ambientale e questione sociale che sono strettamente connesse e per affrontarle occorre cambiare il modello di sviluppo e promuovere una nuova fratellanza tra le persone, un nuovo rapporto tra l'uomo e la natura”.

Si Landini, mi permetto ricordare, che proprio verso fine ottocento - esattamente il 15 maggio 1891 - con la nascita della CGIL viene pubblicata da Papa Leone XIII la Enciclica “Rerum Novarum” che affrontò la questione dei diritti e dei doveri del capitale e del lavoro e, tra quei doveri, a ciascuno il giusto salario.
Penso - per quanto mi è possibile conoscere - che seguendo con impegnata attenzione le moltepici motivazioni degli inerventi sociali anche di Papa Francesco, generalmente, riflettono le decennali aggiornate ricorrenze della ultracentenaria “Rerum Novarum” entro cui tutti i Pontefici, continuatori della Dottrina Sociale della Chiesa Universale, si riconoscono: da Pio XI nella “Quadrigesimo Anno del 1931" a Giovanni Paolo II nella "Laborem Exercens" del 1981 perchè - la Enciclica di Leone XIII - è pietra fondante di insegnamento che viene assunta come iniziale punto di riferimento di molti altri fondamentali insegnamenti, compresi quelli, in posizione eminenti, quale è la “Popolorum Progressio” del 1967 di Paolo VI e la “Sollecitudo Rei Socialis” del 1987 di Giovanni Paolo II.

E' da annotare che dalle tre encicliche papali: la “Mater et Magistra” del 1961, la “Gaudium Spes” del 1965 e la “Populorum Progressio” già richiamata - viene ripresa e sottolineata che la “giustizia sociale” non deve essere risolta solo all'interno delle singole nazioni e si evidenzia il “principio della solidarietà” e un orizzonte di giustizia nella dimensione mondiale, affrontando, anche, la questione delle “disuguaglianze” nella redistribuzione della ricchezza tra i vari Paesi e le varie aree continentali.

Così come dalla “Laborem Exercens” è riproposto, con forza,il pproblema della “salvaguardia dei diritti umani e della dignità umana del lavoratore” di fronte alle innovazioni tecnologiche e conseguente nuova organizzazione del lavoro che porta - ripeto - a ripensare lo stesso concetto di lavoro in una nuova e diversa visione economica, sociale e ambientale che non potrà non porre al “centro la persona e i suoi diritti” respingendo la “cultura dello scarto” tanto e spesso evidenziata quanto ripetuta da Papa Francesco vista come una “sfida dell'economia che deve fare vivere e non uccidere” partendo ed esaltando il pensiero dell'agire economico basato sul principio della “sostenibilità integrale del lavoro, la salute e l'ambiente”.

Le incisive e circostanziate parole forti e determinate di Papa Francesco verso Landini e la CGIL riflettono - in grande parte - sia i contenuti della Dottrina Sociale della Chiesa che, ottimamene articolate nelle ultime due encicliche richiamate e condivise anche dal Segretario della CGIL - “Laudato si e Fratelli tutti” - che tendono a favorire la ricostruzione di un “mondo nuovo della economia e del lavoro partecipato” entro cui le risorse possano essere utilizzate per il benessere dei tanti e non dei pochi, considerando che - come sottolinea Papa Francesco - “senza lavoro degno e ben remunerato, innanzitutto i giovani, non diventano veramente adulti e le disuguaglianze aumenteranno” mentre Landini ribadisce, con altrettanta incisività, l'impegno della CGIL di “volere essere un Sindacato di strada per affermare quei diritti della persona nei luoghi di lavoro e nei territori” - convenendo con Papa Francesco - che “non c'è Sindacato senza lavoratori e non ci sono lavoratori liberi senza Sindacato” così come si osserva che “non c'è impresa senza lavoro come non c'è lavoro senza l'impresa”.

Concludendo voglio anche pensare - tanto alla CISL accolta in Vaticano nel giugno 2017 quanto alla CGIL accolta ieri nel dicembre 2022 da Papa Francesco - al prossimo incontro del sindacalismo italiano di oltre 11 milioni di associati lavoratori, attivi e pensionati, rappresentati da CGIL - CISL - UIL nella loro pluralità verso l'unità sindacale.

(*) già Segretario Provinciale di Frosinone e Regionale CISL Lazio
Roma, 20 dicembre 2022

 

 

 

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Plurali e uniti sui contenuti ma divisi nelle azioni sindacali

CGIL-CISL-UIL

Sindacati difronte al nuovo bilancio in discussione

di Donato Galeone*
cgilcisluil 225290Una settimana prima del 25 settembre 2022 – elezioni politiche per il rinnovo del Parlamento italiano – la CISL nella giornata del 13, la CGIL del 14 e la UIL il 15 di settembre inviano ai Partiti, in competizione politica per la elezione delle rappresentanze parlamentari, “specifici punti prioritari” da programmare per il “rilancio del lavoro e investimenti, inclusione e politiche sociali, contrattazione e partecipazione mirate, tutte, allo sviluppo del Paese e alle crescenti disuguaglianze territoriali e sociali con riguardo particolare al Mezzogiorno”.

Dopo il 25 settembre – con il Governo costituito – le stesse Confederazioni Sindacali dei Lavoratori, tra le parti sociali e quali organizzazioni rappresentative intermedie del mondo del lavoro - propriamente mediante quei “punti specifici prioritari”- hanno inteso sottolineare di “contribuire alla costruzione di una società più equa e con più certezze” (CGIL) assicurando tutele a tutte le persone che lavorano e a coloro che cercano lavoro con un patto tra Governo, organizzazioni rappresentative dei lavoratori e datori di lavoro, valorizzando il ruolo della contrattazione collettiva (CISL) e riducendo le disuguaglianze sociali(UIL)".

Dal 13 al 15 ottobre ultimo - al XVIII Congresso UIL di Bologna - è stato richiamato il rapporto “ridotto al lumicino” con la CISL dopo lo strappo dello sciopero generale CGIL e UIL del 16 dicembre 2021 contro il Governo Draghi ed è riconfermato - anche - “l'impegno verso una strada comune che ripensi il modello economico di sviluppo” mentre Landini e la CGIL ribadisce e ritiene necessario uno sforzo unitario di azioni che partano dal basso, dai territori e dai luoghi di lavoro imposto da quel 40%, di astenuti – anch'essi lavoratori – che evidentemente non hanno trovato nessuna rappresentanza e, per questo, da conquistare al Sindacato.

Il Sindacato - per la CISL - é stato e continua a essere, inequivocabilmente, un “soggetto sociale e politico associato di lavoratori e lavoratrici” che in piena autonomia ha inteso e intende sempre – “dialogare proporre e lottare” per definire universali mondi vitali alle persone, sollecitando il Governo nazionale - nella dimensione europea - accelerando il cammino lungo un percorso di democrazia partecipata politica ed economica delle persone - informandole, consultandole coinvolgendole - nei luoghi di lavoro e verso la inclusione sociale nei territori a ogni livello di persone, tutte e tutti, quali comunità di viventi cittadini italiani ed europei.

Ma oggi a distanza di appena un anno da quel 16 dicembre 2021 ( sciopero generale CGIL e UIL di 8 ore e la manifestazione nazionale di Roma oltre alle iniziative interregionali nelle 4 città di Bari, Cagliari,Milano e Palermo ) è la stessa Confederazione Sindacale CGIL che pur unita alla CISL nei contenuti proposti al Governo è divisiva nelle forme delle azioni sindacali - pratica e replica con la UIL analoga forma di azione sindacale - “con scioperi e manifestazioni regionali dal 12 al 16 dicembre 2022” motivandola, complessivamente, con un “giudizio negativo”sulla legge di Bilancio al termine dell'incontro del 7 dicembre tra Governo e Sindacati e critiche conosciute e ripetute anche da Landini, in particolare, sul potere di acquisto delle famiglie, sui salari che non aumentano e la pressione fiscale sulle buste paghe dei lavoratori che vivono con meno di 35.000 euro lordi l'anno, affermando - non dettagliando - che “nulla è cambiato rispetto a prima” per confermare, chiaramente, le divisive mobilitazioni regionali CGIL già annunciate fino al 16 dicembre.

Come lo scorso dicembre 2021 dopo l'incontro con il Governo Draghi anche il secondo incontro con il nuovo Governo Meloni il giudizio della CISL - con Sbarra - è stato ed è, oggettivamente, articolato mediante apprezzamento sulla “manovra di bilancio rilvolta a dare continuità e a consolidare i sostegni a lavoratori, pensionati, famiglie, imprese colpiti dal caro energia e dall'inflazione, congiunta, alle nostre proposte di innalzamento a 15.000 euro dell'ISEE per estendere i bonus sociali sulle bollette a un maggiore nunmero di famiglie”.

Queste positività non sono sufficienti, considerando che il sostegno alle emergenze, da rafforzare, non può non essere coniugato nella “visione di uno sviluppo dell'economia e del lavoro” tanto qualificato quanto finalizzato alla massima occupazione, integrando risorse nazionali rimaste inutilizzate, quelle dei fondi europei e “incrementando il prelievo fìscale sui denominati extraprofitti - estendendolo - ai settori della logistica e dell'economia digitale”.

Esemplificando, è stata ribadita la richiesta “della piena indicizzazione delle pensioni tra quattro e sette volte il minimo, perchè il taglio deciso dal Governo colpisce in questo caso non le pensioni d'oro ma gli assegni dai 1600-1700 euro al mese” sui quali incide - anche a mio avviso - una sproporzionata Irpef da ridurre, rilevando, altresi, che la scelte annunciate in materia tributaria non sono il linea con i principi di “equità e progressività” e, conseguentemente, sono penalizzanti per i lavoratori, pensionati e ceti deboli.

Così come “non convince” la stretta su opzione donna in quanto bisogna prorogare gli attuali requisiti mentre - sul “fronte lavoro” - sono dannose le misure che estendono l'uso dei “voucher” perchè destrutturano il sistema contrattuale mettendo in discussione i diritti dei lavoratori pur sapendo che i voucher sono già regolati dalla legge come “lavoro accessorio e limitati a studenti, pensionati e percettori di ammortizzatori sociali”.

Ed è proprio il “fronte del lavoro la questione centrale sociale” non certo da affrontare con decreto legge ma con normative e pratiche cogenti di tutela della salute e sicurezza delle persone che cercano un lavoro o che lo perdono – in ogni luogo e territorio – per ricostruire un condiviso percorso formativo continuo e di “cambiamento partecipato” tanto con investimenti produttivi intersettoriali ed energeticici di medio e lungo termine quanto mediante “politiche attive per il lavoro” – completate di fiscalità progressiva e garanzie previdenziali pensionistiche contro le crescenti povertà - “confrontando e definendo specifici contenuti riformatori e innovativi nelle manovre di Bilancio dello Stato, contrattando, incisivi miglioramenti”.

Su questo percorso di “democrazia partecipata” – sindacale e politica insieme – cammina e avanza la CISL dal 5 dicembre - con un messaggio sociale mobilitativo nazionale impegnato sia informativo che propositivo verso gruppi parlamentari e forze politiche - coinvolgendo territori e luoghi di lavoro - per “MIGLIORARE LA MANOVRA E CONTRATTARE LE RIFORME” e riprendere, responsabilmente, il confronto istituzionale nelle sedi ministeriali e di Governo già annunciato e fissato il 12 e il 19 gennaio prossimo per continuare le trattative tanto sulla “sanità e sicurezza che sulla complessa riforma delle pensioni”.

La mobiltazione dei lavoratori - con la CISL e loro rappresentanze - avviata nel Paese i primi giorni dell'ultimo mese dell'anno 2022 - si concluderà a Roma “il 15 dicembre nell' Assemblea Nazionale di oltre mille Delegate e Delegati” che, rappresentando la base sociale di migliaia di persone dai territori e luoghi di lavoro, chiedono una legge di Bilancio dello Stato aperta non solo alle emergenze ma che avvia - nel contempo - un percorso unitario e condiviso di “cambiamento partecipato” per costruire “un nuovo modello di sviluppo capace di conuigare con il lavoro solidarietà, crescita, coesione e corresponsabiltà sociale” in un momento di tensione e difficoltà nella vita delle persone, più volte richiamate dalla CISL alla CGIL e UIL, anche, in queste giornate di mobilitazione sindacale nazionale.

(*) già Segretario Provinciale di Frosinone e Regionale CISL Lazio
Roma, 12 dicembre 2022

 

 

 

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Don Luigi Di Liegro e la frontiera del disagio sociale

PROTAGONISTI

L’indebolirsi del tessuto sociale e il moltiplicarsi di chi vive per le strade. L'esclusione e il disagio sociale nelle condizioni precarie del lavoro operaio

di Pierciro Galeone*
don luigi di liegro 390 interris .it minCaro Direttore, anche il giornale da lei diretto ha ricordato Don Luigi Di Liegro in occasione del 25° anniversario della sua morte, il 12 ottobre 1997. In questa occasione la Fondazione a lui intitolata gli ha dedicato, in Campidoglio, un convegno sulla attualità della sua visione e sul permanere dei segni che la sua azione ha lasciato ben al di là della città di Roma.

Don Luigi ha vissuto sulla frontiera delle attese di carità e giustizia. Una frontiera mobile spinta dalle trasformazioni economiche e sociali che ad ondate hanno attraversato l’Italia: l’immigrazione interna nelle periferie del boom economico e poi l’arrivo dei migranti stranieri; l’indebolirsi del tessuto sociale e il moltiplicarsi di chi vive per le strade; l’eredità della lotta armata su una generazione di giovani; la povertà come carenza di mezzi economici ma anche come mancanza di relazioni umane.

Come parroco di periferia o come primo direttore della Caritas romana, di fronte alle fragilità umane don Luigi ha sempre cercato di dare una risposta che fosse insieme dono personale, vocazione della comunità ecclesiale e servizio per cambiare la vita pubblica della città. Per lui, che pur non ha mai preso partito, la carità assumeva una ineludibile dimensione politica. Questo legame tra la dimensione del dono e la sfera pubblica è uno dei tratti distintivi della sua esperienza. Per questo il volontariato non deve diventare succedaneo del servizio pubblico, il diritto non va confuso con l’elemosina, l’analisi accurata della realtà deve prendere il posto dei comodi pregiudizi, la ricerca della giustizia diventare lavoro sulle fonti del dominio del più forte.

Don Luigi ha richiamato – a volte anche in modo ruvido - i reggitori delle istituzioni alle loro responsabilità e lo ha fatto con l’autorevolezza di chi parla innanzitutto attraverso la propria vita. Ma non è mai stato tentato dalla antipolitica. Anzi ha incoraggiato la partecipazione alla vita pubblica a partire dai livelli più prossimi: gli allora nascenti istituti di decentramento. Così come ha promosso la formazione politica in particolare dei giovani volontari.

Oggi alcuni riprendono il tema della presenza dei cattolici nella vita politica. La visione che don Luigi ci ha lasciato contiene utili insegnamenti. Innanzitutto, sulla motivazione dell’impegno politico: non si agisce per segnare una presenza o affermare una identità; si agisce se e perché si è utili al benessere collettivo e allo sviluppo civile della comunità, nazionale o locale che sia.

Inoltre, l’autorevolezza politica si alimenta della volontà e dalla capacità di fare, di indicare soluzioni e perseguire progetti concreti; si parla con le azioni. Infine, la politica è l’apertura al dialogo con tutti, è una relazione tra le coscienze, un richiamo alle responsabilità di ciascuno; così può comporre interessi contrastanti e valori in conflitto. In definitiva, la domanda che i cattolici dovrebbero porsi non è come conquistare spazi ma quale contributo originale e autorevole possono dare per rispondere alle attese del Paese e per rianimare autentiche comunità politiche. E farlo sapendo di non essere perfetti, ma di essere pronti, come diceva don Luigi, a “sporcarsi le mani”.

*Vicepresidente della Fondazione Di Liegro
Già pubblicato sul quotidiano "Avvenire" del 18.10.2022

 

 

Testimonianza di Donato Galeone anno 1962
(San Leone al Quartiere Prenestino di Roma)

Con don Luigi Di Liegro – circa dieci anni prima - degli incontri conclusivi delle Commissioni Diocesane (in area est, ovest, sud e nord della Città di Roma) in preparazione del “CONVEGNO DIOCESANO” promosso dal Vicariato in San Giovanni Laterano dal 12 al 15 febbraio 1974 su “ La responsabilità dei cristiani di fronte alle attese di giustizia e di carità nella Diocesi di Roma”.

Giugno 1962: don Luigi – mi dice Enrico Ziantoni – desidera incontrare persone del Sindacato (CISL) e del movimento lavoratori cristiani (ACLI) per proporre e condividere il “COME” affrontare - partendo dai quartieri Prenestino, Centocelle e Tuscolano - la “esclusione e il disagio sociale nelle condizioni precarie del lavoro operaio”.

Ci incontriamo a San Leone e don Luigi ci offre – orgoglioso del suo albero vegetante nell'orto parrocchiale - i fichi freschi raccolti per noi e inizia a motivare le ragioni dell'invito.

Don Luigi ci dice che intende promuovere un “CENTRO CULTURA OPERAIA” sottolineando che “fede e iniziative sociali con le opere devono combinarsi nei territori” mediante specifici incontri (serali o settimanali) tra giovani e meno giovani lavoratori.Documento DiLiegro D.Galeone ok min

Importante – aggiunge – che con “indagine/inchieste” si conoscano le situazioni negli ambienti di lavoro: divulgarle con manifestazioni operaie e pubblicazione di “quaderni informativi” e alla “divulgazione informativa e formativa operaia” devono seguire i “SERVIZI” che indica in cinque azioni:

1- un “centro” per l'assistenza sociale verso l'orientamento professionale mediante addestramento e apprendistato;
2- luogo di incontri di base e specifici per la “educazione popolare e sociale dei lavoratori e dei quadri del mondo del lavoro”;
3- un “centro medico sociale”per l'assistenza sanitaria e salvaguardia della salute dei giovani e meno giovani lavoratori;
4- un “centro di arte e turismo” per l'organizzazione di manifestazioni artistiche e di turismo sociale;
5- un “Foyer”per l'accoglienza di giovani e meno giovani lavoratori.


Osservazione e considerazione

Osservo che il 15 giugno 1997 al Divino Amore – quattro mesi prima dell'improvviso ritorno al Padre di don Luigi – nell'incontro degli Operatori della Caritas di Roma è Padre Piersandro Vanzana che sottolinea il pensiero e le iniziate molteplici di don Luigi definite e vissute quale continuo “intreccio tra fede ed opere” sempre mirate a cambiare le cause del disagio sociale ( ingiustizie) con proposte e progetti di iniziative socioculturali.

Considerare che il Cardinale Camillo Ruini - il 15 ottobre 1997 – presiedendo il solenne funerale in San Giovanni Laterano legge il telegramma inviato dal Papa e nell'omelia conferma e sottolinea con forza che l'impegno di don Luigi è stato di “un ministero coraggioso e instancabile”.

Donato Galeone
Via V. Morello,36 -Roma -
Annotazione:
Allego documento di conferma testimonianza del 7 luglio 1962

 

 

 

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Pubblicato in 1900 italiano e altro

Al nuovo Parlamento da Papa Francesco: Il “senso delle urgenze a tutti i livelli”

Un “PATTO” con Papa Francesco per cambiare l'attuale economia

Dal 1°maggio 2019 al 24 settembre 2022 “La nuova economia e il lavoro con Papa Francesco”. dal 26 settembre 2022 con il Parlamento e il Governo italiano

Donato Galeone*
papafrancesco 350 260Un anno prima - marzo 2018 - si rinnovava il Parlamento italiano e Papa Francesco il 1° maggio 2919, quale Vescovo di Roma, indirizzava una lettera personale ai giovani economisti, imprenditori e imprenditrici di tutto il mondo.

Chiedeva di incontrarli in Assisi, stare insieme, conoscerli, dialogare per cambiare l'attuale economia e dare un'anima alla economia di domani. “Occorre rianimare l'economia in una economia diversa - sottolineava Papa Francesco nella sua lettera - quella che fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non lo depreda”.

Il primo incontro - fissato per fine marzo 2020 - veniva rinviato causa di forza maggiore (pandemia Covid) a novembre 2020, non in presenza ma con diretti collegamenti in 115/120 Paesi partecipanti e su tematiche della economia di oggi e di domani quali – essenzialmente – il “lavoro e l'impresa in trasformazione, la finanza e la giustizia, le disuguaglianze sociali e le povertà”.

I successivi incontri del 2021 e quello conclusivo di sabato scorso 24 settembre 2022 sempre in Assisi - tra giovani ricercatori e dottorandi di ricerca, di imprenditori e imprenditrici, tra dirigenti di aziende - hanno favorito la condivisione e sottoscrizione di un “PATTO” con Papa Francesco che è “impegno solenne mirato a cambiare l'attuale economia, incidendo concretamente nelle città e università, nel lavoro e nel sindacato, nelle imprese e nei movimenti, negli uffici pubblici e privati”.

La coincidenza di giornate storiche - non solo a mio avviso - di fine legislatura di un Parlamento italiano che si “rinnova con il voto di domenica 25 settembre” e la sottoscrizione di un “patto universale che esorta al cambiamento” nel contesto di una emergenza sociale considera, responsabilmente, l'attesa popolare di un mutamento delle condizioni eonomiche e del lavoro nell'orizzonte temporale inclusivo delle persone sia per “coniugare il lavoro con la cura degli affetti individuali e famigliari ma anche per l'ambiente e la natura da salvaguardare”.

Cambiamemto dell'economia che coinvolge le persone con forme di inclusione universale mediante possibilità estese di lavoro - pur flessibile ma non precario e con ore ridotte a parità di salario contrattato e partecipato - per “ricostruire un mondo nuovo dell'economia dove le risorse possano essere utilizzate per il bene dei tanti e non dei pochi” - considerando come ripete Papa Francesco - che “senza lavoro degno e ben remunerato i giovani non diventano veramente adulti e le disuguaglianze aumentano. Il lavoro è già la sfida del nostro tempo e sarà ancora di più la sfida di domani”.

Pensando al silenzio elettorale politico di sabato 24 settembre ho voluto richiamare e sottolineare che in Assisi si concludeva - nellla dimensione mondiale - il terzo incontro annuale 2019/2022 di “Economy of Francesco” osservando e continuando a divulgare un sottoscritto chiaro condiviso “PATTO” quale messaggio aperto al mondo di “altissimo valore economico del lavoro umano, indilazionabile, nella trasformazione di una economia che uccide in una economia della vita e con un senso d'urgenza a tutti i livelli, senza attendere i prossimi summit internazionali, ma da oggi, con impegno continuo”.

Domenica 25 settembre 2022 - mediante le elezioni politiche per il rinnovo anticipato di alcuni mesi del Parlamento italiano e con il voto della metà dei nostri concittadini compresi gli astenuti - abbiamo voluto esprimere e impegnare, dal prossimo ottobre, sia Governo che Parlamento, essenzialmente, su quel richiamato “senso delle urgenze a tutti i livelli” per ridurre, da subito, il disagio sociale emergente di giorno in giorno con il precariato del lavoro e dei bassi redditi a fronte dei crescenti costi primari alimentari ed energetici caricati sulla generaltà delle persone, tutte, nostri conviventi di prossimità territoriale nazionale.

Siamo chiamati, oggi, ad aprire con il Governo sulle priorità emergenti dei fabbisogni delle persone verso ”coesione sociale e occupazione” oltre alle convergenze sulla questione epocale energetica nazionale nella dimensione europea nel contesto della ripresa produttiva - rilanciando gli investimenti e accelerando i progetti esecutivi territoriali del PNRR - nella considerazione sia della fiammata inflazionistica che del rischio, preannuciato, di oltre un milione di posti di lavoro da salvaguardare bloccando i licenziamenti.

Si tratta, subito, di contrastare una prevedibile “tempesta perfetta d'autunno” - così definita - che va governata dai governi europei mentre, nel contempo, il Governo e il Parlamento nazionale non potranno non continuare - mediante risorse straordinarie - con il sostegno al reddito delle persone e dei costi energetici verso tutte quelle imprese in sofferenza considerando, anche, scostamenti di bilancio (debito buono viene definito) per evitare chiusura di attività produttive e perdita di posti di lavoro.

Necessario, quindi, ripartire rilanciando la “economia e il lavoro” con il nuovo Governo sostenuto dal Parlamento, puntando sulla crescita e lo sviluppo sociale del Paese in un confronto di partecipazione e condivisione tra parti sociali sia a livello nazionale che locale – territoriale e settoriale – vincolando l'erogazione delle riosrse alla creazione di nuovi posti di lavoro nella massima sicurezza - laddove ci sono disoccupati - fermando e riducendo, così operando, quell'esodo crescente anche di nostri giovani che lasciano i propri luoghi, dal Sud e oltre il Nord, in cerca, con il lavoro, di un futuro migliore.

(*) ex Segretario Provinciale di Frosinone e Regionale CISL Lazio
Marina di Leporano, 27 settembre 2022

 

 

 

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Per un'Agenda Operativa della CGIL, CISL, UIL

 VOTO 2022

Da indirizzare ai Candidati parlamentari ai partiti e movimenti in competizione elettorale

di Donato Galeone
cgil cisl uil 350 260Tra una settimana - con il voto del 25 settembre eleggeremo i concittadini candidati che si presenteranno nelle aule del Parlamento italiano - e il nostro Presidente Sergio Mattarella avvierà - con la formazione del Governo - l'inizio della legislatura che si prevede complessa e impegnativa essenzialmente "nella crescita economica e del lavoro" per tutte le rappresentanze politiche e sociali nella dimensione nazionale ed europea.

I "programmi elettorali" pubblicati dai riconosciuti simboli dei movimenti e delle formazioni partitiche - per un mese divulgato tra i cittadini dai candidati Parlamentari - non sempre e non da tutti confrontati o approfonditi nei contenuti propositivi desiderati dalle persone che attendono dalle azioni politiche e dai Partiti responsabili sia prima che dopo le elezioni - quelle "fattibilità programmate da trasformare in concretezze partecipate sia personali, con il lavoro dignitoso e la sicurezza sociale che in programmate crescite e visibili sviluppi territoriali".

Richiamo in sintesi massima le tre posizioni sindacali  - pur divise e diversificate nelle forme e non nei contenuti - rese pubbliche in queste ultime settimane: 

"Agenda CISL" Roma 13 settembre 2022: un programma in 12 punti per "rilanciare lavoro e coesione, investimenti e produttività, inclusione e politiche sociali, contrattazione e partecipazione".

"Ascoltate il lavoro CGIL" Bologna 14 settembre 2022: "il decalogo delle priorità per lo sviluppo del Paese".               

"UIL Congresso Calabria" Roccella jonica 15 settembre 2022: "il Paese non cammina alla stessa velocità, ma ci sono disuguaglianze territorio e sociali che riguardano in particolare il nostro Mezzogiorno".

Dai 12 punti elencati e declamati dell'Agenda CISL e dai 10 punti del Decalogo CGIL - tutti condivisibili e integrati dalle "disuguaglianze sociali richiamate dalla UIL" mi appare ragionevole oltre che di notevole valore sociale e politico propositivo nei contenuti - sia da subito che per continuare dopo il 25 settembre - la condivisione di una coesa unitaria proposta di "Agenda Operativa della CGIL, CISL, UIL" da indirizzare sia ai Candidati parlamentari dei partiti e movimenti in competizione elettorale, sia ora che per allora, al Governo di oggi e del dopo 25 settembre 2022.                             

Continuare - a mio avviso - con la estensione divulgativa di partecipazione delle posizioni confederali dei lavoratori sia - con il lavoro -  che per contribuire a "costruire una società più equa e con più certezze" (Landini) oltre che per "assicurare tutele a tutte le persone che lavorano e a coloro che cercano lavoro, con un patto tra governo, sindacato e datori di lavoro per valorizzare il ruolo della contrattazione tanto mediante i salari quanto i redditi" (Sbarra).

Donato Galeone, già Segretario Provinciale di Frosinone e Regionale CISL Lazio.                 Dalla Marina di Leporano, 16 settembre 2022

 

 

 

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La carica dei 101 ... al 25 settembre

DISCUTERE LA CRISI. VOTO 2022

Al voto con tanta rabbie e indignazione...ma al voto sicuramente

di Donato Galeone
101 per 25 sett 390 minUna "democrazia narcisizzata" in profonda crisi di credibilità politica e sociale oltre che "conservatrice" . Rende più "benestanti i pochi profittevoli" e non riduce le "precarietà sociali" dei "senza lavoro e dei tanti che lo perdono".

Si tratta, ragionevolmente, di "condividere una scelta di parte" preferibilmente coesa e e aperta nel promuovere AZIONI non certo per "conservare" ma sul "come, quando e quale deve essere il percorso" sociale di comunità solidale, partendo dal lavoro vero contrattato e partecipato.

Quanti dei candidati nei101 simboli elettorali presentati saranno "coesi e non narcisisti" ma disponibili - non solo a parole - a percorrere il "percorso progressista sociale ed economico" e non "conservatore profittevole"??

Ascoltiamoli e decidiamo con la "testa" per rafforzare la "democrazia politica ed economica" italiana e nella dimensione europea.

Dalla marina di Leporano.

 

 

 

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Dialogo tra cultura sociale cristiana e sinistra europea

LE EVOLUZIONI DEL PENSIERO

Il Dio dei credenti non più è ostacolo alla collaborazione tra “sinistra marxista e cristiani cattolici democratici”

di Donato Galeone
PapaFrancesco e giovani minLe giornate elettorali scarsamente partecipate – con il voto nominativo per i Sindaci amministratori delle comunità locali svolte tra il 26-27 giugno – hanno dimensionato e altrettanto scarsamente rilevato che – martedì 28 giugno 2022 – in Roma si è svolta altra importante “dialogante tappa politica e sociale solidale” approfondita, non solo storicamente, tra il messaggio sociale culturale cristiano e quello della sinistra europea (documento presentato presso la Sala Cristallo – Hotel Nazionale – in Piazza Montecitorio a Roma).

La precedente tappa si è svolta nell'oasi marina di Cadice a fine agosto 2021 - su invito di Papa Francesco lanciato nel 2014 tra “esponenti del mondo cattolico e del socialismo” e, in particolare della sinistra europea, dopo l'incontro avuto con due politici : il greco Alexis Tsipras e l'austriaco comunista Walter Baier – incoraggiati dal Vescovo di Roma – per un dialogo trasversale tra “persone di buona volontà” e al di là delle barriere ideologiche ed egemoniche che - per il prete gesuita italo argentino Bergoglio - “non sono mai salutari”.

Nell'ultimo incontro dialogante di fine agosto 2021 a Cadice – esemplificando e sintetizzando – sul concetto di “solidarietà” tra cristiani e marxisti, si sa, che viene applicato e capito liberamente dalle proprie culture e cioè, per i cristiani cattolici democratici, con il distinguo tra “fraternità e solidarietà” si afferma una reciprocità che non è essenziale per la “solidarietà” ma è essenziale per la “fraternità” (Fratelli Tutti).
Così come è essenziale riconoscere il “passato antagonista tra marxismo e cristianesimo” che volendo partire da non molto lontano – già dagli 1976 e 1977 con le lettere/risposte tra il Vescovo cattolico di Ivrea Bettazzi e il comunista Berlinguer - si scoprono sorprendenti affinità anche nel secondo decennio del 2000, con l'invito del 2014 di Papa Francesco, a volere coltivare una coltura universale che è “la cultura dell'incontro dialogante tra le persone” su punti di convergenza e obbiettivi condivisi tra cui: una economia della vita che non uccide; una comunità di cura della natura anche per la salute; una politica di trasformazione solidale; un mondo plurale in cui ci sia spazio per molti mondi e dignità di ogni persona; un mondo ricco di diritti umani e del lavoro, universali, sia per la vita che in nome della pace tra i popoli.
E il confronto non si ferma – legato sempre all'invito di Papa Francesco – tra esponenti del “mondo cattolico” e del variegato mondo del socialismo, in particolare, della “sinistra europea”.

Due mondi oltre che antagonisti sulla scena politica degli ultimi duecento anni sono, ancora, lontani dalle urgenti “questioni di vita sociale” mentre la sopravvivenza della umanità e il futuro della terra richiedono un “autentico dialogo e azioni necessarie” a tutte le forze sociali e politiche di buona volontà.
Si osserva e si dice, anche, che la ideologia liberale e quella socialista hanno perso – negli ultimi decenni – le loro connotazioni, tanto il socialismo sempre più convinto della “democrazia in libertà e fondato su uno Stato di diritto” quanto il liberismo, forse auto correggendosi, garantirebbe i “diritti sociali”.

Penso anch'io che si tratta di “ricostruire una fraternità umana comunitaria” in un clima di rispetto reciproco e lavorare sulle urgenti “questioni sociali comuni” che aiutino a progredire e approfondire ulteriormente “tematiche comuni” locali e territoriali - non solo laziali - ma nella dimensione europea e mondiale.
E' stato detto e scritto che “possiamo e dobbiamo indignarci” - insieme - sul fatto che miliardi di persone non hanno accesso alle primarie necessità basilari per vivere una vita auto determinata; che le crisi economiche, le crisi pandemiche e le distruzioni con le guerre - affliggono - sia milioni di vite umane e privano altri milioni di persone delle proprie case, mentre la distruzione della biodiversità della vita sulla terra e le condizioni climatiche procedono a grande velocità e ritmo sfrenante.

Condividendo insieme la “indignazione” dovremmo rilevare e constatare - subito e coerentemente - un bisogno e un desiderio esistenziale di “trasformazione delle relazioni tra gli esseri umani” mirate a creare e avviare le complesse condizioni tra generazioni per favorire una grande trasformazione della vita di tutti in “libertà , uguaglianza e solidarietà".
Essenziale è il collegamento con le associazioni e la condivisione con i movimenti popolari ecologici - estendendo il dialogo tra la cultura cristiana e socialista - con l'obiettivo di contribuire, insieme, alla avviata “trasformazione sociale epocale” e sul ”come” salvaguardare il valore della vita in un “economia che non deve uccidere” con la esclusione dal lavoro e la crescita delle disuguaglianze tra le persone.

E' il messaggio di Papa Francesco - tendente a unirci - nella consapevolezza che sono le relazioni economiche, politiche, culturali nazionali e internazionali a “generare energie e tendenze distributive” e che negli ultimi decenni sembra che una sorta di terreno comune si sia aperto tra le due tradizioni culturali – cristiana e socialista di sinistra europea – con la opzione “preferenziale sociale” verso i più deboli e le povertà crescenti, nella convinzione che “nessuno può essere veramente libero se i più svantaggiati, tra noi, non sono liberi”.

Per sostenere queste condivisibili tendenze è necessario – da subito e insieme – il dire “NO”
1 - allo sfruttamento e alla distruzione del nostro più importante patrimonio comune che è la natura e la terra;
2 - a una politica che crea odio e a una economia solo profittevole e prevalentemente consumistica che distrugge sia la dignità del lavoro che il patrimonio culturale della umanità.

Sono i “due NO” che, coerentemente gestite, mirano a raggiungere una “rottura” con tutte quelle condizioni che producono disuguaglianze umane e sociali e favorire, gradualmente, la creazione di una equilibrata economia di sviluppo e diritto al lavoro contrattato e partecipato nel contesto culturale di “una società democratica del vivere liberi in solidarietà”.
A conclusione dell'incontro dialogante del 28 giugno a Roma il Dio dei credenti - si legge dai documenti - non sembra più essere un ostacolo per la collaborazione tra “sinistra marxista e cristiani cattolici democratici” e il raggiungimento del principio operante di “fraternità” non più nel segno soprannaturale ma di una cultura del cambiamento, segue gli “impulsi profetici e il dialogo” (testo del Concilio Vaticano II richiamato nella Enciclica Gaudium Spes).
L'opzione preferenziale verso le persone svantaggiate e le povertà - certamente più in linea con le rivendicazioni della sinistra per la “liberazione degli oppressi e degli esclusi” - verso un mondo più giusto e solidale per tutti.

Osservo e condivido che - come ripete Papa Francesco - avviando e iniziando un dialogo anche in Ciociaria e nel Lazio non ci si deve aspettare di essere d'accordo su tutte le “questioni sociali del lavoro e oltre“ perché nessuno di noi ha il monopolio della verità.

E, quindi, nel processo di costruzione della “fraternità solidale“ - sia con l'attenzione reciproca che con l'assunzione di responsabilità - “si scoprono elementi di etica trasversale trasformatrice” di un mondo possibile bipolare unitario ricco di beni comuni da costruire, insieme, fondato su una economia di vita comunitaria nella dignità delle persone.

Roma, 5 luglio 2022

 

 

 

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Contrattare il salario del lavoro e la qualità della vita sociale delle persone

LAVORO E LAVORATORI

 “il lavoro è la dimensione fondamentale dell'uomo sulla terra ...”

di Donato Galeone*
illavoroprimaditutto 350 250 minScrivevo su questo giornale, quattro anni fa, che la crisi economica e del lavoro stava privando le persone di una vita dignitosa e che necessitava dare “valore al lavoro” - non come slogan corrente - ma quale obiettivo da raggiungere per continuare a credere e avere fiducia, impegnandoci ogni giorno e lottare, insieme, per il lavoro.
Richiamavo l'affermazione dell'operaio prete, poi Vescovo di Roma e Santo Papa - Giovanni Paolo II - che ai 100 anni della

Rerum Novarum di Leone XIII scriveva : “il lavoro è la dimensione fondamentale dell'uomo sulla terra e, come tale, esprime la sua stessa essenza”.
A fine settimana scorsa il Segretario Generale della CISL del Lazio, Enrico Coppotelli ha dichiarato: “il venire meno della occupazione comporta un effetto domino negativo che si estende sul piano psicologico (e mentale) delle persone e delle famiglie” e ha sottolineato che “la centralità del lavoro deve essere integrata dalla contrattazione sociale territoriale sulla salute delle persone”.

Sono certo che il Segretario della CISL del Lazio intende dare – nel XXI secolo – un “significato nuovo al lavoro” quale fulcro della vita di ogni essere umano sia per se stesso che per la società in cui si vive, tanto prima quanto e ancora di più, negli attuali tempi di pandemia per comprendere - tutti - la “indispensabilità di un lavoro per la vita e un minimo di reddito per la sopravvivenza delle persone”.

I giovani e le donne - emarginati da almeno due generazioni - non trovano collocazione di lavoro stabile ma, prevalentemente e saltuariamente in diffusi rapporti di lavoro a termine o precari che tendono – giorno dopo giorno – a colpire anche la personalità psicologica di partecipazione sociale attiva e le tante persone che “perdono il lavoro” provano sentimenti simili ad “un lutto familiare” per la perdita di una persona cara.
Ritengo e continuo a pensare – non solo io – che la consapevolezza sulla “disoccupazione e la non occupazione delle persone” incide, notevolmente, sullo stato mentale delle persone: favorisce o aggrava l'insorgere di disturbi sanitari di vario genere che, peraltro, sono anche costosi per la società, mentre si tende verso l'isolamento, con perdita di speranza, collocandosi al punto più basso della scala sociale della propria comunità.

In questi ultimi decenni - con la sopraggiunta pandemia Covid - il lavoro sembra apparire non più come un fondamentale mezzo dignitoso di sopravvivenza ma quale merce indifferenziata da compensare con un “salario minimo” pur in presenza di contratti collettivi di lavoro vigenti e in corso di rinnovi, con retribuzioni orarie condivise che vanno rispettate e corrisposte in “legali buste paga” e che non sono novità, ma si vuole continuare a ripetere - anche nel XXI secolo e in un mondo globalizzato della economia - che “non è il lavoro della persona la priorità centrale” ma il mercato globale competitivo con la riorganizzazione profittevole tecnologicamente avanzata delle imprese - non valorizzando, nel contempo, il lavoro - che deve essere e a ogni livello svolto tanto contrattato quanto partecipato.

Sappiamo che il lavoro cambia con le innovazioni tecnologiche e richiede, sempre, un capitale fisso e una liquidità adeguata per acquistare i mezzi di produzione e materie primarie da trasformare, però, dobbiamo anche convenire che non ci troviamo neppure nel 1865 a fare impresa con la “merce lavoro” e neppure negli ultimi 150 anni con quella “forza lavoro” chiamata - oggi - anche “risorsa umana” in “flessibilità o precarietà a tutela crescente” con il Jobs Act dell'ultimo decennio 2000.
Queste nuove forme di lavoro nei piani degli investimenti produttivi sono e saranno sempre più variabili in tempi determinati - rinnovabili più volte - ma dipendenti nell'investimento aziendale quale mezzo di costo e di tornaconto unicamente profittevole dell'impresa, non certo in funzione sociale costituzionale, ma - si sostiene - solo a “costi umani in lavori ridotti” che viene definita “disoccupazione tecnologica” che abbiamo conosciuta e contrattata, in gruppi e settori produttivi , nella terza rivoluzione industriale moderna e fino alla metà del secolo scorso.

Oggi siamo, ormai, nella “quarta rivoluzione industriale” con innovazioni tecnologiche informatiche e delle comunicazioni e di “un futuro nella nuova organizzazione del lavoro e nel produrre beni e servizi” come già avvenuto in altre fasi storiche: dalla fine del lavoro schiavistico e servile al lavoro di fatica umana ridotta con la meccanizzazione anche in agricoltura e artigianato.
Ecco, allora, il “come questo passaggio epocale” deve coinvolgere il lavoro salariato definito, ancora, subordinato nei comparti manifatturieri e nei servizi oltre che nei lavori professionali intellettuali e del sapere autonomo - nei loro giusti valori - in quanto lavoro di persone che è anche ricchezza per la società.

In un recente meeting mondiale svoltosi a Davos (Svizzera) sul tema “come padroneggiare la quarta rivoluzione industriale” Papa Francesco scrive testualmente nel suo messaggio: “gli effetti della robotica e delle innovazioni scientifiche non conducano alla distruzione della persona umana a essere rimpiazzata da una macchina senza anima o alla trasformazione del nostro pianeta in un giardino vuoto per il diletto di pochi scelti, ma è l'essere umano che deve guidare lo sviluppo tecnologico, senza lasciarsi dominare da esso. La tecnologia serva a sviluppo, lavoro e natura”.

Si tratta di esaltare ed elevare a dignità il “valore personale del lavoro” e, insieme, del lavoro diversificato, specializzato e organizzato anche nelle forme associate cooperativistiche che sono le tipologie di valore che la nostra Costituzione riconosce quale “grande capitale sociale” oltre che economico e che può esprimersi con il lavoro.

Così come la “contrattazione sociale” lanciata da Coppotelli, Segretario Generale della CISL Laziale - integrata con le contrattazioni delle condizioni del lavoro che cambia – non potrà non essere accolta sia dalla Regione Lazio e dal Comune di Roma – essenzialmente – oltre che da specifiche intese con gli Enti locali territoriali, dalle Associazioni di volontariato e dalle Fondazioni con finalità formativi e divulgativi sociali.

(*) già Segretario Provinciale di Frosinone e Regionale CISL Lazio
 
 

 

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Roma 31 giugno 2022
Pubblicato in Lavoro e Lavoratori

Non basta il salario minimo nel precario lavoro italiano

DIRITTI DEI LAVORATORI

“direttiva sul salario minimo” e “ruolo della contrattazione collettiva”

di Donato Galeone*
sindacati 400 minLeggiamo da più giorni che il nostro Parlamento non si trova impreparato sulla introduzione di un “salario minimo” proposto con l'accordo politico del 7 giugno scorso in sede istituzionale europea che, peraltro, rafforza il “sistema delle contrattazioni collettive nazionali” nel contesto delle relazioni tra le organizzazioni più rappresentative dei lavoratori e dei datori di lavoro.

Sappiamo che il nostro Parlamento - già con legge del 14 luglio 1959 n. 741 - approvò il riconoscimento della contrattazione collettiva, limitata nel tempo, e con rispetto dell'articolo 39 della Costituzione che sancisce il principio - come noto - della libertà di associazione sindacale e rinvia alla legislazione la disciplina di un “modello di contratto collettivo erga omnes” stipulato dalle rappresentanze unitarie dei sindacati dei lavoratori.

Su questo giornale online www.unoetre.it - nei mesi di maggio e luglio 2019 con i miei articoli “salari dei contratti di lavoro e salario minimo” - testimoniavo dopo oltre 60 anni e in attuazione della legge 741/1959, la consegna formale presso l'Ufficio Provinciale del Lavoro di Matera dei contratti collettivi integrativi provinciali per “garantire i minimi di trattamento economico e normativo ai lavoratori della Provincia di Matera.”

Quel Parlamento e Governo di oltre 60 anni fa nell'adempiere il dovere istituzionale di “garantire a tutti i lavoratori italiani un più sicuro e definito livello minimo di trattamento economico e normativo” riconfermavano e riconoscevano la primaria validità dell'azione sindacale nel regolare le condizioni di lavoro con la “contrattazione collettiva”.

Ritengo e ripeto - ancora oggi - di considerare molto positivo che dal 1959 e con il sostegno di milioni di lavoratori la CGIL,CISL,UIL hanno coperto dalla contrattazione collettiva oltre l'80% del lavoro italiano e in quel 15-20% dei “lavori e lavoretti poveri” sono coinvolti sia il lavoro nero che il caporalato non sempre controllato dagli organi di vigilanza dello Stato.

A seguito dell'accordo politico del 7 giugno il Parlamento europeo e gli Stati nazionali attendono a giorni – entro fine giugno 2022 – la emanazione della “direttiva sul salario minimo” entro cui la cornice di riferimento e l'obiettivo per definire il salario minimo non è quella di uniformare i sistemi nazionali ma di di promuovere la contrattazione collettiva sulla determinazione del salario rispettando le specificità di ogni ordinamento interno e favorendo, nel contempo, il dialogo tra le parti sociali rafforzando, ancora di più, il “ruolo della contrattazione collettiva”.

Nel nostro Paese non partiamo dall'anno zero ma da lontano: esattamente 9 anni fa con proposte tra parti sociali condivise (accordo sulla rappresentatività tra Confindustria e CGIL,CISLUIL e con l'adesione della UGL del 31 maggio 2013) e con la indicazione, anche, delle sedi istituzionali (INPS e CNEL) oltre le modalità con cui misurare la rappresentatività delle organizzazioni sindacali e le regole per validare e rendere esigibili i contratti nazionali di lavoro.
Il 14 gennaio 2014 - otto anni fa - con il “Testo Unico sulla rappresentanza sindacale” si concludeva un percorso iniziato ancora più lontano – accordo interconfederale del 20 dicembre 1993 proseguito con quello del 28 giugno 2011 – e successivamente integrati dagli accordi sia del 4 luglio 2017 che del 28 febbraio 2018.
Aggiornati gli accordi sottoscritti in data 9 marzo 2018 - relativamente ai “nuovi contenuti e indirizzi delle relazioni industriali e della contrattazione collettiva“ - mediante queste importanti modifiche in previsione di una misurazione certificata della rappresentanza anche delle organizzazioni dei datori di lavoro (come previsto anche dall'accordo interconfederale del 24 novembre 2016 tra datori lavoro associati in Confcommercio e CGIL,CISL,UIL); che in previsione di una possibile regolazione per legge di tutta la materia relativa alla rappresentanza e rappresentatività sindacale volta ad assicurare efficacia generale ai contratti collettivi; c) nella promozione, attraverso l'estensione della contrattazione di secondo livello, di processi di cambiamento culturale capaci di accrescere nell'impresa le forme e gli strumenti della partecipazione organizzativa.

Richiamati i precedenti storici ultra decennali si tratta, ora, di procedere sia in sede ministeriale del lavoro che parlamentare, con una “ricognizione conoscitiva e consensuale” della vigente contrattazione collettiva prodotta tra sindacati dei lavoratori più rappresentativi della CGIL,CISL,UIL e le associazioni dei datori di lavoro, quali sottoscrittori dei contratti collettivi di lavoro vigenti intercategoriali - parte economica e parte normativa - entro cui “ricostruire un salario minimo” da adeguare, volta a volta, alla evoluzione della contrattazione collettiva del lavoro italiano nella dimensione europea.

Ma se il “salario minimo” potrà dare garanzia legale ad un diritto previsti dall'articolo 36 della nostra Costituzione per un lavoro dignitoso equamente compensato sarà ed è necessario – sempre ed innanzitutto – una “sistematica azione di vigilanza coordinata territorialmente” di controllo continuo, nella considerazione che di fatto, sia in presenza di un salario riconosciuto anche con legge che di una persistente precarietà lavorativa per vivere tra disoccupati disperati in assenza di sicurezza in ambiente di lavoro - resta fondamentale e lo ripeto - che non basta soltanto contrattare e sottoscrivere condizioni economiche e normative tra organizzazioni sindacali dei lavoratori e associazioni dei datori di lavoro più rappresentativi ma, anche, prevedere e sanzionare “l'obbligo di regolare ed erogare in busta paga il salario nella quantità spettante contrattato” da validare con legge per settori produttivi e territori.

E' questa, oggi, con il basso livello di “salario minimo” italiano la complessa e vera questione sociale e del lavoro contrattato e partecipato da riprendere con il Governo al Ministero del Lavoro per definirne i contenuti – rispettando le parti sociali del nostro Paese – così come sono rispettate nell'accordo parlamentare europeo del 7 giugno 2022 nella previsione della imminente “Direttiva Europea” di fine mese.

(*) ex Segretario Provinciale di Frosinone e Regionale CISL Lazio

salariomin UE 600 min

 

 

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