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La relazione di Valentino Bettinelli

Il Seminatore Van Gogh da GooglePhoto 460 dettaglio minIl Seminatore di Van Gogh

Il Seminatore Van Gogh da GooglePhoto 460 dettaglio mindi Valentino Bettinelli (anche in video) – Individuare l’inizio della crisi della politica non è un compito semplice. Per questo motivo lo studio di Paolo Ciofi è diffuso, puntuale e dettagliato.
La ricerca del saggio affonda le sue basi nello scioglimento del Partito Comunista Italiano. Proprio la celeberrima “svolta della Bolognina”, annunciata dal segretario Occhetto nel 1989, porterà alla sostanziale caduta del partito del popolo, con seguente tentativo di riaffermazione e rifondazione di un comunismo reale, scaduto però, nel corso degli anni, nel più grave adattamento alle logiche capitalistiche di una società in rapido mutamento. L’autore addebita alla sedicente sinistra riformista la colpa di aver ciecamente ceduto alla globalizzante ascesa della dittatura del capitale, regime economico sociale imposto a danni del lavoro.

La forma partito contemporanea ha perso efficacia agli occhi della cittadinanza. Manca una coerente organizzazione, messa da parte in favore di una crescente incapacità di gestione, soprattutto a sinistra, che ha aperto le porte ad una svolta anti politica transnazionale. Una deriva che ha favorito l’ascesa di movimenti di ultra destra, di matrice xenofoba e anti democratica. Un gruppo di partiti responsabili, dunque, secondo Ciofi, del clima di instabilità politica del nostro tempo.

Il ruolo di questa politica appare, agli occhi di Ciofi, confuso. Essa stessa risulta aver tradito i valori che dovrebbero elevarla a condizione necessaria per lo sviluppo socio-economico delle classi subalterne. Proprio la distanza creata con la classe operaia, in favore dei grandi interessi, ha legato sempre più l’arte del buon governo all’imprenditoria del capitale.
Si evince una condizione di privatizzazione della politica stessa. Capitalizzazione che ha condizionato gli avvenimenti degli ultimi tre decenni della nostra storia. A seguito di questa inversione di rapporti di forza, la vita stessa è stata soggetta ad una costante privatizzazione ed aziendalizzazione delle sue necessità di base: lavoro, proprietà, sanità, istruzione, cultura, suolo.

La corruzione, in questa nuova politica aziendalistica, assume il ruolo di componente organica. Impossibile escludere questo agente contaminante da un paradigma che impone la subalternità della politica nei confronti del denaro e del profitto. Lo Stato di Diritto vive un processo di trasformazione in Stato dell’economia e i cittadini da sovrani diventano sudditi, con un conseguente aumento di disuguaglianze sociali e spinte autoritarie verso l’ultra destra.
L’emblema della politica al servizio del capitale è la figura di Silvio Berlusconi. Con l’arrivo del milionario meneghino sulla scena, si assiste alla diretta presa di potere del Capitale. Ci si trova di fronte all’uso del denaro per l’acquisizione degli strumenti del potere: il Partito e la Comunicazione.
Identificare in Berlusconi l’unico responsabile della crisi sarebbe però errato. Il mirino di Ciofi si sposta, infatti, anche sui governi che hanno seguito l’era berlusconiana. Esecutivi, di centro-sinistra o tecnici, che hanno contribuito in maniera considerevole all’impoverimento della popolazione e all’aumento dei conflitti sociali. In particolare, Paolo Ciofi, esamina il ruolo fondamentale del Partito Democratico a trazione Renziana. Ne consegue un decadimento del dialogo politico, dal quale scompare il rovesciamento del rapporto Capitale-Lavoro. Una scena spoglia di contenuti, dove il vero capitale, quello umano, viene relegato al livello più basso di una scala deviata di valori e necessità.

Appare dunque evidente come la latitanza di una sinistra reale, abbia causato la perdita di consenso della politica stessa, in favore di nuove forze dominanti. E’ così che la consultazione elettorale del 4 marzo ha offerto un nuovo centro di potere politico, guidato dalla Lega della piccola borghesia, cullata dall’allettante flat tax e dalla pace (condono) fiscale, e il Movimento Cinque Stelle del popolo illuso da quella che appare come una linea economica falsamente socialista, in realtà di ispirazione centrista. Un movimento più democristiano della DC stessa e, nei termini e nella narrazione, legato ai dogmi e i proclami del più duro e becero fascismo. Un partito aperto ad ogni prospettiva pur di conservare il proprio esercizio del potere. La cara e vecchia difesa della poltrona, tanto contestata dal fondatore Beppe Grillo, nei suoi manifesti antipolitici della prima ora.
Il contratto tra questi due partiti segna la definitiva accettazione dello status quo, dell’ideologia dominante. Quella del capitale sovrano sul lavoro. Un tacito accordo tra sfruttatore e subalterno che abbatte la lotta di classe, trasformando l’esercizio politico in semplice formalità amministrativa. Una visione utilitarista che ha fermato il mondo. Appiattito il pensiero. Rovesciato la storia.
Il fattore umano viene relegato a ruolo di contorno, nell’ordine in cui i ruoli nella classe dirigente sono ad esclusivo appannaggio di élites al servizio di pochi potenti. Una vera e propria oligarchia dei potentati internazionali, celata dietro la falsa speranza del rapporto diretto tra politica e società civile.

Centrale nell’analisi di Ciofi, anche il ruolo dell’Europa, sempre meno unione di popoli e lavoro, e sempre più Europa di finanza e mercati. Lo squilibrio tra mercati e lavoro rende subalterni i paesi più indebitati, i quali però, per contraddizione capitalistica, risultano essere quelli maggiormente consumatori. Anche a livello europeo appaiono evidenti le responsabilità dell’area socialista. Lo stesso PSE ha , infatti, avallato il calpestamento costante dei diritti degli ultimi, in favore di un ordinamento liberista guidato dai dettami ferrei della Troika (BCE, Fondo Monetario Internazionale e Commissione Europea), volto a colpire i membri più deboli dell’Unione, in favori di quelli che potremmo definire gli “Stati del comando”.
Non è un caso che lo spazio della narrazione anti-europeista cresca a dismisura. La conquista di un’unione di popoli appare una chimera. L’Europa come è oggi sembra tradire i valori idealizzati da Spinelli e Rossi e promulgati nel famoso Manifesto di Ventotene.

Un problema dunque. Una situazione ibrida che favorisce chi, nello smontare l’attuale tecnocrazia di Bruxelles, intende in realtà tornare all’affermazione dei sovranismi nazionali. Questo è un privilegio che non si può concedere alle nuove forze dell’ultra destra; dal blocco di Visegrad, al terzetto Le Pen- Bannon- Salvini. Riaffermare i valori internazionalmente riconosciuti di libertà, uguaglianza e giustizia sociale è un imperativo morale categorico per la politica dei giorni nostri.
Una rivoluzione risulta dunque necessaria. Rivoluzione intesa come reale cambiamento di un sistema ormai in piena crisi. C’è bisogno di sovvertire un sistema capitalistico entrato in contraddizione con se stesso e bisogna garantire libertà ed uguaglianza sociale, sempre salvaguardando la pace tra i popoli.
Paolo Ciofi individua nella Costituzione Repubblicana il modello da seguire. Una Carta, unica nel suo genere, che rende sovrana la dignità occupazionale. Che affida il potere nelle mani del capitale umano. Un modello sociale che sceglie come pilastro il lavoratore cittadino, investito di libertà, pari dignità e piena occupazione. I valori della nostra Costituzione, Carta al servizio dei lavoratori ed antagonista dei mercati, vanno esportati al fine di universalizzare i diritti sociali e creare libertà ed uguaglianza. Principi che si pongano alla base di una nuova società internazionale.
L’autore pone dunque al centro della questione politica, il ruolo del partito. Un partito che dovrà, gioco forza, conformarsi come RIVOLUZIONARIO, POPOLARE e DI MASSA.
RIVOLUZIONARIO, nella misura in cui contribuisca al successo di un reale cambiamento.
POPOLARE, in quanto radicato nei più disparati strati sociali e confini territoriali.
DI MASSA, perché, per definirsi popolare, un partito ha bisogno del maggior accoglimento possibile.

C’è bisogno di invertire il paradigma lavoro-capitale, riconciliandosi con le questioni sociali. Proprio il sociale, spogliato ad arte dalla politica, si è trasformato in ribellismo e lobbysmo. Deriva che come unico risultato ha prodotto l’avanzata delle destre. O più generalmente di tutte quelle forze che fondano la loro azione sulla costante caccia al nemico di turno.
Si deve contrastare l’imperante propaganda di gruppi che si richiamano alla massa, senza però accoglierne le reali istanze e necessità, continuando a carezzare con cura gli interessi del capitale.

L’obiettivo che Paolo Ciofi fissa per la politica del nostro tempo è quello di riscoprire ed imporre nuovamente uguaglianza, libertà e giustizia sociale. Proprio in funzione di questi valori, però, si sente la necessità di condurre la narrazione e l’azione su nuove strade. E’ necessario un nuovo metodo, un nuovo linguaggio, una nuova politica.
La storia ci ha indicato il percorso fornendoci gli strumenti necessari per ribaltare il corso degli eventi. Il compito del nostro tempo è quello di rispolverare quelle pagine e rifondare una nuova classe dirigente, una nuova società civile. Una nuova e reale democrazia. In pratica un NUOVO e REALE SOCIALISMO.

 

La relazione in video di Valentino Bettinelli

 

 

Allegata la relazione integrale in pdf.  {jd_file file==5}

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Valentino Bettinelli

ByValentino Bettinelli

Valentino Bettinelli, nasce a Frosinone il 19/12/1992. Dottore in Scienze politiche. Vive a Ceccano dove ha svolto il servizio civile presso la Biblioteca comunale di questa città. E' anche responsabile dell'Ufficio stampa Ceccano Calcio

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