LIBRI E MEMORIA
Considerazioni che configurano un vero Manifesto di impegno politico meritevole di essere conosciuto
Un amico ritrovato, una volta stimolante compagno di partito, già Presidente del Consiglio Provinciale di Frosinone, oggi funzionario del Senato, dopo aver ricevuto il libro scritto con Lucia Fabi “ Cronache proletarie di lotte, successi e sconfitte/ Ciociaria 1919-1922” stampato da SPI CGIL, prima di leggerlo ci ha inviato una serie di considerazioni che travalicano la cortesia e la buona educazione ma che configurano un vero Manifesto di impegno politico che merita di essere conosciuto. (Angelino Loffredi)
di Gianni Paglia*
Caro Angelino,
è noto che un omaggio è gradito, a maggior ragione se inatteso, ancor più quando si tratta di un libro.
L’argomento mi interessa per molte ragioni, intanto perché ricorre l’anniversario della marcia su Roma e della ascesa del fascismo al potere, poi perché può servire a capire come anche in realtà periferiche la canea si scatenò contro le organizzazioni dei lavoratori e il grado di consenso che la dittatura riscosse, infine per verificare quanto e se quei germi nocivi resistano ancora nel senso comune. Non perché il fascismo fosse, come scrisse Gobetti, “l’autobiografia della nazione” ma per intendere come talune culture diverse tra loro si siano potute coagulare e diventare egemoni.
Lo ricordo a me stesso in tempi come questi pensando alle parole di Gramsci, quando diceva che definire il fascismo “un male oscuro” era un modo per non capire il fenomeno reazionario, mentre invece si trattava di analizzare i fattori sociali, culturali, economici, che lo originarono insieme agli errori e ai limiti mostrati dalle forze antifasciste.
Leggerò presto il tuo libro apprezzando un aspetto di cui io e te parlammo molti anni fa in una pausa dei lavori di un Comitato Federale del Partito.
Fu quando ti dissi che avevo letto un libro su Cola di Rienzo nel quale veniva citato Annibaldo da Ceccano, figura su cui mi desti alcuni ragguagli. però aggiungendo una considerazione che ricordo ancora, e cioè che la storia, le storie locali sono state largamente ricostruite e raccontate dai parroci mentre scarsa era la presenza di pubblicazioni dello stesso tipo da parte della cultura laica.
Naturalmente non era una critica ai sacerdoti che lavoravano alla ricostruzione di fatti e alla descrizione di figure importanti di un territorio, semmai lo era per coloro che ne sottovalutavano l’importanza, a partire dal fatto che anche attraverso quelle ricostruzioni storiche si disegna l’identità di
una comunità locale costruendo le coordinate del vivere civile.
Conoscendole meglio viene facilitato l’esercizio del governo e del fare politica nel senso più alto del termine, in quelle microstorie stanno le radici che in parte spiegano ciò che oggi pensiamo e facciamo, sta l’idea che abbiamo di noi stessi, del luogo dove viviamo e dove siamo in relazione con gli altri.
Sulla attualità politica avremo modo di scambiare qualche opinione per provare a riportare al centro i valori che hanno animato la nostra parte e senza i quali
la parola futuro starà ad indicare il semplice scorrere del tempo e non una prospettiva, una speranza, un traguardo, il senso di un agire che dia forma al pensiero del cambiamento sociale.
Intanto ti ringrazio, non perdere la voglia di offrire nuovi strumenti analitici per capire chi siamo, da dove veniamo, in quali contesti operiamo, come possiamo di nuovo seminare idee di rinnovamento per tutti coloro che ne hanno bisogno.
Buona giornata e a presto. Gianni
*E’ la prima volta che UNOeTRE.it pubblica uno scritto di Gianni Paglia. Lo ringraziamo in attesa che voglia inviare altri suoi lavori
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