Ricordi e rimpianti nella memoria

ByIvano Alteri

23 Gennaio 2024
Profanazioni dantescheProfanazioni dantescheProfanazioni dantesche

Improvvisamente non c’è più Fausto Pellecchia


di Ivano Alteri

Ricordi e rimpianti nella memoria Fausto Pellecchia
Ricordi e rimpianti nella memoria Fausto Pellecchia

RICORDI E RIMPIANTI. È morto Fausto. Il Prof. improvvisamente non c’è più. Fausto Pellecchia, ex docente di ermeneutica filosofica dell’Università di Cassino, ci ha lasciati qualche giorno fa, pare a seguito di complicazioni cardiache per le quali era stato operato nei mesi scorsi.

Quando qualcuno ci lascia, in qualsiasi modo ci sia caro, lascia anche una lunga serie di ricordi e di rimpianti in chi resta.

Tra i miei vari rimpianti c’è quello di averlo chiamato troppo poco spesso, di non avergli scritto quelle email con le quali esporgli i miei dubbi su questa o quella questione, di non aver confrontato i miei pensieri con i suoi. Insomma, di non avergli chiesto di introdurmi di più e meglio in quel suo vastissimo mondo, da me solo troppo approssimativamente conosciuto. O forse, più meschinamente, il rimpianto di non avergli carpito qualche lezione in più, a scrocco.

E ce n’era da imparare; sicuramente nella sua veste di docente universitario, che io non saprei giudicare, ma che di certo hanno potuto apprezzare i suoi studenti, e di cui è limpida testimonianza l’ampia stima dei suoi colleghi.

Anche in campo politico, non ha fatto mancare il suo segno.

Consideravo Pellecchia uno di quegli intellettuali organici-ad-un-organismo-che-non-c’è o, meglio, che non c’è più. Di quelli che in molti hanno pensato di vituperare qualificando quella organicità con etichetta partitica, quando invece si riferiva, molto più profondamente e gramscianamente, alla “classe”.

Cioè, egli era uno di quegli intellettuali, così a me pare, che, pur non appartenendo a quella che veniva chiamata “classe in sé”, ad essa avevano invece idealmente, moralmente e affettivamente aderito, fornendole così gli strumenti di consapevolezza necessari a renderla “classe in sé e per sé”, e perciò in grado di perseguire e conseguire autonomamente la propria auto-liberazione.

Una generosità intellettuale ed umana che ha fatto e continuerà a fare Storia.

Ma ricordo di averlo chiamato l’ultima volta per un’altra ragione, a proposito di un libro dello stimatissimo filosofo contemporaneo Giorgio Agamben, in cui questi aveva raccolto tutti i suoi scritti in merito al Covid, sostenendo delle tesi radicalmente “negazioniste”, che mi avevano lasciato perplesso. “Ma è proprio così? Com’è possibile?”, gli chiesi.

Dopo la sua tipica risatina sardonica a sottolineare il mio imbarazzo, mi rispose che, sì, avevo capito bene, e che le sue tesi avevano suscitato non poche perplessità anche nel mondo accademico. Mi riferì che alcuni commentatori ritenevano che il suo “anarchismo” avesse assunto caratteri tanto estremi da averlo condotto ad una sorta di deriva, così mi parve di capire.

Invece il ricordo più bello è senz’altro la scoperta del suo amore per la poesia, in generale, ma per Dante in modo del tutto particolare. Anni fa, coinvolse UNOeTRE.it in una “lectura dantis” in giro per la provincia di Frosinone, in cui aveva coinvolto anche alcuni suoi altri colleghi. Ingegneri, storici, economisti, filosofi come lui: tutto, tranne che “dantisti”.

Ma tutti evidentemente accomunati dallo sprezzo del pericolo nell’esibirsi per una volta nella veste di fini dicitori dei “sacri” versi danteschi. Da qui il titolo: “Profanazioni dantesche”.

E forse proprio la “profanazione” era il tratto saliente della sua personalità. La sua ironia, non di rado spericolata, non badava troppo alla sensibilità sociale suscitata dagli argomenti che ne erano bersaglio. Anzi, proprio quella particolare sensibilità sembrava chiamarlo ad intervenire; con tutto ciò che ne conseguiva, incomprensioni incluse.

Ne è testimonianza uno dei suoi ultimi post su facebook: “Anche quest’anno i primi auguri mi sono arrivati da tre donne: almeno, se le cose andranno male, ne saprò la ragione…”, ovviamente, il tutto corredato di smile. Può sembrare una provocazione, magari inaccettabile per alcuni, ma è soltanto la profanazione, intellettualmente consapevole e onesta, di un argomento, quello della questione femminile, giustamente divenuto quasi “sacro” in questi ultimi decenni. Quasi.

Ricordi e rimpianti, rimpianti e ricordi si susseguono nella memoria, come accade quando qualcuno di caro ci lascia.

Ma se la mia memoria di scroccone di conoscenze altrui può essere sufficiente a dire quanto ci ha dato e quanto ci mancherà Fausto, per Pellecchia ci sarà bisogno, inevitabilmente, di ben altre memorie.

Frosinone 23 gennaio 2024


Fausto Pellecchia e il suo diario di Facebook

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Ivano Alteri: Libero professionista di Frosinone, esperto in problemi del lavoro, ha collaborato prima con edicolaciociara.it sul cui sito ha pubblicato interventi relativi al mondo del lavoro e alla politica più in generale. Ha collaborato alla ricerca sugli infortuni sul lavoro svolta dall'associazione Argo per conto della Provincia di Roma, poi pubblicata dalla stessa. Dalla nascita di unoetre.it è membro della sua Redazione

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